Don Carlo Candido replica ad alcuni articoli pubblicati sulla stampa locale, che hanno individuato l’origine dei contagi sull’isola d’ischia con la messa celebrata il 5 marzo in occasione della festa del Patrono San Giovan Giuseppe della Croce, presso la Chiesa dello Spirito Santo ad Ischia Ponte. Il parroco commenta: “Il coronavirus non ci ha reso persone peggiori, ma solo quelle che realmente siamo. “Messa zero”, o….”Stampa zero”!?”
Ecco la precisazione di don Carlo Candido, Parroco di S. Maria Assunta nel Santuario di S. Giovan Giuseppe della croce, Direttore Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali:
Dopo aver letto con attenzione due articoli apparsi su diversi quotidiani locali di oggi,
martedì 24 marzo 2020 (articolo del direttore de “Il Golfo” e intervista al sindaco di
Casamicciola Terme apparso sul quotidiano “Il Dispari”), in qualità di Parroco e di
Presidente del Comitato per i Festeggiamenti in onore di San Giovan Giuseppe della Croce
mi risulta doveroso fare luce sulle accuse anche pesanti rivolte a chi, come il sottoscritto,
avrebbe continuato regolarmente le Celebrazioni in onore del Santo Patrono in barba ai
divieti governativi.
Il Presidente del Consiglio dei Ministri annunciava nella tarda serata di mercoledì 4 marzo
un nuovo decreto riguardante l’emergenza Coronavirus (pubblicato poi l’indomani) in cui
venivano sospese “le manifestazioni e gli eventi di qualsiasi natura che comportavano
assembramento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza
interpersonale di almeno un metro”.
Prima di proseguire vorrei sottolineare come le Celebrazioni Eucaristiche in forma pubblica
siano poi state del tutto sospese a partire dalla sera di Domenica 8 marzo e non prima.
Sta di fatto che anche la sera del 4 marzo eravamo pronti ad obbedire a qualsiasi disposizione
che avesse annullato qualsiasi tipo di Celebrazioni anche nel giorno della Solennità di San
Giovan Giuseppe della Croce. In piena comunione con il Vescovo, quindi insieme a lui, ci
siamo messi in contatto con tutte le autorità competenti (Commissariato di Polizia, Sindaco
e Prefettura) che hanno dato parere positivo alla prosecuzione delle Celebrazioni religiose
in Chiesa (dove già da un paio di settimane erano attive le restrizioni emanate dal nostro
Vescovo sulla Comunione da dare sul palmo delle mani, eliminazione dell’acqua santa
all’ingresso delle chiese e sull’omettere il segno della pace) mentre veniva dato parere
negativo sulla processione con l’urna del Santo Patrono dalla Chiesa Parrocchiale al
convento di S. Antonio che si è infatti svolta in forma privata.
Ribadisco che è fondamentale innanzitutto capire e comprendere la nostra totale disponibilità
ad eseguire le indicazioni che ci sarebbero giunte dalle autorità competenti e nessun tipo di
ostinazione c’è stato nello svolgere Celebrazioni che fino a quel momento e come già detto
fino alla Domenica pomeriggio successiva, non erano in ogni caso proibite. Il parere positivo della prefettura e delle autorità locali è stato per noi fondamentale per continuare a poter
svolgere le Celebrazioni in Chiesa.
Premesso che in quei giorni tutte le attività quali bar, ristoranti, tribunali, discoteche, negozi,
svolgevano tranquillamente la loro attività ignari di possibili contagi e premesso ancora che
pochi giorni prima si sono tenute feste pubbliche e private per il carnevale (altre sedi ignare
di possibili contagi), a differenza di quanto leggo in particolar modo sul quotidiano “il
Golfo” di oggi 24 marzo, tengo a precisare che il paziente 70enne ricoverato al Rizzoli in
condizioni complesse e risultato poi positivo al Coronavirus non era affatto presente alla
cosiddetta “Messa zero” (pontificale del Vescovo) che avrebbe dato il via al contagio
sull’isola d’Ischia (a detta di uno dei nostri Sindaci), il video di quella Messa ancora presente
online ne dà chiara testimonianza. Lo stesso 70enne poi ha avuto probabilmente i suoi
contatti, forse anche numerosi, in ben altri luoghi oltre gli edifici di culto tra cui studi
notarili, uffici di avvocati, istituti bancari…
Inoltre tengo a precisare che non esiste una “Messa zero”. Purtroppo esiste una certa
“politica zero” incapace di gestire le emergenze facendo scelte incomprensibili e sciocche;
esiste una “sanità zero”, a scapito di malati, medici e infermieri, che ha dovuto subire
continui tagli di fondi, da decenni, da parte di una politica ladra; esiste una “stampa zero”
che si trasforma in “fumetti di fantascienza”, confondendo la libertà di parola con la
presunzione di parlare a vanvera: “c’è differenza tra libertà di parola e parole in libertà:
occorre riconoscere ed evitare le seconde per gustare con frutto la prima” (Antonio
Spadaro).
Sembra essere davvero tornati a tempi oscuri della storia umana, sembra che oggi la caccia
all’untore sia la chiave di volta per vivere questo tempo e soprattutto la Chiesa torna ad
essere presa di mira come addirittura causa del contagio.
“Il Tribunale di Sanità cerca tardivamente di arginare il contagio ordinando di bruciare
vestiti e suppellettili di persone infette e mandando intere famiglie al lazzaretto, cosa che
inasprisce la popolazione milanese ed eccita un odio generale verso i magistrati”. Questo
spezzone tratto dal capitolo XXXII de “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni, che in
questi giorni viene spesso menzionato per mettere in evidenza il parallelismo tra la peste del
1630 e il corona virus, rispecchia a distanza di oltre 400 anni quello che è il sentire popolare.
Mandare intere famiglie in modo indiscriminato al “lazzaretto” inasprendo la popolazione,
esaltare chi va a caccia di presunte streghe. Tutto come oggi, quasi come fossimo tornati
indietro di quasi 400 anni. La cosa preoccupante è che troviamo la stessa ignoranza. Aveva
ragione lo scienziato E. Einstein: "È più facile scindere un atomo che abolire un
pregiudizio."
La Chiesa, sia chiaro, deve sottostare alle leggi dello stato e chi oggi è un cristiano cattolico
della Chiesa di Ischia è prima di tutto un cittadino italiano, ma indicare con una così estrema
lucidità le colpe nella Chiesa e in una specifica Celebrazione Eucaristica è davvero un modo
per fomentare sospetti, odio e per cimentarsi in quell’arte che sulla nostra isola largheggia
con abbondanza che è quella della calunnia, un’arte che in termini legali si chiama
diffamazione e che qualcuno probabilmente ha volutamente cancellato dal proprio universo
conoscitivo. Ma verrà il momento in cui questo termine sarà loro ricordato!
Se quella Messa fosse stata causa di contagio, i contagi ad oggi, trascorsi da essa 20 giorni
circa dovrebbero essere stati numerosissimi, tra clero, sindaci, autorità tutte lì presenti: una
tal cosa non mi pare sia avvenuta e lo ripeto neanche il possibile “untore” come ormai volete
descriverlo, a tale Celebrazione non era presente.
Come al solito, in questi giorni, abbiamo assistito alla diffusione su tutti i nostri social i
“Veleni”: cioè le “fake news”, notizie false ma verosimili!
Si tratta, come ricordava Papa Francesco, il 24 gennaio 2018, nel Messaggio per la Giornata
Mondiale delle Comunicazioni, di un vero e proprio veleno, visto che "l'efficacia delle fake
news è dovuta in primo luogo alla loro natura mimetica, cioè alla capacità di apparire
plausibili. In secondo luogo, queste notizie, false ma verosimili, sono capziose, nel senso che
sono abili a catturare l'attenzione dei destinatari, facendo leva su stereotipi e pregiudizi
diffusi all'interno di un tessuto sociale, sfruttando emozioni facili e immediate da suscitare,
quali l'ansia, il disprezzo, la rabbia e la frustrazione". La disinformazione segue dunque la
"logica del serpente", capace ovunque di camuffarsi e di mordere. Il "serpente astuto", di
cui parla il Libro della Genesi, ai primordi dell'umanità, si rese artefice della prima "fake
news" della storia. Chi si presta a questo gioco, si fa servo di una cultura e informazione
luciferina.
Inoltre, quando la scienza si mostra muta, balbuziente, impotente, emerge prepotente questo
istinto. Come se per esorcizzare il silenzio della scienza e l’assenza di una cura al male,
l’uomo abbia bisogno di un capro espiatorio cui addossare le colpe. Sotto sotto,
probabilmente, agisce anche il processo psicologico del transfert, ovvero la necessità
inconscia di riversare sentimenti ed emozioni (panico, paura, stress, ansia,…) da qualcosa
di indefinibile (o pregresso) a qualcosa (qualcuno) di concreto, individuabile, molestabile.
Purtroppo le nostre nevrosi si stanno trasformando in vere psicosi… ne avevo parlato in
un articolo sul Settimanale Diocesano “Kaire” del gennaio 2019: “Un’isola sempre più
fobica”.
È quanto sta accadendo oggi di fronte alla nuova epidemia, dove la caccia al colpevole e
all’untore assume spesso toni razzisti e si fa carico di rancori pregressi.
Aveva ragione Salvatore Quasimodo, quando diceva: “Sei ancora quello della pietra e della
fionda, uomo del mio tempo”. E fa tristezza vedere come le dicerie e la ricerca di un
colpevole abbiano da sempre il sopravvento sulle sole cose vere: ovvero che la colpa (di
fronte a un male che viene, sempre che sia appurato, da fuori delle nostre responsabilità) non
c’è o è in ognuno di noi; che i virus (come altre malattie) sono parte della vita, molti ci fanno
vivere, altri ci logorano; che la scienza, per quanto sia evoluta nell’individuare le cure, è
sempre in ritardo rispetto a malattie che insorgono o mutano di volta in volta (potendo solo
anticipare, e a volte per sbaglio anche creare e diffondere, quelle che sperimenta in
laboratorio).
Concludo sottolineando come l’essere malati fisicamente, essere stati contagiati dal
Coronavirus non sia mai una colpa e anche trasmetterlo, data la particolare natura di questo
virus, è purtroppo facile sicuramente ma non voluto, anche se ognuno di noi, Chiesa
compresa, è chiamata a fare la propria parte perché ciò non avvenga.
Se il Coronavirus non è una colpa l’ignoranza che continua a far breccia nei nostri cuori lo è
molto di più e dopo questi giorni scopriremo che le vittime fisiche di questo virus non
saranno state più numerose delle “vittime morali” che abbiamo contribuito ad uccidere
con la nostra stessa lingua. Peccato che questa “ignoranza colpevole” venga da “certi”
politici e organi di stampa!
Se le Sacre scritture ci insegnano che “la bocca parla dalla pienezza del cuore” (Mt 12,34) e
che “la spada uccide tante persone ma ne uccide di più la lingua: fortunato chi è al riparo
dei suoi colpi e chi non ha provato il suo furore” (Sir 28), allora comprendiamo meglio il
perché di tante parole che uccidono e uccideranno ancora, uscite con ancora più
veemenza dalla pienezza di troppi cuori. Il coronavirus, quindi, non ci ha reso persone
peggiori, ma solo quelle che realmente siamo.