All’Istituto Superiore “Francesco Morano” di Caivano gli studenti hanno discusso, insieme alla presidente della commissione parlamentare antimafia, Chiara Colosimo, della figura di Giuseppe Salvia. Si tratta del vicedirettore del carcere di Poggioreale ucciso dalla camorra nell’aprile del 1981. A distanza di 43 anni dall’accaduto si porta avanti il racconto di chi non ha ceduto alla malavita per dare esempi positivi alle nuove generazioni.
Dal significato del coraggio nell’imboccare la strada della legalità al disvalore di certe fiction che rappresentano spesso solo il male della criminalità organizzata, alla situazione attuali delle carceri rispetto a quelle di inizio anni ’80 in cui Cutolo comandava, declinata sulla base della nota canzone “don Raffaè” di Fabrizio De André. Sono tante, e tutte frutto di attente riflessioni e discussioni, le domande presentate dagli studenti dell’istituto superiore Francesco Morano di Caivano al presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Chiara Colosimo e agli altri rappresentanti istituzionali. Lo hanno fatto nel corso dell’evento “Giuseppe Salvia, coraggio e dovere”, dedicato al vicedirettore del carcere di Poggioreale ucciso per volere del boss Raffaele Cutolo nell’aprile del 1981 perché voleva far rispettare le regole dietro le sbarre. Presenti accanto al dirigente scolastico Eugenia Carfora anche Claudio Salvia, figlio di Giuseppe e attualmente funzionario della Prefettura di Napoli, il responsabile della Commissione Straordinaria di Caivano Filippo Dispenza, il Procuratore di Napoli Nord Maria Antonietta Troncone, lo scrittore Antonio Mattone, autore del documentario su Salvia, visto dagli studenti, “Le ultime parole del boss” (scritto con Raffaele Brunetti ed Enrico Nocera), e il direttore de Il Mattino Francesco De Core. Angela, studentessa di quinta, ha chiesto se è “giusto che vengano trasmesse serie Tv come Gomorra, dove vengono dedicate così tante attenzioni a chi commette il male?”. Ha risposto subito il procuratore Troncone: “è necessario informare l’opinione pubblica su ciò che fa il crimine organizzato, ma attenzione a non mitizzare i criminali. Non esiste il camorrista buono o il sindaco del rione Sanità che regola i conflitti sociali”. Claudio Salvia dice che “io sono cresciuto con serie come quelle sulle scorte, in cui lo Stato c’era e come. Andrebbe fatta una serie anche su mio padre, che rappresenta un esempio positivo di servitore dello Stato”. Claudio Salvia ha ricordato come “per i primi quattro anni dopo la morte di mio padre lo Stato fu completamente assente, tanto da togliere anche la pensione di reversibilità a mia madre; riuscimmo a sopravvivere solo perché mia madre insegnava”. “Chiedo scusa a Claudio e a tutti quelle persone che si sono sentite abbandonate dallo Stato”, ha commentato Colosimo. Il prefetto Dispenza ha sottolineato “l’importanza di ricordare figure come Salvia, che lo Stato non ha mai sostenuto. E farlo qui a Caivano ha un valore doppio, perché qui lo Stato è tornato con serietà doppio decenni di abbandono”. Salvatore, altro studente dell’ultimo anno, ha chiesto “cosa è cambiato nelle carceri dai tempi di Cutolo ad oggi, visto che ancora si parla di problema carceri, di sovraffollamento e tante altre criticità”. “Le carceri sono migliorate – ha detto la Colosimo – e non potrebbero oggi più esserci, grazie al 41bis, situazioni di boss che comandano, come era per Cutolo. Ma sul sistema carceri va avviata una riflessione, specie per la norma che prevede che i figli dai zero ai tre anni delle donne incarcerate seguono le madri dietro le sbarre”. Sul coraggio di Salvia e di tanti servitori dello Stato ammazzati, il figlio dell’ex vicedirettore del carcere di Poggioreale, ha sottolineato che “coraggio è sinonimo di libertà, e per essere liberi bisogna studiare e conoscere; poi bisogna cercare di essere cittadini attivi, e non aver paura di rispettare e far rispettare le regole. Ringrazio papà per avermi insegnato il rispetto delle regole e il senso del dovere”.