PINETE D’ISCHIA: UN VANTO IERI, UNA VERGOGNA OGGI. DI ANTIMO PUCA

Bisogna dare la dovuta rilevanza alla situazione fito sanitaria che si rileva nelle pinete. Una situazione che riterrei quasi drammatica  totalmente condizionante la sopravvivenza delle conifere. Non si denuncia che, a causa dei pesanti attacchi parassitari e fungini, la pineta non si rinnovi e che quindi, in un futuro prossimo, con i tempi richiesti dalle naturali trasformazioni forestali, sia davvero preconizzabile un possibile avvicendamento naturale da parte di quelle che, rispetto alle artificiali associazioni forestali attuali poco stabili, si dimostreranno più stabili, cosicché le nuove generazioni potranno trovarsi di fronte a quello che, invece, per lo scrivente, in un concetto prettamente ambientalista, catalogherebbe come “trasformazione naturale della pineta verso un bosco planiziale litoraneo”. Che una critica situazione fito sanitaria interessi sia i popolamenti di Pino Marittimo che quelli di Pino domestico, intaccando pesantemente lo stato vegetativo delle due specie e la loro possibilità di perpetuazione, quindi la vita e la sopravvivenza delle pinete è purtroppo nota. Il Pino Marittimo è da anni flagellato da vari attacchi parassitari che ne hanno decimato la presenza su tutti i soprassuoli considerati e solo ottimisticamente oggi si potrebbero ipotizzare, per la mancanza di efficaci mezzi di lotta, garanzie sulla perpetuazione della specie. Il Pino domestico ormai da oltre una decina d’anni non fruttifica più!! E quindi non dà più vita a nuove generazioni che possano ricostituire il normale rinnovo dei popolamenti come era invece sistematicamente avvenuto in questi ultimi 200 anni. Questo è lo scenario realistico da denunciare. Altro che “giornalate”, convegni, studi, comitati di difesa delle pinete e nascita di “circoli di bocciofila” animati da Impreparate sensibilità selvicolturali. Muovere le coscienze per denunciare concretamente lo stato di degrado della pineta. Approfitterei per sensibilizzare chi pensa che le pinete debbano essere lasciate a loro stesse invitandoli ad osservare, quando passano per caso in una pineta, non solo le chiome delle piante, ma di guardare “ai piedi” delle conifere e nelle aree intorno ad essi in quello che era il punto che, canonicamente, faceva rilevare la presenza o meno della corte del novellame frutto della disseminazione, quindi della vita futura della pineta. Oggi anche un distratto osservatore rileverebbe che, come succede da anni, la rinnovazione dei pini non solo sia divenuta del tutto sporadica ma, spesso, del tutto assente. Segno tangibile ed inequivocabile che le pinete, stanti così le cose, siano davvero destinate a sparire. Su questo stato di cose mi preme del resto quanto sia poi rilevabile nel concreto, a parte convegni, studi e seminari, l’immobilismo di amministrazioni, enti ed autorità, e che spesso le opportunità politicamente sbandierate di aiuti e solleciti ad intervenire molto spesso cozzino contro lungaggini burocratico amministrative e scarsa accessibilità degli aiuti pubblici, dirottati regionalmente e prioritariamente ad altre aree. Se è grande l’importanza di denunciare la critica realtà della situazione quanto poi siano alti gli ostacoli da superare, a cominciare dal combattere contro coloro che auspicano, per mantenerle, di lasciare a sé stesse le pinete, di non farvi entrare motoseghe e machine che le distruggerebbero e dagli ostacoli burocratici amministrativi che spesso si parano davanti a chi vorrebbe compiere opere di miglioramento. Ben vengano azioni di Pianificazione Forestale ma soprattutto si autorizzino e si facciano, trascurando le alzate di scudi da parte dei “cespugli” ambientalisti, tutti gli interventi necessari ad aiutare lo stato vegetativo delle componenti arboree,- abbattimento delle piante secche e deperienti, diradamenti, potature, contenimento della componente arbustiva, manutenzioni della viabilità di servizio, interventi di salvaguardia antincendio-, e vengano adottate pratiche per un rilascio tempestivo dei tutoli abilitativi e delle autorizzazioni, – troppo spesso frazionate e delegate a vari enti-, per fare le opere. Altresi si prospettino piani di finanziamento più agevolati e non penalizzanti e così si creino, quanto meno, le condizioni per ridare vigore alle pinete con la speranza che in esse, oltre a contenersi le criticità fito sanitarie, si rinnovino le possibilità di fruttificazione ed almeno si possa sperare, con condizioni di miglioramento benessere dei soprassuoli, che i tempi di sostituzione del pino, rispetto ad altre specie, si allunghino.

di Antimo Puca

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