ISCHIA: ISOLA FELICE? DI VINCENZO ACUNTO

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In una bella canzone del maestro foriano Giuseppe Colella (Biondina), della metà degli anni 60, il poeta
narrando dell’isola che s’apriva al turismo e quindi al benessere, recitava “vieni biondina, vieni ti porto ad
Ischia dove si mangia, si balla, si beve e si fischia, poi tutto il resto viene da sé, ‘u paravis te facci’ vedé”!


Un’isola indubbiamente felice tanto da essere paragonata al Paradiso. Da anni, in tanti miei articoli, vado
gridando che l’isola, giorno dopo giorno, va perdendo quella bellezza originaria che l’ha resa famosa nel
mondo per la quale i suoi abitanti si sono arricchiti. Finalmente, dopo anni, domenica 19 scorso, ho avuto il
piacere di leggere, da una firma autorevole del giornalismo ischitano “Franco Borgogna”, un pezzo dal titolo
“Il potere e l’intelligenza” nel quale, l’articolista, esaminando il risultato elettorale della recente
consultazione nel comune “capofila”, sottopone all’analisi argomenti pesanti e interessanti! Trascrivo “preso
atto che i cittadini del comune di Ischia al 95% sono soddisfatti del loro sindaco e dell’amministrazione
comunale uscente…si deve ritenere che…del degrado crescente (civile, sociale ed economico) non ci sono
colpevoli. Il traffico assurdo, l’incredibile gestione delle soste consentite nelle situazioni più inaccettabili, il
passaggio di auto e moto nei centri storici negli orari in cui la gente è seduta ai tavoli di bar e ristoranti, il
proliferare incontrollato di autonoleggi e noleggi moto, il lassismo preelettorale che ha consentito ai privati
ogni tipo di abuso, i mancati introiti da imposte e tasse, sono meriti di un’amministrazione che andava
premiata”. Il grido di dolore si allunga poi al parcheggio della Siena “le cui vergogne hanno interessato solo
12 persone” e richiamando un intervento “positivo” della dirigente la soprintendenza napoletana su “Villa
Gingerò”, auspica intervento analogo a porre limite allo scempio della Siena. Il cloù dello scritto è “Il dramma
per questo comune è che non ci troviamo di fronte ad un potere camorristico nel senso letterale e giudiziale
del termine. Quello esercitato a Ischia è più subdolo: borderline tra legalità e illegalità, linea che
scientificamente si cerca di non varcare, condizione in cui non è chiara la predominanza del carnefice
(amministrazione) sulla vittima (cittadinanza). Vi è un rapporto talmente intrecciato e inscindibile tra eletti
ed elettori che non si possono più condannare gli eletti senza condannare gli elettori”. Ed ancora:
“intervenendo, in un recente convegno sulla legalità, tenutosi sull’isola d’Ischia, alla presenza di autorità della
magistratura e delle forze di polizia ho chiesto ai partecipanti di porre maggiore attenzione alla lettura dei
quotidiani locali dove vengono esposti numerosi casi di opacità amministrativa dentro la quale si nascondono misfatti difficilmente dimostrabili da giornalisti ed opinionisti locali”. Per me è stato un pezzo di grande sostegno psicologico in quanto, finalmente, anche altri, su quest’isola, avvertono l’esigenza di uscire allo scoperto sottolineando argomenti forti. Gli stessi che, inutilmente, espongo da anni. Quello che ha scritto Borgogna è tutto vero.

Ritengo che ha trascurato un dettaglio di non poco conto “le colpe dell’intellighenzia ischitana”. È sicuramente vero che lui, come me e altri, ha/abbiamo superato la soglia anagrafica degli stimoli
per un impegno politico diretto. Scrivendo, però, dimostra/iamo che non abbiamo superato ancora quella
delle sensibilità sociali, ambientali e delle proiezioni future che, se riflettiamo, sono il “lievito madre” della
convivenza civile di una qualsiasi società organizzata. Per semplificare il concetto, dico che se l’intellighenzia scende “dall’Aventino” su cui, scioccamente, s’è ritirata, tante cose potrebbero cambiare. Tanto in Italia quanto sulla nostra isola. Borgogna si lamenta che le forze dell’ordine non pongono molta attenzione alla stampa locale. Indubbiamente è vero. Ma possiamo dire che l’isola presenta una “stampa seria che stimola un seguito?”. Esistono due quotidiani che non hanno una linea editoriale. Per reggersi economicamente, devono fare i salti mortali e, “saltando”, offrono un’informazione raffazzonata, spesso inutilmente eclatante, non sempre fondata e, forse, indotta. Con il corollario che, a furia di gridare al lupo al lupo, poiché spesso il lupo non c’è, non è più presa in considerazione. Illuminante potrebbe essere il confronto tra quanto scritto dal periodico “Iustitia.it” nella pubblicazione del 15 giugno e quanto pubblicato da un quotidiano locale il giorno precedente.

Un tempo esisteva “Il giornale d’Ischia” -quindicinale poi diventato settimanale-, ove
scriveva chi aveva padronanza della scrittura e della lingua, rispetto della notizia e delle persone che si
coinvolgevano. Ricordo, per averlo visto direttamente, che nelle caserme isolane, il foglio di stampa era
seguito con attenzione dal dirigente che, per notizie particolari, incaricava il militare “più duttile” per capire
“di cosa si trattasse” e relazionare di conseguenza. Ricordo il brigadiere Lorenzo Zaccaria (oggi colonnello
dell’arma o forse già in pensione) che aveva rapporti con tutti quelli che scrivevano. Utilizzando il metodo del
caffè e un apparente distacco, era costantemente aggiornato di quanto avveniva. Girava sempre con una
cartelletta sottobraccio e, senza mai apparire che investigasse o che utilizzasse l’opinionista come delatore, riusciva a risalire la china di tanti eventi stoppando, sul nascere, situazioni “borderline” come quelle descritte da Borgogna. Oggi, sull’isola d’Ischia, per l’incancrenimento di certe patologie, ci vorrebbero almeno 100 militari come Zaccaria. Ordunque, tornando alla nostra quotidianità e al grido di dolore di Borgogna (che
faccio mio), fermandoci al solo aspetto urbanistico/ambientale, chi non vede che la vicenda del parcheggio
della “Siena” ad Ischia, come pure quella della costruzione sullo scoglio delle “parate di S.Angelo” o delle
tante baracche che si realizzano sugli arenili, sugli scogli e negli angoli più pittoreschi di quest’isola
meriterebbero un occhio più attento da parte della dr.ssa Cinquantaquattro, dirigente della soprintendenza,
visto che i sindaci sembrano essere presi da miopia?

Chi non ritiene che l’isola d’Ischia non può essere ulteriormente considerata come area destinata a sfruttamento intensivo di famelicità che divorano il territorio, l’ambiente e le persone? Chi non ritiene che taluni interventi, apparentemente repressivi, di certi uffici stanno minando alla radice la piccola imprenditoria locale? Per fermare la deriva in atto, penso che l’intellighenzia ischitana, se ancora esiste, potrebbe svolgere un ruolo decisivo. Abbandoni l’Aventino e faccia ritorno alla realtà dalla quale, i nostri figli, sono costretti a scappare per cercare lavoro altrove. Riunendo gli sforzi, accantonando supponenze da primogenitura, potrebbe dare filo da torcere a chiunque pensa che in quest’isola, un tempo felice, possa continuare a fare il suo tornaconto. Provar per credere! acuntovi@libero.it