NAPOLI. IMPRENDITORE RAGGIRATO DA DUE MALFATTORI

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Nell’ambito di un’attività di indagine diretta dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord e affidata al Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, il giorno 2 febbraio 2023 è stata accertata una truffa aggravata nei confronti di un imprenditore napoletano, da parte di due soggetti, uno dei quali spacciatosi come funzionario della D.I.A. I due malfattori avevano richiesto alla vittima la dazione di una tangente di circa € 30.000 per intercedere a suo favore in una (immaginaria) indagine della citata Direzione.
Le indagini hanno portato all’arresto in flagranza di reato dei due responsabili e al sequestro di denaro contante pari a € 27.400.
Gli accertamenti effettuati dai militari del Gruppo di Giugliano in Campania  hanno evidenziato che l’affermato professionista, architetto, in rapporti commerciali con un imprenditore operante nel settore del
commercio di materiali edili, approfittando del citato legame fiduciario, dopo avergli comunicato l’asserito
coinvolgimento in una complessa attività di indagine concernente false fatture effettuata dalla Direzione
Investigativa Antimafia, gli prospettava la possibilità di “alleggerire” la propria posizione, con l’intervento di un “Comandante della D.l.A.”.

Nell’ambito di successivi incontri con il fantomatico funzionario di polizia, veniva richiesto all’imprenditore il
pagamento di una tangente di € 30.000, per indirizzare positivamente i presunti accertamenti in corso.
All’atto dello scambio del denaro contante, avvenuto nel parco commerciale “Grande Sud” in Giugliano in
Campania, erano appostati, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Napoli Nord, numerosi
militari della Guardia di Finanza che, distribuiti nei punti sensibili del centro, osservavano l’intera operazione.
Nel momento in cui si perfezionava la dazione della tangente, i finanzieri intervenivano, procedendo al recupero della somma di € 27.400 e arrestando i due malfattori per il reato di truffa aggravata.
I successivi accertamenti hanno evidenziato che il presunto funzionario della D.I.A. era in realtà un mero impostore, disoccupato e pregiudicato per reati di stupefacenti e che la complessa indagine prospettata era solo una mera invenzione finalizzata all’ottenimento del denaro, ingenerando nell’imprenditore l’esistenza di un potenziale danno.