La cura con il plasma sembra essere divenuta la soluzione contro il coronavirus. Ma non è così. E’ un’importante arma in più. Lo spiega Pierluigi Lopalco, ordinario di Igiene all’Università di Pisa e responsabile del coordinamento regionale emergenze epidemiologiche dell’Agenzia regionale strategica per la salute e il sociale della Regione Puglia.
“Non è la soluzione al problema-afferma Lopalco- altrimenti il problema sarebbe già stato risolto, e non è una scoperta recente: è un vecchio principio di terapia, utilizzato già in Cina e in America. L’evidenza iniziale di efficacia di questa terapia è abbastanza buona quindi è sicuramente un’arma in più, soprattutto per curare i casi più seri. Resta il grosso problema legato alla disponibilità del plasma: ci devono essere i donatori che devono essere soggetti guariti da poco, perché la quantità di anticorpi nel sangue tende a diminuire, e gli anticorpi nel plasma devono essere di qualità e quantità sufficiente per essere utilizzati nella terapia. Un’arma in più ma non la soluzione a tutti i mali di questo maledetto virus”.
“Non c’è nulla che sia gratis”, ha aggiunto Lopalco, spiegando: “E’ vero che il donatore dona in maniera gratuita, però tutto il processo non è mica gratuito. E’ un processo tecnologico importante e c’è il costo del personale. Non c’è il guadagno diretto di un’unica azienda ma c’è chi vende macchinari, chi vende test… e tutti fanno il loro giustissimo profitto”