LE NOSTRE BAMBOLE DI PEZZA E QUELLE PER IL LETTO. LE STORIE DI SANDRA MALATESTA

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Stasera vorrei tanto raccontare di come erano belli i giorni dopo Natale quando correvamo tutti sullo spiazzale. Non prendevamo appuntamento, era quasi un fatto inconscio. Sembrava che tutti volessimo condividere la gioia dei nostri doni. Non tutti i bambini avevano giocattoli, ma tutti giocavamo con quelli che portavamo.

Seduti sul muretto del canalone mettevamo in fila i soldatini da una parte e le bambole da un’altra. Poi ci mettevamo di fronte a guardarli felici e avevamo quasi paura di toccarli. Restavamo così circa dieci minuti e poi si cominciava. Il freddo si sentiva sul viso e sulle mani, ma non volevamo tornare a casa. Verso mezzogiorno uscivano i nonni e le nonne con i loro bastoni curiosi e felici della nostra felicità. “Piccerè che ti ha portato Babbo Natale vieni fammi vedere”. Mi disse una nonna. Sgranavano gli occhi come bambini sorpresi. Ricordo la mia bambola in mano alla nonna della mia amica. Lei la girava, guardava le gambe, le scarpette, i capelli. Lei non aveva avuto mai una bambola solo quella di pezza che conservava gelosamente. Cosi le chiedemmo di farcela vedere. Lei, piano piano, andò a casa e la prese. Questa volta noi tutte sgranammo gli occhi. Era fatta con stoffa rosata che sembrava panno lenci, era tutta imbottita di qualcosa di morbido. In testa lana marrone a formare dei riccioli. Un bel vestitino sempre cucito a mano, gambe morbide diritte e senza una forma di piede. Il viso era troppo bello. Ricordo che la bocca, gli occhi e il naso erano ricamati a punto erba o pieno. Quella bambola era morbida da stringere al punto che sembrava un neonato dalla pelle tipo gomma piuma.

Cosi quel giorno giocammo con la bambola di pezza e le facemmo fare la nonna delle nostre belle bambole Furga. Con le pietre costruimmo un recinto, e dentro altre pietre schiacciate facevano il tavolo e i letti… per la nonna tanta sabbia ricoperta dalla carta delle caramelle Rossana.. e per il nonno un piccolo sediolino sempre di pietra vicino a un buco dove doveva riscaldarsi. Mettemmo le bambole dentro e con le mani le facemmo muovere e mentre noi parlavamo per loro. Fu bellissimo quel mattino di di tanti anni fa. Quando da adulta a scuola comprammo le PIGOTTE DELL’UNICEF, io raccontai ai miei alunni di quelle bambole di pezza e dissi loro che non avrei mai pensato che poi un giorno quelle bambole fatte un poco meglio di quelle delle nostre nonne, avrebbero aiutato tanti bambini. In ogni casa c’era sempre una bambola seduta al centro del letto. Di solito le donne dopo aver sistemato bene le coperte, mettevano un bel copriletto di raso e, al centro dei due cuscini, la bambola seduta con tutta la gonna ampia allargata. Avevano il viso di porcellana truccato molto bene e vestiti ampi e lavorati che formavano quasi una ruota al centro del letto. Noi bambine non potevamo toccarle. Ci sgridavano dicendo che doveva essere sempre tutto sistemato perché poteva venire una visita e la casa doveva essere bella e accogliente. Quel gusto del particolare, senza possedere tanti particolari, faceva di quelle donne, delle creatrici di cose belle e anche per noi bambini era dolce sapere che loro avrebbero sempre creato anche per noi, cose originali per farci giocare e sognare… e… come dicevano loro.. per comparire…

Sandra