CAMPI FLEGREI. CARDAMURO: “MI APPELLO AL MINISTRO MUSUMECI PER SICUREZZA E PRAGMATISMO”

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Raffaele Cardamuro dell’Associazione Io abito ha scritto una lettera aperta al Ministro Musumeci con un appello accorato che richiama l’attenzione sulla storia e la dignità dei Campi Flegrei, un territorio abitato da millenni e ricco di cultura e tradizioni. Nella lettera afferma che c’è bisogno di un approccio pragmatico e concreto da parte delle istituzioni. La lettera invita a superare l’inerzia burocratica e a fornire soluzioni reali per la sicurezza e il benessere delle comunità locali, valorizzando il patrimonio storico e culturale della zona.

ecco il testo della lettera:

Caro Ministro,
Lei abita sull’Etna, vero? Allora dovrebbe sapere bene cosa significa vivere su una terra che da sempre convive con la forza della natura. Eppure, con grande leggerezza, ha dichiarato che “non si sarebbe dovuto edificare nei Campi Flegrei”.

Forse le sfugge un dettaglio: queste terre sono abitate con onore e gloria da millenni. I Campi Flegrei hanno ospitato popoli, culture e civiltà che hanno fatto la storia del Mediterraneo. Se un giorno il destino vorrà metterci alla prova, noi lo affronteremo, come hanno fatto i nostri padri prima di noi.
Lei, piuttosto, eviti affermazioni superficiali e si occupi di ciò che le compete: la sicurezza e il rispetto di queste comunità.

È pur vero che nell’area Flegrea esistono molte abitazioni prive di titolo edilizio. Ma è altrettanto vero che lo Stato, nella sua massima rappresentanza, ha permesso tutto questo. Non dal dopoguerra, è vero, ma dagli anni Ottanta sì. E oggi non servono né retorica né facili condanne: serve pragmatismo. Quello che manca alla politica di oggi.

Forse, il pragmatismo che aveva il grande Silvio Berlusconi. Prendiate esempio da lui. Oggi è fondamentale stabilire, con chiarezza, quali siano i passi da compiere in una visione complessiva e concreta dello Stato. Serve l’apporto e l’aiuto delle istituzioni per permettere ai cittadini di mettere in sicurezza i propri fabbricati.
Svincolate quest’urbanistica che è ferma, ingessata da 50, 60, 70 o forse cento anni. La Sovrintendenza si occupi di tutelare i nostri monumenti, come è giusto che sia, ma lasci in pace il mondo dell’edilizia privata.

Oggi esistono tecnologie e competenze per mettere in sicurezza le costruzioni. Date la possibilità di farlo a chi se lo può permettere, e soprattutto aiutate chi non ha le risorse per farlo. Basta dire sempre “no” a ogni richiesta. I “no” non hanno mai risolto nulla, anzi: hanno generato, negli ultimi cinquant’anni, proprio quella edificazione selvaggia che oggi si vuole condannare.

Finitela di puntare il dito sull’abusivismo come scusa per l’inerzia. Perché, se non sbaglio, oggi gli sfollati sono quasi tutti ospitati in edifici regolari, costruiti 70, 80, 100 anni fa, ma che presentano problemi strutturali dovuti all’età e alla mancanza di manutenzione.

C’è troppo vincolismo. Troppi dinieghi nelle pratiche edilizie. Troppi soldi sprecati in iter burocratici infiniti e nell’obbligo di mettere in campo professionisti su professionisti. Questo non funziona. Questo è il problema.

Fate cose concrete. Basta chiacchiere.
Qui c’è gente che patisce e subisce le vostre chiacchiere. Ogni giorno. Severamente.

Ah, giusto per memoria storica: Cuma (Kýmē in greco) è la colonia greca più antica e la più lontana dalla madrepatria. Fondata intorno al 740 a.C. da coloni provenienti da Calcide.
Noi qui ci siamo sempre stati. E continueremo ad esserci.”

Raffaele Cardamuro