La domanda è molto impegnativa e non può essere catalogata come uno dei tanti quiz che i media ci
propinano per imbonire la mente e far sì che non si pensi ad altro. Non ritengo di essere afflitto da particolari
sindromi esistenziali avendo la mente piacevolmente occupata e poco tempo per l’ozio. Seguo con ansia le
notizie che giungono dall’Ucraina e, immaginando scenari futuri, penso che le preoccupazioni che mi
assalgono sono simili a quelle che ogni persona di normale intelletto patisce. Specialmente se si hanno figli
maschi in età utile per un utilizzo militare.
La guerra Ucraina ci è caduta sulla testa in modo inaspettato e solo gli schiocchi possono continuare a pensare che è iniziata col primo colpo di artiglieria a seguito di un’improvvisa pazzia di Putin (come gli americani ci vogliono far credere) che, per magnificarsi con la Eva Braun di turno che dalla intimità della loro dacia guardava verso Odessa, ha mandato qualche tric-trac su Kiev. Purtroppo non è così, follia e improvvisazione non esistono. Quello della nomenclatura russa è un disegno organizzato da tempo come in un “puzzle” che nessuno ha voluto vedere e neanche immaginare, i cui pezzetti saranno coperti solo dalla distruzione e dal sangue degli innocenti, considerato che sono sempre i figli del popolo ad andare in guerra e morire.
La domanda che in tanti sovviene è: “è mai possibile che le varie intelligenze del mondo, per le quali gli stati si svenano economicamente, non hanno mai segnalato ai loro governi le mire espansionistiche del dittatore di Mosca o la sua instabilità? Non ci credo, come non credo che nessuno sapesse che la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso dando a Putin l’alibi per invadere l’Ucraina, sarebbe stata la ventilata possibilità di installare in quella Nazione una base Nato. Allo stato dell’arte in tanti si chiedono “chi farà il primo passo indietro. La Russia o l’Ucraina?”. Qualcuno è disposto a pensare che sia Putin? Dico di no.
Se è vero che è pazzo, tutti sanno che i pazzi vanno sempre oltre, fino all’impedimento fisico. Pensare che l’oligarchia russa (quella ingrassata con Putin) abbia voce in capitolo per fermarlo è un’utopia poco credibile. L’Ucraina può fare un passo indietro dopo che è stata invasa, dopo che ha patito morti e distruzioni? Non credo che succederà anche perché stiamo assistendo ad un fenomeno bellissimo, il patriottismo che per noi italiani, tranne che nelle partite di calcio, è solo argomento di storia. Per chi la legge. Uomini che vivono con le loro famiglie in occidente, stanno lasciando il lavoro e la serenità per andare a difendere la loro patria, ben sapendo che potranno rimetterci la vita sono, per i tempi che si vivono, autentiche rarità antropologiche. Stiamo, purtroppo, assistendo ad un altro fenomeno; l’occidente che manda le armi in Ucraina affinché il popolo possa difendersi. Ma fino a quando? La superiorità bellica della Russia è talmente sproporzionata che sarà una carneficina terribile. Pensiamo che, bloccate le trattative bancarie o le esportazioni verso la Russia di taluni beni di consumo, servirà a far nascere all’interno una
reazione al dittatore? Dubito anche di questo sia per i tempi lunghi che per il fatto che “la via della seta” (che
anche noi italiani abbiamo contribuito a rendere larga) è agevole percorrere e dal dragone cinese ogni
sostegno giungerà ai “cugini” di ideologia comunista. E allora dove si andrà a finire? Si corre il rischio di andare
(come già successe con la seconda guerra mondiale) verso l’arsenale nucleare se la diplomazia (quella con la
D maiuscola) non prende in mano le redini della situazione alla ricerca del bandolo di una matassa che è
talmente ingarbugliata che districarla, sarà dura per tutti. Appare fondamentale che ognuno faccia la sua
parte e che come primo atto si metta da parte chi, fino ad oggi, ha commesso errori grossolani. E’ infatti
giunto il momento che ci si chieda, a che serve la pachidermica istituzione dell’ONU considerati i tanti conflitti
sparsi per il mondo. A che serve una organizzazione che in oltre 70 anni di vita, ha drenato tanti denari dagli
stati membri, non riuscendo nemmeno a cambiare quello statuto che attribuendo il “diritto di veto” a 5
nazioni (USA, URSS -oggi Russia- Gran Bretagna, Francia e Cina), non consente quasi mai interventi preventivi
o decisivi per l’indirizzo della storia. Ad esempio, se l’ONU delibera, pur con maggioranza assoluta, che
l’invasione dell’Ucraina è illegittima e la Russia o la Cina pone il veto, l’organizzazione non può intervenire. E
allora, se l’ONU non serve, forse avrebbe potuto dire la sua l’Europa? Resta un dato di fatto che, a distanza
di un trentennio e di venti di moneta unica, essa è ancora una cosa indefinita se non una sovrapposizione
elefantiaca dei parlamenti nazionali pronta ad interessarsi solo delle vicende finanziarie dei vari Stati per lo
stimolo di inasprimenti fiscali, spesso, assurdi. Ricordo che pochi anni fa, a Pratica di Mare, il presidente del
consiglio Italiano (dileggiato e sputtanato nel mondo in quanto non affine a certe intellighenzie del potere
finanziario) congiunse -fisicamente- mano nella mano il presidente degli Stati Uniti (Busch) e il presidente della Russia (Putin) dicendo, a più riprese ed in più luoghi, che il posto naturale della Russia era in Europa sia
geograficamente che storicamente e pertanto essa doveva entrare a far parte dell’UE.
Chiedo “sarebbe stata un’altra cosa oggi se quel progetto fosse stato coltivato?” Ma si sa, il dileggio è come la calunnia “un venticello che pian piano si diffonde e produce un’esplosione come un colpo di cannone” che, ski sa, distrugge ogni cosa. Il sogno concreto (all’epoca attuabile) del premier italiano di avere la Russia in Europa andò a farsi friggere, come tante altre cose, nella spasmodica corsa all’incolpazione giudiziaria. E con essa andò a far
friggere la pace. Con chi ce la dobbiamo prendere? Ritengo che noi popolo suddito dovremmo avere il diritto
di prendercela con qualcuno visto che saranno i nostri figli a poter divenire carne da macello in un futuro
prossimo che appare sempre più incerto. Dove sono tutti quegli statisti che negli ultimi trent’anni hanno
pensato solo al tornaconto personale organizzando rastrellamenti tributari indicibili, trascurando la storia e i
contenuti espansionistici di certe ideologie al potere? Basta mettere insieme quel che è successo in Europa
e nel bacino del mediterraneo dal 1989 ad oggi per farsi un’idea e comprendere in che mani stiamo e dove
potrebbero ancora portarci. Breve riepilogo: 1989: riunione repentina della Germania (tasse a non finire per
l’azzardo tedesco di parificare il marco orientale all’euro senza che nessuno battesse ciglio); 1990 Guerra del
Kuwait, destabilizzazione dell’Irak con la cacciata e uccisione di Saddam (prezzo del petrolio alle stelle e esodo
del suo popolo che da allora vive la fame); 1991 guerra nei Balcani, cacciata del presidente Mesic,
smembramento dell’ex jugoslavia, assedio di Sarajevo (morti in quantità industriale esodo di massa); 1997
guerra civile in Albania, cacciata del dittatore Sari Bherisca, morti ovunque, fame diffusa, esodo di massa
degli albanesi verso l’Italia; 2001 invasione dell’Afganistan i cui esiti finali sono ancora freschi, migrazione
incontrollata e cruenta; 2011 aggressione della Francia alla Libia con la cacciata di un Gheddafi (oramai
addomesticato all’occidente) e apertura delle frontiere per il libero ingresso in Italia dei migranti e perdita
dei nostri interessi in quella regione; 2022 invasione dell’Ucraina. C’è qualcuno che riesce a vedere qualche
connessione tra le varie vicende, l’utilità dell’ONU e di qualche altra istituzione che continua a vivacchiare
nelle agiatezze ovattate delle proprie sedi quando invece potrebbe far sentire la sua voce? Chi non pensa che
il Santo Padre, in limine, potrebbe far sentire, in modo forte, la voce della cristianità?
Se, ricordandosi di incarnare il Cristo in terra e considerando che le sue preghiere o l’andare in incognito dall’ambasciatore non sono servite a fermare la guerra, potrebbe prendere coraggio e recarsi da Putin per intimargli a muso duro di fermare le ostilità. Chi lo ostacolerebbe? Putin che farebbe? Lo ascolterebbe o gli riderebbe in faccia visto che è pazzo? A quel punto potrebbe anche prevedere una reazione estrema estraendo dalla sua tonaca, che
nessuno gli avrebbe controllato, una pistola e sparargli in fronte. Si fermerebbe ogni cosa e salverebbe il
mondo. Correrebbe il rischio di essere ammazzato? Certamente il rischio c’è ma potrebbe trovare il coraggio
ricordando che anche Gesù Cristo sapeva del rischio che correva e che per salvare l’umanità non esitò ad
andare incontro alla crocifissione. A fronte di un gesto del genere le porte del regno dei cieli si aprirebbero
subito, il suo successore lo farebbe Santo subito e passerebbe alla storia in un mondo che gli sarebbe
eternamente grato avendo salvato l’umanità da una possibile guerra nucleare. Fantasticherie folli di un
visionario di paese? Sicuramente e spero, ardentemente, che restino tali. In ogni caso, ricordo a chi legge
che, a noi popolo, l’unica possibilità che resta di far sentire la nostra voce è quella che ci viene concessa ogni
tanto, e spesso anche inutilmente visti gli esiti. Sarebbe il caso che prima di ogni decisione riflettessimo bene
in quanto, quando un popolo invece di esprimersi col pensiero, che rende concetti, si esprime con la pancia
che, al più, può rendere suoni non comprensibili, non ha poi con chi prendersela se a prendere decisioni
importanti trova personaggi incapaci o meglio capaci solo ad annusare, sotto le lenzuola, i miasmi di quei
rumori che le loro pance producono.
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