ISCHIA IN ATTESA DEL PIANO PAESAGGISTICO, PER SANARE GLI ERRORI DELL’UOMO! DI ANTIMO PUCA

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Il  Piano Paesaggistico è uno strumento eccezionale che non tradisce le aspettative quale strumento innovativo introdotto dal ‘Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio’ che rafforza, nell’ambito della tutela, il ruolo della pianificazione paesaggistica.
Molto probabilmente, proprio per questa sua notevole forza di condivisione non solo dello sviluppo di un territorio ma di una vera e profonda coscienza del Bene Comune, non si riesce a considerarlo vero e proprio riferimento sia per le politiche regionali che per quelle di più ampia portata legate al Pnrr.

(Antimo Puca)

Il paesaggio ischitano, anche a causa di una serie di enormi criticità sia causate dall’uomo che da eventi naturali, sconta da un lato l’organizzazione ancora settoriale delle competenze soprattutto in determinate situazioni.
L’attuazione dei contenuti del Piano, infatti, scivola verso una forte settorializzazione nell’affrontare le gravi problematiche che lo caratterizzano. Infatti, si concentra progressivamente la narrazione intorno al Piano Paesaggistico esclusivamente sui suoi contenuti regolativi, trascurando completamente di parlare dei contenuti strategici, inserendo nel piano gli eventi che si potrebbero manifestare dopo. Si sceglie questo atteggiamento così da far passare l’idea che l’attuazione sia questione delegabile alle routine burocratiche, anziché amplificare, condividere e sviluppare riflessioni sull’impegno politico, economico e progettuale che tale attuazione richiede.
Forse per gli amministratori il Piano Paesaggistico Territoriale limita fortemente le possibilità di sviluppo urbanistico per le peculiarità del territorio. Il vincolo in questione viene ritenuto inadatto alle esigenze attuali e freno per iniziative di crescita e riqualificazione urbana.
Non è un caso che Ischia, che si distingue per la sua bellezza artistica e paesaggistica e la sua storicità, sia “vincolata”.
Evidentemente l’interesse alla tutela dell’isola da un imbarbarimento non è al pari della necessità di ulteriore sviluppo col rischio concreto dell’imbarbarimento.
Il documento non contiene riferimenti a possibili condoni edilizi, ma rappresenta un primo passo verso un dialogo istituzionale con la Regione, volto a rivedere l’attuale normativa.

I vincoli attuali hanno reso regolari molti immobili abusivi a causa della complessità normativa e dell’interferenza con strumenti urbanistici comunali.

Si fa strada la determinazione che fosse meglio privilegiare il racconto di un atto di natura regolamentaria, perché si percepisse una diminuzione dell’efficacia del Piano a vantaggio delle negoziazioni che costituiscono l’abituale quotidiano scambio politico. Il tutto si amplifica nella procedura della conformazione dei PUG al Piano Paesaggistico Territoriale. Infatti raramente si supera il burocratico recepimento dei contenuti del Piano Paesaggistico fino a progettare e proporre innovazioni nella stessa pianificazione.

In pochissimi casi Amministrazioni comunali lungimiranti e dotate di una visione strategica politico-culturale pianificano, nell’ambito della conformità del proprio Piano Urbanistico Generale (PUG) una più ampia nozione di ‘cura’ del territorio nelle sue molteplici dimensioni.

In conclusione si rileva comunemente che l’attuazione del Piano, soprattutto nella fase della progettazione dei PUG conformemente al Piano Paesaggistico, sconta l’enorme riluttanza a stabilire regole strategiche di sviluppo prediligendo il persistere di strumenti urbanistici obsoleti e sovradimensionati relativi a politiche di popolamento e sviluppo risalenti anche a cinquanta anni fa ed assolutamente non realistici.

In generale, la riluttanza nel riconoscere il Piano Paesaggistico Territoriale quale punto di riferimento nelle scelte di futuro del territorio, si ripercuote nel benessere e nella coesione sociale a causa della mancata sensibilità e attenzione per quei valori culturali e paesaggistici che sono l’essenza del sentire comune.

di Antimo Puca