DEMOCRAZIA, IL POTERE CHE IL POPOLO HA ABDICATO AL MIGLIOR OFFERENTE. DI ANTIMO PUCA

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Quando la democrazia “inciampa” nella democrazia, si immobilizza. Perde la sua autorità e tutti cominciano a fare ciò che vogliono e non rispettano più le regole. Sventolando la bandiera della democrazia, le istituzioni mettono in discussione le altre istituzioni e viceversa. La maggioranza non ha più ragione sulla minoranza. Una minoranza può bloccare la maggioranza. Un inquilino non paga più l’affitto, anche se non è in effettiva necessità, ed il proprietario dell’immobile non solo non può sbatterlo fuori, ma deve pure pagargli spese condominiali e bollette. I cittadini mettono in discussione le istituzioni, lo Stato, le sue decisioni ed il suo sistema giudiziario. Il cittadino subisce angherie dal malfattore che rimane impunito o se la cava con poco. È a questo punto che il cittadino, deluso ed indignato, subisce il fascino dell’uomo o donna forte e decisionista.

(Antimo Puca)

Chi può combattere questa tendenza? Le democrazie stesse all’interno di ciascun paese, ripristinando il vero concetto di democrazia, cioè una volta che una maggioranza ha democraticamente vinto le elezioni, quella deve poter governare. Una volta che una decisione è stata approvata dalla maggioranza, tutte le altre minoranze devono adeguarsi a quella decisione, senza se e senza ma. Solo così, non servirà più l’uomo forte. A formare la coscienza nazionale contribuisce di più la virtù dell’opera politica e amministrativa dei Padri della Patria o la diffusione e la conoscenza delle Opere di Verdi? ESIBIZIONISMO. LA SINDROME DELL’APPARIRE. QUESTI POLITICI: COMMEDIANTI NATI? Viene prima il volto o il politico? Conta più la genia e la sfrontatezza o la competenza e la capacità? La notorietà deriva dal piccolo o dalle aule parlamentari? Gli esordi di molti politici è la manifestazione del loro esibizionismo. Molte persone amano mettersi al centro dell’attenzione. Cercano in tutti i modi di farsi notare dagli altri. Sentono, cioè, un profondo bisogno di farsi vedere da tante persone, affinchè l’attenzione delle persone sia rivolta solo a loro, perchè si parli di loro. La politica come strumento dell’esibizionismo. Sono sempre di più, infatti, i volti che decidono di impegnarsi in politica. Quando l’uso strumentale del corpo si impone al punto da diventare esso stesso messaggio politico? All’opra! All’opra! Un’opera lirica dagli atti infiniti, sulla scia della grande tradizione italiana e ispirandosi ai vari Rossini, Puccini e Verdi. Cosi si trasfigura, in maniera inusuale, quello che sta accadendo in Italia tra i vari partiti politici. L’elenco dei personaggi sul libretto è molto ampio. Unico attore non protagonista, bocciato prima che potesse avere una sua voce. L’opera è ambientata in una città senza nome all’alba alla vigilia di quella tempesta che si sarebbe abbattuta sul nostro paese alla chiusura delle urne. Ci sono baci e abbracci tra i leader. La campagna è finita e i partiti populisti sono felici dopo aver passato gli ultimi mesi a ribadire le loro promesse, anch’esse populiste. Poi le scene si susseguono con alcune immagini che provano a riassumere i risultati delle elezioni: dai coltelli affondati nelle schiene da parte dell’elettorato italiano, ai pochi portati invece in trionfo. Poi ci sono gli assoli che sono riservati ai protagonisti che stanno calcando il palcoscenico instabile della politica italiana. Una seconda voce si erge, profonda e istituzionale, scontento dei litigi tra i leader e della scarsa considerazione verso la sua figura. C’è dell’ironia, certo! Ma anche un intelligente modo di inquadrare i rapporti di forza a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi. Tra strategie politiche, retroscena, chat presunte e poi smentite e dichiarazioni ufficiali alla nazione. Negli atti successivi sono i dialoghi a prendere il centro della scena. Ed è la volta di Giuseppe Conte che fa il suo debutto con un sottile stratagemma: viene scelto dal pubblico. È un volontario, secondo la ricostruzione teatrale di Politico, scelto tra la folla che assiste alla rappresentazione. La persona adatta ad attuare quello che i leader politici hanno sottoscritto. Un modo forse per abbattere quella che nel mondo dell’arte è chiamata “quarta parete” adattandola però alle questioni politiche. La metafora di un muro che, in passato, divideva il mondo politico italiano dagli elettori in maniera netta e che oggi, invece, sembra scomparso in favore di una mescolanza confusa. L’accusa per qualcuno, ribadita più volte nel testo, è quella di essere solo un semplice “puppet”. Un burattino. È la comparsa di un incappucciato e ammantellato, invece, a dare il via al combattimento per la sopravvivenza di un accordo destinato a sfumare. Si cerca di razionalizzare l’euforia per una vittoria che in realtà resta completamente insignificante per la nostra (critica) situazione economica e politica. Come un disoccupato pieno di debiti e con lo sfratto che si gasa per aver vinto ad un videogioco. Da una parte qualcuno e dall’altra qualcun’altro, aiutato, che si sfidano a colpi di minacce: “Assaltiamo il palazzo!”. “Chiamo i tecnici!”. L’opera, ancora incompleta, si chiude con la comparsa di qualcuno, chiamato a gran voce. I due, ancora con un pizzico di sarcasmo, chiudono con una profezia che sa di minaccia: “To be continued (for months, maybe years)”. Il teatro della politica italiana è destinato a continuare.

Di Antimo Puca