(Adnkronos) – Luglio è anche il mese della lunga trattativa con Aspi, culminata in un Cdm terminato alle 6 del mattino, animato da un’inattesa ripresa delle trattative con la società a guida Benetton quando ormai la revoca delle concessioni appare a un passo. Il 14 luglio viene siglato un accordo con Aspi che prevede un risarcimento allo Stato di 3,4 miliardi di euro, l’immediato passaggio del controllo di Aspi a Cassa depositi e prestiti e tutta una serie di diktat su assetto societario e sulla stessa transazione. In caso di mancato adempimento il governo ricorrerà alla revoca della concessione. Ma dopo 5 mesi tutto è ancora fermo, il passaggio di Aspi a Cdp rimane su carta.
In Europa, il Consiglio Ue trova un accordo sul Recovery Fund nonostante l’opposizione dei cosiddetti Paesi ‘frugali’, ovvero Olanda, Austria, Danimarca, Svezia e Finlandia. All’Italia andrà una fetta consistente dei 750 miliardi, vale a dire -numeri alla mano- 81 miliardi di sussidi a fondo perduto e 127 miliardi di prestiti.
Viene scongiurato il potere di veto di un singolo Stato membro ma viene introdotta una forma di controllo -l”emergency brake’- da parte della Commissione Europea su come saranno impiegate le risorse Ue dai singoli Stati. Una vittoria politica per Conte, che rivendica come l’Italia sia a pieno titolo tra i Paese che hanno portato a questo risultato e al cambio di passo di un’Europa sempre meno austera. Intanto, con le immancabili polemiche del caso, lo stato d’emergenza viene prorogato fino al 15 ottobre.