La drammatica storia di Eluana Englaro, la ragazza italiana che a seguito di un incidente stradale visse in stato vegetativo per ben 17 anni fino alla morte naturale sopraggiunta a seguito dell’interruzione della nutrizione artificiale ottenuta dalla famiglia e in modo particolare dal papà Beppino che del riconoscimento del diritto a poter scegliere se staccare o meno la spina ad un paziente ormai in stato vegetativo ha fatto la sua ragion di vita, ritorna di attualità grazie alla pubblicazione del libro-fumetto pubblicato dalla “001 Edizioni” dall’eloquente titolo “Luana 6233 giorni”. Si tratta di un racconto che al contrario di altri, non si accanisce nei dettagli, nella ricostruzione, ma si concentra piuttosto sul dipingere il clima e l’atmosfera della vicenda. In questo senso, dal punto di vista narrativo, Eluana non sembra nemmeno essere la protagonista, quanto piuttosto un elemento di scardinamento di una situazione rimasta immutata fuori tempo massimo. Nell’introduzione, Maurizio Mori, ordinario di bioetica a Torino e dal 2006 presidente della Consulta di bioetica ha tra l’altro dichiarato che “l’attuazione di quanto previsto dalle legittime sentenze circa il caso Eluana ha segnato la fine del paternalismo medico vitalista che subordinava la libertà dell’interessato alla tutela della vita, per affermare che il consenso informato e la libertà sta al vertice e ha la precedenza su tutto il resto”. Una rottura che si è cercato di impedire con proteste, manifestazioni, una legge (il famoso decreto “salva Eluana”), pressioni di ogni tipo, ma che alla fine di quei 6233 giorni si realizzò. Autori di questo importante libro sono la disegnatrice Martina Sorrentino, Claudio Falco e l’ischitano Marco Ferrandino il quale ai nostri microfoni ci ha detto com’è nata l’idea di raccontare la storia di Eluana.