(Adnkronos) – Le minacce ai diplomatici sono ”inaccettabili” e ”Israele deve indagare” e ”dare spiegazioni” sui colpi d’arma da fuoco sparati contro una delegazione di 32 ambasciatori e consoli di Paesi europei e arabi in visita nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania. E’ unanime il coro di condanne dopo gli spari, ”colpi di avvertimento” come ha detto l’Idf esprimendo ”rammarico” per l’accaduto, rivolti alla delegazione che secondo Israele si stava avvicinando a un posto di blocco dell’esercito e ”si era allontanata dal percorso previsto arrivando in una zona in cui non era autorizzata ad andare”. Tra loro anche il vice console italiano a Gerusalemme, Alessandro Tutino.
”L’ho sentito al telefono, sta bene”, ha dichiarato ieri il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani su ‘X’. ”Chiediamo al governo di Israele di chiarire immediatamente l’accaduto. Le minacce contro i diplomatici sono inaccettabili”, ha aggiunto Tajani, che ha convocato alla Farnesina l’ambasciatore di Israele a Roma Jonathan Peled per chiedere spiegazioni.
Lo stesso hanno fatto il ministro degli Esteri francese Jean Noel Barrot e il capo della diplomazia spagnola José Manuel Albares, convocando gli ambasciatori di Israele a Parigi e a Madrid.
“Qualsiasi minaccia alla vita dei diplomatici è inaccettabile”, ha ribadito l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Kaja Kallas, che ha ”chiesto a Israele di indagare su quanto accaduto e di individuare i responsabili”, chiamandoli a rispondere. Kallas ha quindi ricordato che Israele è ”firmatario della Convenzione di Vienna che regola la protezione dei diplomatici”.
Tra gli altri, ”ferma condanna” è stata espressa anche da Madrid, un diplomatico spagnolo faceva parte della delegazione finita nel mirino del fuoco israeliano. “C’era uno spagnolo nel gruppo di diplomatici, che sta bene. Siamo in contatto con gli altri Paesi colpiti per coordinare congiuntamente una risposta a quanto accaduto, che condanniamo fermamente”, hanno fatto sapere dal ministero degli Esteri spagnolo. ”Sono scioccato nell’apprendere che oggi l’esercito israeliano ha aperto il fuoco su una ventina di diplomatici, tra cui un collega belga. Per fortuna sta bene’, ha scritto su ‘X’ il ministro degli Esteri belga, Maxime Prevot, spiegando che ”questi diplomatici stavano effettuando una visita ufficiale a Jenin, coordinata con l’esercito israeliano, con un convoglio di circa venti veicoli chiaramente identificabili. Il Belgio esige da Israele spiegazioni convincenti”.
Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha detto che ”il governo israeliano deve fare immediatamente luce sulle circostanze di quanto accaduto e garantire l’immunità dei diplomatici”. Di questo, Wadephul parlerà con il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar, come si legge in una nota diffusa da Berlino che esprime ”ferma condanna” per l’attacco. Anche il vice primo ministro irlandese Simon Harris si è detto ”scioccato e inorridito” per l’attacco ”totalmente inaccettabile” alla delegazione di cui ”facevano parte anche due diplomatici irlandesi”.
Nella delegazione di diplomatici a Jenin c’erano rappresentanti di diversi Paesi dell’Unione Europea e arabi, ma non solo. Secondo la lista del ministero degli Esteri palestinese erano rappresentati una trentina di Paesi e organizzazioni internazionali: Portogallo, Giordania, Cina, Austria, Bulgaria, Turchia, Spagna, Lituania, Polonia, Russia, Giappone, Romania, Messico, Canada, Egitto, Cile, Francia, Regno Unito, Corea, Wfp, Uruguay, Olanda, Finlandia, Italia, Germania, Unrwa, Ue, Danimarca, Belgio. Presente anche l’Italia.
L’Idf si è detta pronta a indagare sull’accaduto, ha affermato che ”non ci sono stati né danni né feriti” e che ”saranno immediatamente contattati i rappresentanti dei Paesi coinvolti. Nei prossimi giorni l’Idf condurrà colloqui personali con i diplomatici per aggiornarli sui risultati preliminari dell’indagine”.
Ma per il ministero degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) la delegazione diplomatica ”stava svolgendo una missione ufficiale per osservare e valutare la situazione umanitaria e documentare le violazioni dell’esercito israeliano contro il popolo palestinese. Questo atto deliberato e illecito costituisce una palese e grave violazione del diritto internazionale”.
Condanne sono arrivate anche dai Paesi arabi. L’Egitto, rappresentato nella delegazione a Jenin dal suo ambasciatore presso i Territori palestinesi, ha ”condannato con fermezza” l’attacco israeliano definendolo ”una violazione di tutte le norme diplomatiche” e chiedendo a Israele di ”fornire i chiarimenti necessari”.
Anche la Giordania ha condannato ”l’attacco israeliano” come ”una violazione palese del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario, un atto criminale”. Il portavoce del ministero degli Esteri giordano, Sufian Qudah, ha ricordato che l’azione costituisce una violazione della ”Convenzione di Vienna del 1961 sulle relazioni diplomatiche, che stabilisce le procedure e le tutele per le missioni diplomatiche e garantisce loro l’immunità”. Qudah ha poi esortato la comunità internazionale a fare pressione su Israele affinché cessi immediatamente la sua aggressione contro Gaza e ponga fine alla pericolosa escalation in Cisgiordania.