Milano, 10 gen. (Adnkronos) – La nuova pressione dei malati di covid sugli ospedali si poteva evitare se in questi due anni si fossero realizzate nuove strutture e si fosse reclutato nuovo personale. A denunciarlo è Paolo Gasparini presidente della Società italiana di Genetica Umana, ordinario di Genetica Medica all’Universita’ di Trieste e designato come esperto del gruppo di lavoro “Trasferimento della Terapia Genomica nella pratica clinica” per il Consiglio Superiore di Sanita’. Nel mirino anche il super green pass e le ultime misure prese dal governo: ”faccio fatiche a capirle”. A cominciare dall’obbligo vaccinale agli over 50.
”La categoria degli over 50 -dice all’Adnkronos- non è una categoria a rischio. La categoria a rischio è la over 65. Se si volesse fare una campagna veramente efficace e mirata sulle categorie più a rischio si dovrebbe partire da qui. Da queste persone che non vengono neanche colpite dal green pass dato che spesso sono in pensione e quindi conducono una vita che sostanzialmente non è intaccata dalle limitazioni del green pass. Sfuggono cioè ai radar dei controlli. Certo ora con gli over 50 rientrano, ma con la platea così allargata sarà impossibile vaccinare tutti in tempi brevi, quindi si andrà incontro a difficoltà logistico decisionali”. Anche perchè, spiega, ”in questi due anni poco o nulla è stato fatto in termini di nuove strutture e di reclutamento di personale. Senza considerare che molti medici e operatori sono andati in pensione”.
In una situazione come questa, quindi, secondo il professore, un piano di vaccinazione efficace dovrebbe tenere conto delle evidenze scientifiche per procedere il più spediti possibile: ”se analizziamo tutti i dati emersi dalla letteratura e che continuano a essere pubblicati dai principali centri di ricerca nazionali e internazionali, emerge che il tasso di reinfezione nei guariti dal covid è bassissimo, inferiore al 3 per mille. Questo significa che esiste un’ immunita che li protegge dalle ondate successive indipendentemente dalle varianti. Studi in vitro dimostrano poi una memoria dell’immunità e di conseguenza in presenza anche di bassi anticorpi, i soggetti che hanno avuto la malattia molto probabilmente sviluppano una risposta anticorpale”. Ma non solo. Gasperini sottolinea che ”stanno emergendo sempre più pubblicazioni che dimostrano che la vaccinazione nei guariti dà un numero di effetti collaterali e una gravità maggiore dei non guariti. Quindi loro non devono essere un target prioritario in una campagna vaccinale”.