Non c’è sanzione per chi sbaglia
Non c’è premio per chi merita. In taluni casi, è messa in discussione, oltre alla intaccabile libertà, l’intelligenza umana. La memoria, custode indispensabile della identità di un popolo, la perdiamo quando dimentichiamo che un tale Giulio Andreotti commentò “se l’è andata a cercare”, riferendosi al caso Ambrosoli barbaramente freddato per difendere lo Stato. Assente. Una subcultura che esalta la malavita e non chi la malavita la lotta. Anche e soprattutto a costo della propria vita. Prevale l’altro Stato, quello del terzo tipo, piuttosto che lo Stato. Finché esisterà la subcultura di un mondo sommerso che giunge a milioni di visualizzazioni sui social, regno adolescenziale per eccellenza, la malavita non sarà mai sconfitta. Il generale Dalla Chiesa spesso sosteneva che “la mafia altro non è che il far ottenere come privilegio ciò che invece spetta di diritto”. Dove lo Stato sociale è assente, quello del terzo tipo, lo “Stato assistenziale” produce lavoro, stanzia risorse, acquisisce consenso. E lo Stato reagisce la guardia abbassando. La cultura è l’unico vero antidoto al veleno inoculato, la consapevolezza che in Italia c’è un vuoto culturale. Si teme di affrontare questioni “delicate” che purtroppo tacciano la vita delle persone. Quando lo Stato è assente e si volta dall’altra parte, tutti noi, società civile, dovremmo far fronte comune tra i cittadini e ricercare i Principi di Verità e giustizia. Gli italiani, disgraziatamente, vivono narcotizzati e l’Italia, in profonda crisi culturale e morale, diviene preda di malavita di ogni sorta e di ogni specie, vestendosi da persona perbene e così intrufolandosi nei “sacri” palazzi del potere, innescando cosi il meccanismo del do ut des in cambio del solito voto. E la storia, che non è mai finita, si rinnova e ricomincia ogni volta. Sempre più sporca.
di Antimo Puca