Andare per funghi, si ma con giudizio…

C’è una malattia che dilaga in autunno che colpisce tutti, o quasi, gli ischitani: la febbre dei funghi. Appena le condizioni sono quelle giuste, appena si intuisce che qualcosa sta spuntando nel bosco, molti si alzano dal letto qualche ora prima dell’alba e si preparano alla grande battaglia la caccia al “capeniro”, quello più grosso!
E così in quei boschi ischitani, quasi sempre deserti, cala l’esercito dei fungaroli armati di zaino o cestino, coltellino e tanta pazienza.
Ci sono quelli che vanno “in solitaria”, quelli che vanno con tutta la famiglia compresi figli e nonni, quelli che ci vanno con gli amici.
Incontrandosi ai crocicchi silvani ci si saluta, quelli più sfacciati lanciano la domanda a bruciapelo: cosa hai trovato, i più timidi si limitano a valutare con gli occhi il contenitore per tentare di capire cosa è stato raccolto. Eppoi tutti se ne vanno con una domanda nel cuore: chissà quanti sono quelli che non ho visto. In cima ai desideri ovviamente c’è lui: il porcino nero, boletus aureus. Però, però…non sempre si fanno le cose giuste.
E per sapere cosa fare e cosa non fare ci siamo rivolti all’esperto: Valerio Mazzella, un giovane biologo marino con la passione per la micologia, ogni anno tiene dei corsi presso il comune di Casamicciola per il rilascio del patentino, che come sappiamo è obbligatorio per andare in cerca di funghi.
Il patentino è una misura necessaria perché ogni anno i casi di avvelenamenti da funghi sono numerosi, proprio a causa della grande difficoltà di riconoscere quelli buono da quelli cattivi. “ in certi casi – spiega Valerio Mazzella – le differenze sono minime e solo guardando alcuni particolari se ne comprende la natura”.Ma non è solo questo l’errore – benché gravissimo – a cui si può incorrere andando a funghi.
Cosa non fare.
La prima cosa che non bisogna fare, spiega Valerio Mazzella, è distruggere i funghi che non sono buoni da mangiare, dunque velenosi. E’ comprensibile che qualcuno ritenga di fare un’operazione di prevenzione distruggendo questi funghi, perché in questo modo toglie la possibilità a chi passa per il bosco di cadere in errore e raccoglierli. Ma questo comportamento può alla lunga risultare negativo per l’intero ecosistema del bosco, in quanto i funghi, tutti i funghi anche quelli cattivi, svolgono una funzione importantissima per l’equilibrio del suolo. Vediamo perché: i funghi svolgono una funzione saprofita; questo significa che vivono a spese di organismi morti e sostanze decomposte o in via di decomposizione che si trovano nell’humus del terreno o sui tronchi degli alberi, o sui rami spezzati e caduti. Con questo “lavoro da spazzini” i funghi contribuiscono alla loro decomposizione di questa materia organica, restituendo così al terreno i sali minerali che lo renderanno fertile e ricco. E questa ricchezza significa anche abbondanza di funghi. Quindi per intenderci se noi distruggiamo una grande quantità di funghi, benché velenosi, di anno in anno il suolo impoverirà e in quel bosco non cresceranno più né funghi cattivi, ma nemmeno buoni.
Un’altra funzione dei funghi è la simbiosi. Cosa è la simbiosi?
E’ un “baratto”, un sistema di libero scambio, che i funghi praticano con le radici delle piante; la simbiosi micorriza. Questa è un’unione che porta vantaggi sia al fungo sia alla pianta. Da una parte il fungo sfrutta la sostanza organica che la pianta ha sintetizzato grazie alla fotosintesi clorofilliana e da un altra assorbendo dal terreno H2O, sali minerali e sostanze organiche azotate le cede in parte alla pianta simbionte. Insomma è chiaro che distruggendo i funghi si distrugge un insostituibile anello intermedio nell’opera di degradazione del materiale organico in decomposizione e si riduce lo sviluppo delle piante e della vegetazione boschiva.
Cosa fare:
Rechiamoci nel bosco portando con noi un cestino dove metteremo i funghi. In questo modo oltre a mantenere inalterata la loro fibra, delicatissima, si permette la dispersione delle spore dei funghi che possono così cadere nuovamente sul terreno e ripopolarlo. Andiamo nel bosco quando c’è luce, e non a notte fonda – come fanno alcuni – per non danneggiare il suolo.
Quale bosco scegliere?
I migliori boschi sono quelli composti di castagni, querce e erica.
Nei boschi di castagni si possono trovare prevalentemente funghi porcini di colore chiaro. Invece nei boschi di querce ed erica è più facile trovare i “porcini neri”, quelli più agognati di tutti!
Quando andare?
Tutti sanno che la stagione eletta per andare in cerca di funghi è l’autunno, però si possono anche fare eccezionali ritrovamenti sia in estate che in primavera. La cosa importante è che vi sia stata una giornata di pioggia abbondante, ma anche che non faccia freddo, il clima eletto è quello caldo-umido. Ovviamente bisogna aspettare un poco per dare il tempo al fungo di spuntare; ci vogliono almeno 10 giorni dopo la giornata di pioggia per trovare i funghi.
Dove cercare e come coglierlo?
Bisogna cercare i funghi sotto le foglie e vicino alle piante più grandi. Quando si trova bisogna raccogliere il fungo con una piccola torsione alla base del gambo e non dimenticare di ripulire il gambo dalla terra e riporlo con delicatezza nel cestino di vimini.
Il fungo ora è vostro, buon appetito!

 

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