ACCUSSI’ ADDA I E…ACCUSSI’ VA!!! DI VINCENZO ACUNTO

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Questa settimana avevo pensato di utilizzare questo spazio per esaminare l’interessante proposta che
viene dalla politica foriana di candidare, come prossimo sindaco, il dr. Davide Castagliuolo che, sempre
riottoso ad occupare posizioni di prima fila, ha ceduto alla unanime pressione dei colleghi in scadenza,
offrendo la sua esperienza e preparazione, per la sostituzione di Francesco Del Deo. Al quale una stupida
legge vieta il terzo incarico per amministrare la cosa pubblica, sempre più orfana di soggetti qualificati. Ero
già a metà pezzo, quando i media hanno diffuso una notizia così sintetizzata “voragine a Casamicciola l’isola spezzata in due”!

 

La prima foto che circolava sui media era la n.1. che si allega e le informazioni diramate erano: “sui luoghi si sono portati immediatamente il commissario Legnini e il suo vice Loffredo” che, temendo, forse, che Tifeo avesse aperto una nuova bocca eruttiva dell’Epomeo per coprire Casamicciola non solo d’acqua ma anche di fuoco, disponevano l’immediata chiusura della statale al traffico veicolare –

 

foto2-. Per fortuna non era così e per sapere cosa era successo, telefonai ad un mio amico del posto che,
conoscendo il territorio per viverci da sempre ove ha fatto anche il sindaco, mi ha detto che, dove era
comparso il foro, c’è un’antica canaletta, per il deflusso meteorico dal “Monte Pio della Misericordia” verso
il mare, coperta da un solettone di cemento che, per recenti lavori di una ditta privata, era stata rotta, mal
riparata e aveva ceduto. Ho pensato, quindi, che il commento degli eventi politici foriani potesse attendere
anche perché gli accadimenti che si accavallano a Casamicciola, come altrove, sintetizzano, sempre più,
come il prolungato stato di inedia amministrativa, alla mercè del pressappochismo, presenti il conto che
può essere di insegnamento e di sprono per tutti gli altri amministratori isolani e di chi si propone di
assumerne le responsabilità. Ricordiamo che Casamicciola Terme, dal mese di luglio scorso vive senza
un’amministrazione civica ed è controllata da un funzionario della prefettura che si è andato ad aggiungere
ad un commissario di governo per la ricostruzione post terremoto. Ad essi si è aggiunto, dal 30 novembre
scorso, un commissario post alluvione. Un paese, quindi, in mano a commissari con poteri di piccola
burocrazia, delle cui attività, se si va a stilare un resoconto nei tempi delle loro applicazioni, il quadro è
deprimente.I funzionari, non essendo investiti da mandato popolare, non avvertono particolari disagi a
restare “agnostici” alle problematiche o alle contumelie della gente. Sono dei passacarte,
comprensibilmente, restii a prestare il fianco a responsabilità per cose ad essi non addebitabili, spesso in
essere dalla notte dei tempi o a snellire l’azione del “pachiderma burocratico” che spesso porta “border
line” ogni amministratore pubblico. Similia similibus! Anche perché lo spettro di un “pubblico ministero”,
penale o dei conti, aleggia in ogni stanza e contribuisce a raggelare ogni iniziativa. Giusto per comprendere,
ricordo che quando all’altezza dell’eliporto (stesso Comune, stessa statale) cadde un grande masso, i tecnici
dell’Anas (quelli che vengono il mattino e vanno via il pomeriggio dopo il pranzo) volevano disporre la
chiusura della strada dovendo “verificare lo stato di pericolo del costone e…bla,bla,bla”. Il Sindaco
dell’epoca, Arnaldo Ferrandino, conoscendo i luoghi, si oppose assumendosi la responsabilità e fatto
allontanare il masso fece riprendere il transito. Salvando l’isola e la sua economia, visto che si era in piena
estate. Salvo poi dover constatare, come ho scritto più volte, che quel costone, da decenni, è stato lasciato
nella stessa condizione di pericolo e i responsabili della strada, al di là delle transenne e di una rete, nulla
hanno saputo più fare e tutto resta in attesa dell’emergenza successiva. Tanto poi la natura farà il suo
corso. Ad Ischia è noto che sui costoni nascono, spontaneamente, fiori bellissimi che fanno dimenticare “il
cancro” che esiste sotto di loro (foto 3 e 3a).

 

Cancro sviluppatosi non per colpa diretta degli ischitani ma per
l’incapacità degli stessi di liberarsi dell’-“indole del cameriere” che attanaglia il loro essere e che li porta
(forse anche per gelosia) a far considerare migliori, rispetto ai tanti che sull’isola pur ci sono, quelli che
arrivano col vaporetto e con le giacche alla moda. A mia memoria è da oltre 40 anni che nella pubblica
amministrazione isolana succede così, con il placet dei poteri di controllo. Mezze calzette che si uniscono
tra di loro e, in virtù di leggi predisposte da intellettuali che nella vita non hanno mai amministrato nulla,
dettano l’agenda di vita di una comunità che, nel rendiconto della storia, oggi ne paga il conto in termini di
vite umane e di familiari dissoluzioni finanziarie. Senza voler entrare negli eventi post alluvione, che
sarebbe troppo lungo, partendo dal piccolo ultimo fatto di Casamicciola, chi non pensa che se ci fosse stato
un casamicciolese alla guida del paese avrebbe risolto in un batter d’occhio l’evento della canaletta sulla
statale o quanto meno sarebbe stato accorto a che non si verificasse? Un sindaco che gira il paese si rende
conto delle cose che non vanno e di ciò che non fanno i dipendenti del suo municipio. E qui bisognerebbe
stilare un elenco lunghissimo di omissioni, per finire alle azioni di chi nel luglio scorso, per misere
aspirazioni di potere, fece decadere il sindaco e la giunta. È un refrain, quello delle dimissioni dalla carica
pubblica per un maggior potere, che si ripete sempre più spesso (soprattutto nei piccoli centri del sud-
Italia), per cui appare necessario un intervento del legislatore affinché, o ripristina il vecchio sistema di
elezione del sindaco o dispone l’incandidabilità di quei consiglieri che, dimettendosi, fanno sciogliere il
consiglio comunale. Ma, bisogna dire che Casamicciola non piange da sola. A Forio, al di là della
pericolosissima condizione di Via Mazzella (di cui ho più volte scritto – foto 4)

 

non si comprende come è
possibile che un amministratore, “attento e capace” come Francesco del Deo, consente, che una ditta, di
cui evito aggettivi, da vari anni, per realizzare la messa a dimora della condotta fognaria, lungo la ex prov.le
tra Forio e Panza, crei, permanentemente, condizioni di pericolo sia per la circolazione che per la tenuta
strutturale della stessa strada, dei muri o fabbricati che la costeggiano. Buldozzer impressionanti che
scatenano vibrazioni pericolosissime sugli antichi muri a secco (che in taluni punti sono già crollati) che, per
mesi, vengono lasciati a dimora lungo l’arteria stradale (che illegittimamente diventa parcheggio dei
macchinari e suppellettili di cantiere wc compresi) il cui sedime è lasciato dissestato con avvallamenti
paurosi e caverne sottostanti a raccogliere acque meteoriche che, oltre a far crollare i muri a secco laterali,
influiranno, certamente, sulla staticità futura di quelli che contengono l’altra corsia. Quando poi crolleranno
(come la canaletta di Casamicciola) di chi sarà la colpa? Del Padreterno che ha fatto piovere o dei
responsabili degli uffici tecnici e di vigilanza locale che non seguono la regolare evoluzione delle opere che
si eseguono sulle strade affidate ai loro controlli?

Le foto 5, 6 e 7 attestano quanto dico. Se ci allunghiamo
poi a Serrara, la situazione è ancora peggio e ci vorrebbe un giornale intero per riassumere tutto. Le
situazioni di pericolo attendono tempi di eclatanze dolorose per essere affrontate. Comica, tra le altre, è
diventata la segnalazione di pericolo lungo la statale al Ciglio ove, da due anni e più, un muro è in pericolo
e, al di là di un “semaforo”, nulla si fa –

foto 8 e 9. Ordunque, visto che in certi uffici fare il proprio dovere è
sempre più un optional, sarebbe ora che altri, utilizzando quegli stessi poteri che la legge pur loro affida,
‘adoperassero di conseguenza reprimendo un andazzo diventato intollerante. E, nella crescente
intolleranza, è successo che ieri ho dato un passaggio ad un mio vecchio amico panzese. Uno di quei
contadini d’un tempo, sempre molto presente e attivo che ti trasmette il piacere della saggezza antica; che,
con mia sorpresa, mi ha detto che ogni domenica la nipote gli legge i miei articoli. Con dire rassegnato, nel
bel dialetto panzese che tento di trascrivere, ha detto “tu scriv e dic’ semp’ verità ma nisciun te stà a sentì.
È inutil ca te fai ‘u sangh’ acit pecchè accussì adda ì e accussì va!”. Riflessione saggia quanto amara!
acuntovi@libero.it