ADIEU D’ABUNDO, NON CI MANCHERAI TROPPO – DI CLAUDIO IACONO

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Di Claudio Iacono

Per anni ho scritto di sport e dopo aver sentito l’ultima intervista di Emanuele D’Abundo, l’ultimo presidente in ordine di tempo dell’Ischia Calcio, rilasciata con un grande sforzo umano a Teleischia, mi è venuta voglia di dire qualcosa, più che altro di chiedermi qualcosa. Facendo il giornalista ci si appassiona spesso alle domande.

Innanzitutto mi dispiace molto per i tifosi dell’Ischia, che almeno adesso vivono nell’incertezza ancora una volta di non sapere cosa sarà della loro squadra del cuore. Parliamo di gente che in qualche caso l’ha vista sparire almeno due o tre volte nel nulla, illusi ancora una volta da un imprenditore che evidentemente immaginava che fare il presidente di una squadra di calcio fosse qualcos’altro. Poi ha capito e non gli è piaciuto più.

D’Abundo ha affermato che si è disamorato nel constatare che la sua idea di calcio non veniva capita né negli studi televisivi, né sui giornali, né tra i tifosi. Allora, sentitosi incompreso, ha preferito andare via sbattendo la porta. Non si può non sperare che tutto ciò sia falso, per non perdere la stima di base verso l’uomo e l’imprenditore. La sua idea di squadra all’inglese, con l’allenatore manager, quando mai l’ha spiegata? Che senso ha avuto, in quest’ottica, avere un direttore sportivo o un direttore generale? Quando mai ha chiarito le sue idee? Quando mai ha avuto il presidente un rapporto con la piazza? Chissà cosa pensa il presidente del dialogo, del confronto. Certamente non deve avere una grande considerazione degli altri e probabilmente nemmeno delle sue stesse idee.

Ora, siccome a noi il suo progetto di cui abbiamo conosciuto solo pochi schizzi, non piace, non lo abbiamo capito, quello che dice lui, insomma, lui va via e lascia tutto in mano ai tifosi. Cosa ci resta di quella presentazione in pompa magna, con tanto di vista sul porto? Niente progetto a sette anni, niente ritorno nei professionisti, solo qualche svogliata carezza e un po’ di tenerezza.

In sostanza, io credo che per lui diventare presidente dell’Ischia Calcio sia stato un errore, come credo sia stato un errore da parte nostra essere felici che lui lo fosse diventato. In effetti, però, non lo conoscevamo ancora, eravamo felici perché credevamo che lui fosse qualcos’altro. Poi abbiamo capito e non c’è piaciuto più.