DIO ABITA ANCORA IN NOI? DI ANTIMO PUCA

Il progresso comporta aspetti inquietanti per la sua velocità e i suoi usi dis-umani, che inducono gli individui a sentirsi sopravvissuti in un mondo incomprensibile. Ma esso offre anche grandi possibilità di migliorare la qualità della vita, ad esempio possibilità tecniche sino a ieri ignote di salvare vite umane. Si è riconosciuta dignità e parità di diritti a categorie umane prima ignorate, disprezzare ed oppresse senza che se ne avesse nemmeno consapevolezza. Si sono riconosciuti diritti civili a persone, culture, comunità, minoranze sinora barbaramente calpestate. Ma è anche cresciuta la moltitudine di chi si trova nell’impossibilità di soddisfare bisogni elementari e vive, quando non muore, come animale randagio e sfinito. Inoltre aumentano i massacri. Innumerevoli Isacco sacrificati e scannati senza che nessuno fermi o voglia veramente fermare il loro sterminio. Il cuore designa tutta la persona in unione tra coscienza, intelligenza, libertà, psiche, interiorità, capacità, sede della memoria, di scelte e progetti. Per questo è detto tópos tou theou, nella tradizione bizantina, domus interior in quella latina. Il cuore è il luogo dove Dio abita, parla, educa, si rende presente. Ma il cuore bisogna collegarlo agli orecchi. In principio era l’ascolto. In altrimenti si apre la terribile strada che Gesù definì sklerokardía, durezza del cuore quando rimproverò gli 11 dopo la resurrezione sulla “durezza del cuore”. Mc, 16,11. Ma Gesù, usa un termine diverso quando, in polemica con i religiosi, si mostra “rattristato per la pórosis dei loro cuori” Mc, 3,5. Ef 4,18. Quando il cuore è incapace di discernimento il divisore lo assale, lo investe di odio, invidia, menzogne. In questo tempo così strano sembra che Dio taccia. Il sacerdote è diviso in coscienza tra la necessità di rendersi presente ad ogni costo e la possibilità di salvare la pelle dinanzi alla insorgenza ed al proliferare della malattia. Qualcuno osa uscire da solo in processione. Ma le forze dell’ordine lo fermano e lo sanzionano, facendolo sentire reo. Fu reo anche Colui che fu innalzato ed  inchiodato ad una croce. Reo di aver infranto le leggi del tempo. Bene. Il sacerdote, nuovo Christo, è chiamato, si, ad attenersi alla salvaguardia e tutela del prossimo. Ma egli è chiamato anche a far sentire la presenza di un Dio che sempre più spesso viene facilmente sostituito o abbandonato,soprattutto con le nuove  filologie religiose degli ultimi anni. La vera sfida è ascoltare il cuore, nel cui intimo dimora Dio solo. Oggi più che mai l’uomo ha bisogno di sentirsi meno solo, ha bisogno di fortificare la sua debole identità. E lo spirito necessita nutrimento. Bisogna vegliare come sentinelle sulla identità cristiana, sempre più spesso bastonata da correnti alterne.

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