Torna in Senato il ddl Falanga che istituisce nuovi criteri di priorità per l’esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi. Il 14 febbraio la Commissione giustizia di Palazzo Madama esaminerà il provvedimento approvato a maggio dalla Camera dei Deputati, che di fatto, con ldue emendamenti a firma Pd, aveva stravolto l’impianto originario. Il ddl Falanga era stato pensato soprattutto per la regione Campania, dove si stimano ottantamila alloggi abusivi e dove il 70 per cento dei Comuni non ha un Piano regolatore. Nell’intenzione del primo firmatario il magistrato, qualora si fosse trovato a gestire una pluralità di procedure, avrebbe dovuto seguire un ordine di priorità blindato. Per primi sarebbero dovuti essere abbattuti gli immobili che «per condizioni strutturali, caratteristiche o modalità costruttive» costituivano un pericolo già accertato per la pubblica e privata incolumità, poi quelli in corso di costruzione «o comunque allo stato grezzo e non ultimati», successivamente, gli immobili utilizzati per lo svolgimento di attività criminali e così via sino ad arrivare all’«abusivismo di necessità», categoria intorno alla quale si erano sollevate numerose polemiche poiché non identifica una specifica fattispecie giuridica. La versione approvata dalla Camera, prevede che venga data priorità ai manufatti in corso di costruzione o non conclusi ed alle seconde case. Contemporaneamente, però, il nuovo testo stabilisce che nel definire le priorità si tenga adeguatamente conto degli immobili a rilevante impatto ambientale, costruiti, cioè, su demanio o aree soggette a vincolo ambientale, paesaggistico, idrogeologico, archeologico o storico. Di fatto la versione originaria avrebbe reso più difficile gli abbattimenti, mentre quella approvata dalla Camera mira unicamente a una razionalizzazione delle procedure di demolizione degli abusi edilizi, riconosciuti tali da condanna definitiva. Il nuovo testo aveva sollevato numerose polemiche soprattutto da parte del senatore Falanga il quale nel constatare che il testo era stato completamente stravolto promise battaglia “non pensino – dichiarò – che noi staremo fermi. Al Senato noi verdiniani saremo un muro invalicabile. Non potremo mai votare un provvedimento del genere”. La battaglia ora torna a Palazzo Madama, dove non si escludono sorprese e stravolgimenti nelle alleanze in campo, soprattutto alla luce dei nuovi equilibri che nel frattempo si sono stabiliti.
