Roma, 3 mag. (Adnkronos) – Astenersi dal voto non per scelta ma perché impossibilitati a esprimere la propria preferenza. Non sono pochi, in Italia, coloro che rinunciano a recarsi alle urne loro malgrado. L'”astensionismo cosiddetto involontario”, dunque non legato a disaffezione politica, è infatti stimato in ben il 16-18% degli elettori. A snocciolare il numero di una platea ‘di peso’ è il ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, oggi in audizione in Commissione Affari costituzionale di Montecitorio sul tema degli elettori ‘fuori sede’.
Ovvero quei cittadini il cui astensionismo “non dipende da una decisione di natura ‘politica’ dell’elettore di non partecipare al voto – ha chiarito il ministro – ma è dovuto più propriamente alla difficoltà materiale di recarsi alle urne a causa di impedimenti di vario genere. Pensiamo, ad esempio, agli anziani con difficoltà motorie, ai malati in casa, alle persone con gravi disabilità e anche agli elettori impossibilitati a votare a causa di soggiorni temporanei fuori dal comune di residenza per motivi di lavoro, studio, vacanza o per altre ragioni”.
Per D’Incà, “la dimensione degli ostacoli da rimuovere e l’ampiezza della platea di elettori che potenzialmente incontra difficoltà nel recarsi al seggio richiede l’individuazione di soluzioni di sistema, in grado di rispondere efficacemente e con una visione di insieme alle diverse problematiche che sono alla base dell’astensionismo involontario”, dunque il non voto di “fuori sede, anziani con difficoltà a muoversi, malati, persone con disabilità”. Per farli tornare a votare, la soluzione principe per il ministro – che cita a più riprese i lavori del Libro bianco ‘Per la partecipazione dei cittadini’ frutto della Commissione di esperti sul tema istituita lo scorso dicembre – passa dall’election pass, sulla falsariga del green pass nato dall’emergenza Covid ma con l’obiettivo di ‘avvicinare’ le urne ai cittadini.
Si tratta, ha infatti spiegato D’Incà, dell’introduzione “di un certificato elettorale digitale per tutti i cittadini, in sostituzione delle tessere elettorali cartacee, c.d. election pass, utilizzando la tecnologia ampiamente sperimentata con il green pass. L’election pass potrà essere scaricato sul proprio smartphone (o stampato in forma cartacea) e sarà verificato in tempo reale al seggio attraverso una apposita app. Una volta utilizzato, l’election pass non potrà più essere usato per la stessa votazione presso un altro seggio”. Questa innovazione “potrebbe rendere facilmente praticabili, in piena sicurezza, nuove modalità di espressione del voto”. Oltre a condurre a “una riduzione degli adempimenti burocratici per i cittadini che non dovrebbero più preoccuparsi dello smarrimento della loro tessera elettorale, né procedere al rinnovo in caso di esaurimento”.
In secondo luogo, D’Incà ha richiamato l’importanza di concentrare le “date di voto dei diversi tipi di elezioni (election day)”, uno “strumento essenziale per la prevedibilità e la stessa conoscibilità degli appuntamenti elettorali, con l’effetto di favorire la partecipazione dei cittadini al voto. Tale scelta avrebbe inoltre sicuramente effetti positivi sulla riduzione dei costi e dei disagi per le famiglie determinati da ripetute e spesso ravvicinate interruzioni delle attività didattiche. Il sistema che si propone potrebbe prevedere, infatti, due soli ‘appuntamenti’ elettorali all’anno, predeterminati, uno in primavera e uno in autunno”. Importante, inoltre, “includere nell’election day, oltre alla domenica, la giornata del lunedì fino alle ore 15 per ampliare l’arco orario in cui è possibile recarsi al seggio ed evitare possibili attese ai seggi”
D’Incà ha dunque descritto, con dovizia di particolari, le nuove modalità di voto per favorire la partecipazione. Partendo, innanzitutto, dal “voto anticipato presidiato”, che consentirebbe all’elettore, che prevedesse di avere difficoltà a recarsi al seggio nei giorni previsti per la votazione, di potere esercitare il diritto di voto nei giorni precedenti l’election day in qualunque parte del territorio nazionale, ma con le garanzie proprie del tradizionale procedimento elettorale. “La proposta prevede che il voto avvenga in apposite cabine elettorali collocate presso gli uffici postali – ha illustrato il ministro rimarcando la diffusione capillare sul territorio – e, eventualmente, presso altri uffici pubblici come gli uffici comunali o circoscrizionali. Il presupposto è, come detto, l’introduzione del certificato elettorale digitale (election pass), che consentirebbe di verificare il diritto di voto dell’elettore, precludendo la possibilità di un doppio voto”.
Altra modalità innovativa, la possibilità di voto, nel giorno delle elezioni, in seggi diversi da quello di appartenenza, collocati nella stessa circoscrizione o collegio elettorale. “Questa ulteriore modalità di voto sarebbe rivolta ad elettori diversi da quelli che beneficerebbero del voto anticipato presidiato, ossia a coloro che hanno difficoltà a recarsi a votare non per la distanza dal comune di residenza, ma per ragioni diverse. Si pensi, ad esempio – ha indicato il ministro – alla situazione di un anziano temporaneamente ospitato per assistenza a casa dei figli oppure a quella di una persona con disabilità il cui seggio ‘naturale’ presenta barriere architettoniche. Anche in questo caso, per essere ammessi al voto, sarebbe sufficiente l’esibizione dell’election pass e l’avvenuta votazione verrebbe registrata elettronicamente in modo da impedire la possibilità di un doppio voto”.
Altre misure importanti, ha evidenziato D’Incà, soprattutto per agevolare il voto delle persone anziane e disabili è la pubblicazione dell’elenco dei seggi privi di barriere architettoniche; il rafforzamento e la valorizzazione del servizio di trasporto pubblico gratuito per consentire il raggiungimento del seggio elettorale; il potenziamento e la semplificazione del voto a domicilio, attualmente limitato ai malati intrasportabili, prevedendone l’estensione a coloro che non sono in grado di recarsi al seggio sulla base di una certificazione del medico di famiglia”.
Sarebbe poi importante “promuovere l’individuazione di sedi alternative agli edifici scolastici, oggi l’88% dei seggi – ha ricordato il ministro – al fine di ospitare i seggi elettorali, garantendo la continuità dell’attività didattica e misure per la corretta comunicazione dei dati sull’astensionismo apparente”
D’Incà ha riconosciuto che “in Italia si è fatto finora poco per rimuovere gli ostacoli alla partecipazione dei cittadini alle elezioni e ai referendum, per ridurre l’area dell’astensionismo e, conseguentemente, per dare effettiva attuazione ai principi costituzionali appena ricordati. Colmare questa lacuna – ha rimarcato – è un obbligo costituzionale. Da qui discende l’opportunità di provvedere con urgenza, pur in un momento nel quale drammatiche emergenze assorbono l’attenzione delle istituzioni e dei loro rappresentanti”.
L’auspicio del responsabile dei Rapporti con le Camera è “il più ampio coinvolgimento del Parlamento, la massima sinergia tra governo e Parlamento per realizzare, nei tempi che ci concede la legislatura, un intervento incisivo e di ampio respiro capace, anche su questo terreno, di avvicinare la politica ai cittadini nel pieno rispetto dei principi costituzionali di personalità, eguaglianza, libertà e segretezza del voto”.