CAMPANIA. FIRMATO PROTOCOLLO PER PROMUOVERE IL LAVORO DI PUBBLICA UTILITÀ

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Nella sala De Sanctis di Palazzo Santa Lucia, la Regione Campania, il Tribunale Civile e Penale di Napoli, e l’UIEPE Campania hanno siglato oggi un Protocollo con l’obiettivo di sensibilizzare la comunità sulle tematiche dell’inclusione e promuovere la stipula di convenzioni per lo svolgimento del lavoro di pubblica utilità (LPU) nell’ambito del procedimento di Messa alla Prova, da parte delle articolazioni regionali, con i Tribunali competenti.

Il Presidente Vincenzo De Luca, insieme alla dott.ssa Elisabetta Garzo, Presidente del Tribunale di Napoli, la dott.ssa Maria Rosaria Covelli, Presidente della Corte d’Appello, e la dott.ssa Claudia Nannola, Direttore dell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna della Campania, hanno firmato il protocollo. L’obiettivo comune è promuovere i percorsi di reinserimento sociale previsti dalla legislazione.

Il lavoro di pubblica utilità (LPU), anche nella messa alla prova degli imputati maggiori di età, è una prestazione non retribuita in favore della collettività di durata non inferiore a dieci giorni, affidata tenendo conto delle specifiche professionalità e attitudini lavorative dell’imputato. Questo lavoro può essere svolto presso enti pubblici, organizzazioni sociali, sanitarie e di volontariato. Lo svolgimento di attività non retribuite a beneficio della collettività rappresenta non solo la riparazione del danno procurato alla società, ma aiuta anche l’imputato a rielaborare la propria condotta deviante e acquisire consapevolezza del valore sociale dell’azione restitutiva.

Il Tribunale penale e civile di Napoli si impegna a sensibilizzare la comunità alle problematiche delle persone in area penale e a favorire la stipula di convenzioni locali per lo svolgimento del lavoro di pubblica utilità. L’Ufficio Interdistrettuale di Esecuzione Penale Esterna redige il programma di trattamento e cura la conciliazione tra le esigenze del soggetto in area penale e la sede operativa territoriale della Regione Campania. La Regione individua il numero massimo di soggetti in area penale che possono essere inseriti nei servizi operativi e specifica le attività da svolgere, indicando un referente per ogni sede operativa.