AMALFI. COLTURA EROICA PER I LIMONI IGP, CHIEDONO EQUO COMPENSO

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Senza un meccanismo che assicuri equo compenso anche il limone della Costiera Amalfitana rischia la crisi.

E l’eventuale abbandono di questa coltura eroica, con trasporto a spalla del raccolto dai terrazzamenti a fondovalle, darebbe il via a frane e dissesto. “E un lavoro tradizionale al quale va dato un equo compenso. Perché è il binomio tra un prodotto unico al mondo e il paesaggio a dare un futuro qui alle nuove generazioni”. Lo afferma Carlo De Riso, ceo e presidente di Costieragrumi, organizzazione di produttori che a Minori raccoglie l’80% della produzione a Indicazione geografica protetta (Igp) per commercializzarli tal quale, o nelle trasformazioni richieste dalle pasticcerie, gelaterie, liquoristica.

    “Il limone – sottolinea – non ti arricchisce però fa parte della cornice della Costiera. Nella nostra realtà offre lavoro tutto l’anno a 80 persone, e quindi è importante per tutti. E fino a quando ci saranno i giardini curati manualmente e i muretti a secco, noi non avremo problemi di avversità atmosferiche. Ma se ci sarà l’abbandono di queste colture eroiche – un limone va curato in pianta anche un anno e mezzo e poi raccolto a mano e portato giù dai terrazzamenti a spalla – andremo alla conta delle frane e del dissesto”.

     Costieragrumi “è un’organizzazione di produttori – precisa il presidente – con una produzione annua di un milione e duecentomila chilogrammi di limone Costa d’Amalfi Igp, in parte con marchio bio più altri limoni da agricoltura convenzionale, tutti con requisiti di alta qualità per garantire un prodotto con la buccia edibile” spiega De Riso nel sottolineare l’attenzione praticata alla sostenibilità, dall’utilizzo di acque di sorgente ai pali di sostegno in castagno, anziché cemento. Oltre al limitato l’utilizzo di prodotti fitosanitari grazie alla via della lotta biologica tramite insetti che mangiano gli acari e il ragno rosso.