Il riscaldamento globale sta allungando la stagione dei pollini, con conseguenze significative per chi soffre di allergie, tra cui oltre 10 milioni di italiani, molti dei quali bambini e anziani. L’aumento delle giornate senza gelo permette alle piante di rilasciare pollini più intensamente e per un periodo maggiore, aggravando i sintomi allergici. Nel 2023, ci sono stati 10 giorni senza gelo in più rispetto alla media, anticipando la stagione primaverile di 25 giorni e prolungandola in autunno di circa 20 giorni. Inoltre, l’inquinamento e i livelli di CO2 contribuiscono a una produzione di pollini sempre più elevata, con proiezioni che indicano un aumento fino al 200% entro la fine del secolo.
Secondo gli esperti della Siaaic, riunitisi al congresso “Libero Respiro” in occasione della Giornata nazionale del polline, la prevenzione è essenziale per gestire questa crisi allergologica. Un decalogo suggerisce misure come l’uso di piante a bassa emissione di pollini e la gestione del verde pubblico in condizioni climatiche favorevoli per ridurre l’impatto. Le allergie respiratorie ora colpiscono il 28% degli italiani, in crescita soprattutto tra bambini e anziani.
La combinazione di cambiamenti climatici, smog e scarse politiche di adattamento ambientale sottolinea la necessità di interventi mirati, sia educativi che strutturali, per contrastare l’emergenza allergica e proteggere la salute pubblica. Gli esperti invitano alla tempestività nel riconoscere i sintomi e all’utilizzo di vaccini e cure mirate per mitigare i rischi.