CONCESSIONI BALNEARI. LETTERA APPELLO DI UN IMPRENDITORE LUCANO

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«Il tentativo in atto di far chiudere e scomparire dal mercato migliaia di piccole e micro imprese balneari, sane e che vivono esclusivamente di questo lavoro, per sostituirle con chissà chi, appartiene alle culture barbare e mafiose»: è questa l’opinione di Pasquale Faraco, imprenditore balneare lucano titolare del Lido La Conchiglia a Policoro. L’imprenditore ha inviato una lettera – appello alla testata settoriale Mondo Balneare. «Le concessioni demaniali marittime sono soggette al regolamento del Codice della navigazione, e non al Codice degli appalti pubblici, e sono concessioni di beni demaniali e non di servizi, pertanto non dovrebbero rientrare nella direttiva europea Bolkestein», ha sottolineato Faraco. «Eppure, vari organi e poteri dello Stato italiano ed europeo vogliono forzatamente e astrattamente far cadere le imprese balneari esistenti per metterle all’asta, in nome di una direttiva che parla solo di servizi pubblici e che oggettivamente da nessuna parte cita testualmente la parola “concessioni demaniali”. Anzi, la cosa che più avvicina a un concessione demaniale espressa nella direttiva Bolkestein è contenuta nel considerando 9, che esplicita a chiare lettere che la direttiva non si applica allo sviluppo e uso delle terre. Senza contare il considerando 19 che esplicita come sia necessario escludere i regimi di autorizzazione individuale, quali sono le concessioni balneari, dal campo di applicazione della direttiva». «Invece l’Europa e l’Italia vogliono fare il contrario, ovvero far chiudere e togliere dal mercato migliaia di imprese esistenti e sane per sostituirle con altre», ha concluso l’imprenditore lucano. «Tutto ciò e aberrante: togliere il lavoro a chi lo ha creato e valorizzato significa creare povertà, disperazione e agonia tra le famiglie delle piccole e micro imprese balneari italiane, che vivono solo ed esclusivamente di questo lavoro».