COLOMBO: “VIOLENZA SU DONNE DISABILI: LA DISCRIMINAZIONE SI MOLTIPLICA, NECESSARIA PIÙ ATTENZIONE”

”Il 7 agosto scorso l’ISTAT ha pubblicato il rapporto di ricerca denominato Sistema di protezione per le donne vittime di violenza relativo agli anni 2021 e 2022. Il rapporto ci dice che sono 373 i Centri antiviolenza (d’ora in poi generalmente CAV) e 431 le Case rifugio presenti nel nostro Paese, un dato in aumento rispetto agli anni precedenti, così come è in aumento la loro utenza. Nel testo del rapporto le donne con disabilità sono citate una sola volta in relazione all’attività di formazione svolta dai Centri antiviolenza. In esso è specificato che tra gli argomenti trattati meno frequentemente nei corsi in questione vi sono quelli «sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna (68,3%), sull’accoglienza delle donne migranti (58,2%), sull’accoglienza delle donne con disabilità (30,9%). In sostanza l’accoglienza delle donne con disabilità, pur essendo presente, è il tema meno trattato di tutti. Mentre non risulta che tale argomento venga considerato nella formazione del personale delle Case rifugio. In riferimento all’utenza dei servizi generali (distinti da quelli specializzati come il citato Numero 1522, o da quelli erogati da altri professionisti/e) sono citate le «donne con una fragilità sociale o psicofisica», ma tale espressione si riferisce a donne con titoli di studio bassi e senza autonomia economica, nonché a donne straniere. Genere, età e nazionalità delle vittime sono sempre rilevate, la disabilità no, e neppure figurano le peculiari forme di violenza subite dalle persone con disabilità (ad esempio l’uso improprio dei farmaci, diverse forme di coercizione riproduttiva ecc.). «Nel 2022 le vittime segnalate al 1522 sono donne nel 97,7% dei casi (11.632 sul totale delle 11.909 vittime). Il 38,3% ha un’età compresa tra i 35 e i 54 anni e il 15,7% tra i 25 e i 34 anni. Nell’80,9% dei casi sono italiane e nel 53% dei casi hanno figli. La violenza riportata è soprattutto la violenza psicologica (9.048, 77,8%), seguita dalle minacce (6.342, 54,5%) e dalla violenza fisica (6.083, 52,3%). Nel 66,9% dei casi vengono segnalate più tipologie di violenze subite dalle vittime. La violenza riportata alle operatrici del 1522 è soprattutto una violenza nella coppia: il 50% da partner attuali, il 19% da ex partner e lo 0,7% da partner occasionali». Per quel che riguarda la discriminazione multipla, quella che scaturisce da più fattori discriminanti, gli unici soggetti considerati sono le donne immigrate/straniere. La violenza subita dalle donne con disabilità, quindi, resta celata. Perché è quella in cui si sommano stereotipi e si intrecciano disparità e che, per esserecorrettamente letta, deve incrociare competenze e capacità di comprensione. La violenza che colpisce le donne con disabilità è una violenza subdola e frequente: secondo i pochi dati disponibili (e questo è un primo problema), le donne con disabilità sono più spesso vittime di violenza sessuale, hanno più difficoltà ad essere credute, hanno meno risorse e strumenti a disposizione per salvarsi. A colpirle sono discriminazioni multiple, che sommate sembrano formare una matassa inestricabile ma che, invece, va districata e compresa, perché questa piaga possa essere estirpata. Le donne con disabilità (con limitazioni gravi) che hanno subìto violenze fisiche o sessuali sono il 36%, una percentuale già molto alta e più alta del30% delle donne senza limitazioni. Il 10% è stata vittima di stupro contro il 4,7% delle donne senza limitazioni. La violenza psicologica dal partner attuale riguarda il 31,4% delle donne con disabilità (contro il 25%) mentre quelle che hanno subìto lo stalking prima o dopo la separazione sono il 21,6% (contro il 14,3% delle donne senza limitazioni). La stessa “Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità” riconosce che le donne e le minori con disabilità siano soggette a discriminazioni multiple e raccomanda l’adozione di misure per garantire il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali da parte delle donne e delle minori con disabilità. Misure che vengono sistematicamente disattese e rispetto alle quali le organizzazioni internazionali delle donne disabili devono continuamente richiamare l’attenzione, chiedendo visibilità. Appare chiaro e quanto mai necessario, quindi, inserire il tema della disabilità all’interno delle questioni di genere, inserendo la disabilità tra i criteri di analisi e indirizzo delle politiche a contrasto della violenza di genere.”

Napoli, 24.11.2023 Il Garante dei disabili

Avv. Paolo Colombo

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