ANTIMO PUCA: ” GLOBALIZZARE LA RICCHEZZA UMANA”

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Globalizzare la ricchezza umana

L’Isola Verde ha ospitato quest’anno,in una tappa,tra il 19 e 20 ottobre,il Summit G7 2017.

L’iniziativa ha visto la presenza di numerosi studiosi e politici provenienti da tutto il mondo. Numerosi i temi affrontati durante le sessioni tematiche:da quelli relativi ai processi economici e sociali nell’era della globalizzazione ai problemi legati alla cancellazione del debito dei paesi più poveri,al commercio internazionale e soprattutto all’impatto evolutivo delle multinazionali e della globalizzazione sui mercati finanziari. Ritengo che se lo sviluppo della globalizzazione continuerà ad avanzare senza una chiara e comune idea alla base,il mondo rischierà di cadere in un caos sempre più grave dove una globalizzazione sempre più superficiale si contrapporrà a una realtà segnata da profonde e dolorose fratture. Sia tra gli stati sia tra le razze,ognuno è pronto ad approfittarsi degli altri e a derubarli e,appena se ne presenta l’occasione,non risparmia tirannia e ferocia per realizzare tale scopo. Le competizioni militari,politiche ed economiche,che causano sacrifici e infelicità,dovrebbero essere trasformate in una”competizione umanitaria”per il bene proprio e quello degli altri. Sono convinto che la strada per realizzare un mondo dove tutti possano diventare vincitori consista nel promuovere dialoghi aperti tra le persone nel reciproco rispetto delle diversità. Il mondo non diventa umano solo perchè è fatto dagli esseri umani:esso è umano quando diventa oggetto di un dialogo. L’essere umano non è soltanto corpo,materia,beni di consumo o entità economica,esso è un complesso di sentimenti,di valori interiori in cammino verso la ricerca della verità,della bellezza. Per questo motivo,accanto alla globalizzazione della ricchezza e delle economie occorre parlare di una globalizzazione più ampia e radicale:quella della ricchezza umana. I processi in atto non possono essere univoci,cioè tendenti a una omogeneizzazione culturale,economica,sociale. Tali processi,però,devono rispettare e valorizzare le diversità sociali,culturali. Per questo ritengo che uno dei nodi cardine della globalizzazione sia proprio l’incontro tra globalizzazione e localizzazione. Non a caso il termine glocal-”glocale”-sta entrando nel linguaggio di chi si interessa del mondo in trasformazione. Esso rappresenta un incontro tra i processi globali e la realtà concreta,locale,immediata. Approfondire la propria fede,il proprio credo,può contribuire al cambiamento della società. La fede permette all’essere umano di raggiungere le parti più profonde di sé,della sua coscienza. La persona non è un essere dissociato,non vive a compartimenti stagni. La persona è una realtà profondamente unitaria e in questo senso il valore Fede non viene sradicato dall’esperienza della vita quotidiana. Anzi,al contrario,è l’anima che dà un tono e una caratteristica nuova a tutto ciò che viene costruito in ogni ambito. Pensare a una fede come a qualcosa di estrinseco o opzionale alla persona equivale,a mio modo di vedere,a non possedere una concezione vera dell’essere umano. Infatti la persona come tale rappresenta una varietà che nasce a cresce su un terreno d profonda unità. Se l’obiettivo G7 è il raggiungimento di una maggiore giustizia e solidarietà in un mondo sempre più spaccato in due,questo obiettivo non può non essere accolto. Ma c’è un punto fondamentale in tutto questo:alla base deve esserci il dialogo e il rifiuto di ogni forma di violenza. Alla violenza corrisponde sempre e solo violenza. L’individuo è sempre più schiacciato e passivo rispetto al potere dell’economia. L’individuo è tale nella misura in cui afferma la sua personale identità nel rapporto con gli altri. In questo senso è necessario che esso non rimanga solo,ma intessa una rete di rapporti con gli altri. Per questo motivo deve esserci un ripensamento riguardo al sostegno che i lavoratori danno alle varie strutture di rappresentanza. Anche il sindacato deve essere ripensato. Oggi ci troviamo di fronte a problemi diversi rispetto al passato. Basti pensare a quanto il lavoro sia sempre più legato al problema della conoscenza. L’era delle nuove tecnologie ci mette di fronte a nuovi bisogni e a nuovi diritti. Per questo ritengo che sia più che mai necessario che sui problemi ci si incontri,si dialoghi e insieme si dia una risposta. Alla fine,ogni risposta deve nascere dal consenso,altrimenti è una risposta valida per alcuni e combattuta da altri. Alla base di tutto c’è dunque il dialogo. Ciascuno di noi ha una responsabilità indeclinabile di fronte alla quale deve chiedersi,non in maniera formale o declamatoria o col desiderio di stare sotto i riflettori,ma in modo umile e concreto:io cosa posso fare per far si’ che il mondo,a volte cosi’ contrastante nella diversità,possa incontrarsi? E’ una domanda che riguarda sia il mondo della strada e la quotidianità di ognuno di noi,sia realtà più vaste,come quelle dei nostri paesi. La politica non è fatta per rendere felici gli animi sensibili. La mia piccola arma personale è la scrittura. Un segreto per la durata di un politico è avere una capacità incredibile di giocare un unico gioco,un gioco nuovo con regole nuove o con nessuna regola che apporti cambiamenti alla società. Spero che l’Italia non sia di nuovo all’avanguardia in senso negativo,come un tempo lo fu con il fascismo. La classica borghesia e classe lavoratrice sono scomparse. Per milioni e milioni di elettori non contano più i valori che noi abbiamo sempre considerato validi. Nemmeno in maniera ipocrita. Con “Lumpenproletariat” Marx definiva quel sottoproletariato incapace di coscienza politica.,che incarna aspetti negativi e regressivi del proletariato,cosi come questa borghesia non ha più niente a che fare con il liberalismo borghese. Interessante è l’implosione a cui assistiamo. Abbiamo un governo che dispone della più grande maggioranza in Italia dalla fine della seconda guerra mondiale e la usa anche per modificare la Costituzione,ma viene bloccato dai conflitti interni. L’opposizione è purtroppo nulla. Credo alla parola del filosofo Gramsci:”pessimista secondo ragione e ottimista con la volontà!”. L’Europa è l’unica possibilità per noi. Tutti i nostri problemi sono europei. Faremo qualche passo in avanti ma anche altri passi indietro prima di arrivare allo Stato europeo che io sogno.

Antimo Puca21740089_10211760884270632_6149897874600384747_n