Sembra che la battuta di Eduardo De Filippo, nel secondo atto di “Natale in Casa Cupiello”, quando
accortosi che il suo presepe era stato mandato in frantumi, esclama “ca me par’ Casamicciola”, sia
diventata una sorta di maledizione per la cittadina termale ischitana che, con troppa frequenza,
s’affaccia alla ribalta della cronaca nazionale cosiddetta “spiacevole”.
L’ultimo evento, in ordine di tempo, è quello legato alla scuola materna “S.Maria della Provvidenza” di corso Luigi Manzi che i media locali e nazionali hanno presentato come una sorta di “piccolo lager” nel quale suore
picchiatrici s’accanivano contro bambini, in prevalenza, in affido temporaneo, in attesa di
successiva collocazione presso famiglie affidatarie. È stato scritto che “una suora è stata ripresa
all’atto di schiaffeggiare e tirare più volte con forza i capelli di un bambino di 4 anni alla presenza
di altri bambini che disperati la invitavano a fermarsi. Colpendo altresì con uno schiaffo il fratello
di 8 anni andato in soccorso del più piccolo, cagionandogli la fuoriuscita di sangue dal naso” e
un’altra che “con una ciabatta picchiava sulle mani di un bimbo”. Una suora è stata arrestata e
condotta in carcere e altre tre allontanate dall’Isola e dalla Campania. Della vicenda, sicuramente
allarmante, abbiamo assistito ad interviste televisive di qualche inquirente, visto foto delle tre
suore in allontanamento, letto di giornalisti che hanno visto i filmati dai quali hanno notato “che la
donna era molto agitata”, pur se si tratta di un procedimento penale, in istruttoria al pubblico
ministero, sul quale dovrebbe essere vigente il segreto istruttorio e non quello di pulcinella. I
media locali e nazionali, bene informati, hanno riferito del “metodo suor Edda”, dal nome della
religiosa Angela De Bonis di anni 81, del quale è stato scritto “che dopo 20 anni è venuto fuori in
tutta la sua tristezza”, che lascia intendere che era notorio che in quella struttura si perpetravano
violenze su bambini. Che dire? Sono sbigottito dalla notizia e della ribalta mediatica che il fatto ha
avuto e spero che esso riesca a disvelare un contenuto di colpevolezza, ben conscio che il reato di
cui all’art. 571 del codice penale “abuso dei mezzi di correzione” non contempla pene, in assenza
di una malattia nel corpo o nella mente. Dico spero in quanto, diversamente sarebbe “una
mazzata mortale” sulla, residua, credibilità della giustizia e di certi metodi inquirenti troppo
spesso, ahinoi, sbertucciati dalle decisioni finali. Mi auguro, pertanto, che tutti quelli che, nelle ore
immediatamente successive alla diffusione della notizia, hanno scritto sui social che “quella storia
di violenze andava avanti da troppo tempo”, siano identificati e sentiti dagli inquirenti, con la
tempestività e il rigore che il fatto merita, per comprendere il perché “fatti così gravi non siano
stati denunciati prima” e come mai, genitori, medici, assistenti sociali o altri ancora abbiano
taciuto. I genitori non hanno mai avvertito nulla? O erano tutti nella condizione della signora che,
con quattro figli in affido e la sospensione della potestà genitoriale, aveva timore di parlare? I
medici e gli assistenti sociali (che ricordo hanno l’obbligo della denuncia, potendo in mancanza
patire gravi ripercussioni) non si sono mai accorti di nulla, non hanno mai percepito disagi? È
pensando a ciò ed al fatto di aver frequentato più volte quell’istituto, mi chiedo “è vero tutto
quanto si scrive?
Non riesco a mandare giù che avendo, più volte, frequentato la scuola materna
“S.Maria della Provvidenza” di Casamicciola Terme, ne sono uscito, sempre, fortemente
emozionato per il coinvolgimento emotivo vissuto tra i bambini e le suore che la gestivano. Senza
mai percepire un minimo allarme, nei vari settori della stessa. Il ricordo più vivido che mi restava
era dato da Suor Edda (Angela De Bonis), per l’attenzione e la dolcezza che manifestava nei
confronti dei piccoli che, per chi fa il mio mestiere, sarebbe stato agevole percepirne la falsità se
non fosse stato naturale. Salvo di essermi trovato di fronte, nelle varie occasioni, ad attori (piccoli
e grandi) di consumato palcoscenico, avendo sempre percepito Amore e Dedizione. Qualche
ragazzo più grandicello non frequentava il gruppo dei piccoli, applicandosi sorridente (questo i
miei occhi videro) a giocare con un telefono (di quelli che hanno la facoltà di fare foto e video) di
cui aveva libera disponibilità. Anche con loro ebbi modo di scambiare qualche parola senza mai
percepire difficoltà o ansie di sorta. Peraltro era la stessa “suor Edda” a stimolare i ragazzi perché
parlassero con noi visitatori/donatori; contente non tanto per i doni, alimentari, che facevamo
(che ricevevano in abbondanza da, parecchi, altri) ma per il fatto che i bambini si divertivano in
presenza di persone diverse. La frequentazione all’istituto è avvenuta più volte, in anni diversi
(qualche volta anche in modo inatteso) e mai, ripeto mai, ho percepito disagi di sorta. L’unico a
disagio ero io, che rivivendo la mia infanzia, con poche disponibilità e con il babbo sempre via per
lavoro, mi trovavo tra tanti bimbi che, pur provenendo da situazioni difficili, molto difficili, erano
sorridenti, pulitissimi, giocherelloni e a me apparivano felici. Non ho mai annusato o percepito
climi da lager o di quelli difficili che si respirano in talune famiglie ove il disaccordo tra i coniugi
spesso proietta sui figli disagi pesanti. Amici docenti (di comprovata affidabilità e serietà) che
hanno frequentato quell’istituto, più di me, confermandomi le stesse sensazioni, stentano
anch’essi a credere alla devastante notizia di cronaca. Qualche ripresa fotografica che conservo
gelosamente, per l’emozione che mi ha fatto vivere, attesta quanto detto. E, mentre da un lato
spero che il fatto di cronaca si dissolva in una bolla di sapone, dall’altro mi preparo ad assorbire il
colpo qualora fosse confermato come fatto criminoso. Il risultato non solo offrirebbe la prova che
in ognuno di noi può albergare, contemporaneamente, un “dr. Jekil e uno spietato Mister Hyde”,
ma ci ridarebbe fiducia in una giustizia inquirente che, pur avendo potenti mezzi a disposizione,
non sempre viene confermata negli epiloghi finali. Per tale motivo, da cittadino attento, non mi
scrivo né tra gli innocentisti (tra i quali la mia indole e le sensazioni, fortemente, mi spingono) né
tra i colpevolisti o tra quelli “io ve lo avevo detto”. Aspetto che la magistratura faccia il suo corso
con quella celerità e attenzione che la vicenda merita e non con i tempi che attualmente la
macchina giudiziaria impone. I bambini e un’isola intera non possono attendere troppo come pur
Suor Edda che ha 81 anni. Ella, per quanto mi risulta, ha fatto tanto in quella struttura e in tanti
vorremmo essere confermati che ha fatto del bene. Non può attendere troppo nemmeno
Casamicciola alla quale auguro che venga tolto quel suggello, diventato malefico, “cà me par’
casamicciola”, che da circa un secolo la perseguita venendo richiamato nelle situazioni terribili.
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