“La donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito, si rivolge ad un consultorio pubblico o a una struttura socio-sanitaria a ciò abilitata dalla regione, o a un medico di sua fiducia” per l’interruzione volontaria della gravidanza. Questo è quanto prevede la legge 194 del 1978. Ma se la legge tutela la libera scelta della donna nei fatti troppo spesso procedere ad un’interruzione della gravidanza diventa un’odissea, una peregrinazione alla ricerca di una struttura dove poter mettere in pratica una scelta, già di per sé dolorosa e sofferta. E’ accaduto nel nordest, dove una donna dopo aver ricevuto il rifiuto da ben 23 ospedali, è riuscita ad abortire solo grazie all’intervento della CGIL. Ma da noi la situazione non è migliore. L’Ospedale Rizzoli di Lacco Ameno serve una popolazione di circa 60mila persone, ha un reparto di ginecologia ed ostetricia giudicato il fiore all’occhiello del nosocomio isolano, efficiente ed affidabile. Ma al Rizzoli non c’è neanche un medico non obiettore. Le donne ischitane, quindi, sono costrette ad andare in terraferma per procedere all’interruzione della gravidanza. Sempre che riescano a trovare posto entro la 12esima settimana. Se, infatti, a Ischia è impossibile interrompere la gravidanza, questa non è un’operazione facile neanche in terraferma. Nella nostra Regione l’80% dei ginecologi è obiettore, un po’ meglio va nella nostra Asl, la Napoli 2 Nord, dove la percentuale di medici obiettori scende al 70% e dove sono tre gli ospedali provvedono all’interruzione della gravidanza: Pozzuoli, Frattamaggiore e Giugliano. E’ vero, la legge tutela il personale sanitario che può dichiararsi obiettore e quindi essere esonerato “dal compimento delle procedure e delle attività specificamente e necessariamente dirette a determinare l’interruzione della gravidanza”, ma la stessa legge precisa che, in ogni caso, “gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti ad assicurare lo espletamento delle procedure e l’effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza richiesti”. Ed è la Regione che “ne controlla e garantisce l’attuazione anche attraverso la mobilità del personale”. Tra le tante battaglie nel settore sanitario che si portano avanti ad Ischia, forse sarebbe il caso di introdurre anche quella per garantire alle donne il diritto di scegliere, senza costringerle a recarsi in terraferma. Non si tratta di esprimere un giudizio di merito o di schierarsi, ma solo di garantire il rispetto di una legge dello Stato. A Roma l’ospedale San Camillo ha bandito un concorso solo per medici non obiettori, a Ischia si potrebbe fare la stessa cosa. Il dott. Conte in questi giorni è andato in pensione, dovrà essere sostituito, l’auspicio è che si rispetti la legge e che magari sulla nostra isola arrivi finalmente un medico non obiettore.