Al dibattito in senato su decreto ischia, è intervenuto il senatore di Forza Italia Mario Occhiuto:
“Tragedie come quella successa a Ischia il 26 novembre scorso hanno il potere di fermare il tempo e, peggio, di portare indietro le lancette. A Ischia il dramma del 2022 si accoda a quello del 2017: in entrambi i casi la natura ha colpito territori generosi quanto fragili con una forza e una devastazione molto energiche.
Naturalmente, prima di addentrarci nella discussione, vorrei esprimere un sentito ringraziamento a tutti coloro i quali si sono spesi in soccorso e nella solidarietà, a chi ha dovuto farlo per dovere, fino a chi lo ha fatto per propria volontà. Con la distruzione dovuta a un evento straordinario si perdono le vite degli esseri umani, i luoghi che hanno costruito, si fermano i loro progetti. La natura segue la sua evoluzione naturale, non si cura dei nostri affanni e del nostro dolore per le tragedie accadute. Noi, però, abbiamo gli strumenti: l’ingegno, la tecnica, il progetto. Per questo, ogni volta che avviene una disgrazia di questo tipo, non si può parlare di fatalità: è fare un torto all’ingegno umano, alla nostra capacità progettuale. La storia insegna: nel passato ci siamo sempre difesi con ripari, con fortificazioni, con ogni conoscenza tecnica che avevamo a disposizione. Ora dipende da noi, dal nostro impegno, dal senso di responsabilità voler mettere in sicurezza il territorio. Dobbiamo difenderci meglio, ma finora non lo abbiamo fatto: abbiamo fatto sempre e solo annunci. Anche il collega Mazzella ha parlato della prevenzione, ma mi risulta che anche il Governo con i 5 Stelle ha addirittura smantellato la struttura di missione ItaliaSicura e Casa Italia, a cui erano stati assegnati dei finanziamenti e su cui era stato fatto un lavoro. Peraltro, è stato presentato per l’Assemblea un ordine del giorno per la ricostituzione di quella struttura. Nel tempo abbiamo visto che dove vengono previste opere di salvaguardia si limitano i danni; ogni volta che c’è stato un impegno in questo senso, c’è stato un risultato positivo.
Oggi esaminiamo un nuovo decreto-legge, perché in questi casi chi rimane, chi sopravvive alla tragedia ha il diritto di ricominciare e lo Stato ha il dovere di aiutarlo a ricominciare. Da una parte, ci sono le esigenze di vita quotidiana dei cittadini del luogo; dall’altra, c’è una prima forma di interventi tampone per mettere in sicurezza lo stato dei luoghi, con la previsione di un Commissario straordinario, in attesa di un piano complessivo che riguardi i rischi idrogeologici dei quali il nostro Paese è specificatamente connotato.
La vita di un territorio così colpito ha la necessità di fermare alcune fasi della propria quotidianità. Nell’immediato era necessario disporre la sospensione di una serie di termini, di versamenti e di adempimenti tributari e contributivi, nonché di rinviare le udienze di procedimenti civili e penali. Si è pensato anche a sostenere i Comuni interessati che hanno perso il gettito dei tributi sospesi, prevedendo un apposito fondo tenuto presso il Ministero dell’interno. All’Italia, però, serve un progetto complessivo di salvaguardia del territorio sul piano idrogeologico, energetico e sismico. Abbiamo le competenze per poterlo fare. Abbiamo i tecnici e abbiamo le imprese.
D’altra parte, già l’esame del provvedimento alla Camera dei deputati ha fatto comprendere che, oltre alle misure immediate, fosse necessario rendere ancora più concreti gli interventi economici. Si è arrivati infatti a stanziare fino a 85 milioni di euro. Le modifiche alla Camera hanno ulteriormente ampliato il raggio di azione del decreto, prevedendo il rafforzamento delle autorità di bacino distrettuale dell’Appennino meridionale. Al Commissario straordinario, nel 2017, sono stati anche assegnati i compiti relativi agli interventi del novembre 2022. Questo è logico, oltre che assolutamente necessario, per garantire il coordinamento tra gli interventi urgenti di messa in sicurezza idrogeologica del territorio e quelli di ripristino delle infrastrutture pubbliche e degli immobili privati. Così come è fondamentale avere una visione pluriennale per la ricostruzione, il Commissario ha anche il compito di predisporre un piano di interventi con una validità quinquennale.
Sempre per pianificare gli interventi, è stato previsto che l’Autorità di bacino si occupi dell’aggiornamento degli strumenti di pianificazione. Ciò è importante perché può avvenire poi per più stralci funzionali.
Se però è apprezzabile questa emergenziale ed embrionale prima forma di tutela delle persone e del territorio, la discussione deve essere anche l’occasione per un ripensamento complessivo del ruolo del Governo, statale, regionale e locale, riguardante un problema atavico che la nostra terra, bellissima e meravigliosa, ha nel suo bagaglio. La cura di un’Italia tanto bella, ma tanto delicata per la sua connotazione idrogeologica, merita un approccio che non può essere solo di tipo emergenziale e successivo alle tragedie. L’abusivismo è un dato di fatto incontestabile, un problema su cui si deve intervenire in maniera decisa e soprattutto netta. È inutile prendersela dopo con i sindaci, che sono quelli che poi gestiscono il momento in cui avviene la tragedia; le responsabilità sono a monte. Spesso abbiamo delle situazioni in cui abusi del genere sono stati fatti decine di anni prima, come nel caso in esame. Ciò anche perché il livello di intervento che un sindaco può mettere in pratica è diverso, occupandosi il Comune di urbanistica e non di vincoli sovraordinati, a quello degli enti comunali e magari di altri soggetti come le soprintendenze o le autorità per il rischio idrogeologico.
Urge quindi un programma di monitoraggio più costante e analitico delle aree più a rischio. Ecco perché è importante l’ordine del giorno sull’unità di missione per il monitoraggio e il coordinamento del dissesto idrogeologico. Si potrebbe anche in qualche modo collegare questa unità di missione alle Agenzie regionali per la protezione ambientale (ARPA) che potrebbero poi gestire da remoto sia il monitoraggio che un programma di dati utile sia per l’emergenza che per la previsione di progetti di prevenzione. Tutto questo però non basta. Per il futuro sarebbe anche opportuno pensare a un codice dell’emergenza, che si attivi ipso iure in caso di calamità idrogeologica, prevedendo un ampio ventaglio di tutele e accorgimenti nel caso di evento infausto. Non può e non deve essere il Governo di turno a decidere se vanno sospesi i processi, le rate dei mutui o i tributi. L’esperienza, purtroppo negativa, sulla tematica in questione ci ha insegnato quali possono essere le più opportune misure in casi di questo tipo.
Sarebbe opportuno quindi pensare a una legislazione più complessiva che tenda a codificare sia l’approccio preventivo, responsabilizzando le varie istituzioni e gli enti locali, sia quello successivo all’evento in termini di previsione di un complesso minimo di regole emergenziali.
In sostanza, il nostro dovere è garantire sicurezza alle persone e salvaguardare un patrimonio unico al mondo. Oggi non abbiamo alibi, ce lo chiedono i sopravvissuti, lo impone la storia. Serve un grande programma nazionale di investimenti e incentivi, un’operazione di sistema che deve partire subito e che ha bisogno di tempi lunghi. D’altra parte, la natura ragiona su tempi molto lunghi.
È quindi importante avviare un grande progetto complessivo, sul serio questa volta. Il nostro territorio va salvaguardato e difeso; ce lo chiedono da anni proprio eventi del genere. La straordinaria bellezza dei nostri luoghi è un valore profondo.
L’obiettivo a cui dobbiamo aspirare, dopo le disgrazie avvenute e i tanti morti, è una grande operazione di salvaguardia per il futuro, rifiutare l’alibi della fatalità, difendere le vite umane e proteggere questa nostra grande bellezza. Questo è il nostro compito di legislatori”.