(Adnkronos) – Le imprese dell’Ict, nel documento inviato all’esecutivo Conte II rimarcano che “se fossero stati rispettati programmi originari – da ultimo i Piani Bul e Crescita Digitale del 2015 – le piattaforme strategiche abilitanti della Pa avrebbero dovuto essere tutte completate e operative nel 2020. E quindi, nel corso della pandemia, scandiscono da Confindustria Digitale, “non avremmo quindi assistito a situazioni paradossali come i milioni di autocertificazioni fatte dai cittadini in forma cartacea” o “all’impossibilità delle strutture sanitarie di scambiare i dati , inclusi quelli dei pazienti di cui è stato necessario il trasferimento fisico e che hanno viaggiato insieme alla propria cartella di ricovero cartacea”. Avenia, infine, punta il dito sul capitolo delle competenze digitali, l’altro grande tema al centro del Documento inviato al Governo da Confindustria Digitale. “I fondi di Next Generation Eu guardano alle nuove generazioni digitali” afferma.
“Le competenze digitali sono al centro di tutto” tanto che, sottolinea Cesare Avenia, “anche per quanto riguarda l’app Immuni, se la gente non si fida e non la scarica o non la usa per il tracciamento, è perché non ha competenze minime digitali per capire di cosa ci si può fidare e di cosa no”.
“Abbiamo fatto un grande errore, abbiamo pensato che il digitale fosse appannaggio solo delle nuove generazioni: non è così. Questa pandemia ci ha mostrato che il digitale deve essere per tutti” avverte Avenia. Ma lo scalino resta ancora alto visto che l’Italia è maglia nera in Ue sulle competenze digitali, ultima nella classifica Desi su 28 paesi. Questo record negativo “é una causa strutturale” alla base delle difficoltà di “crescita dell’economia” e di “modernizzazione della Pa” e già prima del coronavirus. E per Confindustria Digitale questo “é un problema non più rinviabile”. (di Andreana d’Aquino)