Armi chimiche nel Mare di Ischia, rifiuti tossici in Campania.

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Ma cosa succede? Dal Rapporto Balestri alla Manifestazione dei 60.000 a Napoli, dalla desecretazione delle confessioni del pentito della camorra Schiavone sulle discariche tossiche e radioattive alle indagini condotte da Legambiente sugli arsenali chimici inabissati al largo dell’Isola d’Ischia, l’emergenza inquinamento in Campania sembra essere sempre più grave. Non si tratta soltanto, infatti, della emergenza rifiuti che da anni attanaglia la regione Campania e a tratti anche l’Isola d’Ischia, relativa alle quantità di rifiuti, ancora in gran parte non differenziati, quotidianamente accumulati nelle discariche – che via via chiudono per riempimento mentre, di contro, è sempre più diffiicile localizzarne di nuove – o smistati poi verso il famigerato inceneritore di Acerra o, a mezzo navi, al costosissimo, per i contribuenti, incenerimento in Olanda.
No, questa volta l’allarme e l’attenzione dei cittadini si sono spostati su aspetti che sono sempre stati tenuti nascosti e che solo grazie alla tenacia di Magistrati o di Associazioni ambientaliste sono emersi in tutta la loro gravità.
Aspetti legati ad avvenimenti lontani nel tempo, che vanno dal traffico illegale e allo smaltimento in aree agricole di rifiuti tossici e radioattivi effettuato dalla camorra nel corso degli ultimi 20 – 30 anni in Campania, alle operazioni compiute dalle Forze Armate americane nell’immediato dopoguerra, relative al trasferimento ed allo smaltimento in mare dell’arsenale chimico fabbricato durante il Regime Fascista in Italia e solo parzialmente utilizzato: due eventi lontani nel tempo ma la cui pericolosità ricade oggi e ricadrà sulle future generazioni
Silenzio di Stato, Segreto di Stato, indifferenza delle Istituzioni, subalternità e connivenza hanno negato fino ad oggi ai cittadini il sacrosanto diritto di sapere, di essere informati, di poter difendere la propria salute e di richiedere ai responsabili di porre rimedio e di fermare la distruzione dell’ambiente nel quale si vive e nel quale vivranno future, incolpevoli generazioni.
Sulle confessioni del pentito di camorra Schiavone rese nel 1997, relative alle quantità e alle ubicazioni dei siti e delle cave nelle quali venivano interrati rifiuti tossici di ogni tipo – almeno 350mila tonnellate di prodotti chimici tossici e nocivi provenienti dalla famigerata Acna (e non solo) scaricati in quell’area – calò nel 1997 il Segreto di Stato, con la motivazione di voler salvaguardare le indagini in corso. Solo nello scorso mese di ottobre è stato ritirato. Per 16 anni in un cassetto, mentre in quelle zone si moriva di cancro.
Confessioni che , quando sono state rese pubbliche, hanno suscitato allarme, rabbia e anche disperazione nella popolazione. Associazioni, Parrocchie e Movimenti ambientalisti organizzati da “Fiume in Piena” hanno iniziato a ribellarsi organizzando la straordinaria manifestazione di protesta di Sabato 10 Novembre scorso a Napoli, e sembra proprio che sia solo l’inizio di una più vasta mobilitazione.

Silenzi e segreti a lungo custoditi, come quelli relativi allo scarico di armi chimiche in mare effettuati nel 1945 e 1946 tra Ischia / Punta San Pancrazio, Bagnoli e Capri, dove sono state affondate quantità non specificate di bombe contenenti fosgene (“CG”), cloruro di cianuro (“cyanogen chloride”, “CK”) e acido cianidrico o prussico (“hydrogen cyanide”, “AC”) e una quantità imprecisata di bombe all’iprite.

Area dove presumibilmente è avvenuto lo sversamento in mare dell’arsenale chimico
Bombe progettate per durare a lungo anche in condizioni estreme, la cui produzione (e utilizzo) durante gli anni 1935 – 1945 e il cui stoccaggio e sversamento in mare nel dopoguerra sono stati negati per anni da militari, politici e professori che hanno innalzato un muro di insulti e smentite. Si deve, come scrive nel suo interessantissimo libro “Veleni di Stato” l’ottimo Gainluca di Feo, all’onestà intellettuale del Generale Corcione, divenuto Ministro della Difesa nel 1995, il riconoscimento della verità su questo disastro ambientale.

I Rapporti Brankowitz ed Aberdeen

I rapporti militari americani Brankowitz ed Aberdeen, nuovamente secretati dopo un periodo in cui furono resi pubblici, riferiscono dell’affondamento, nel Golfo di Napoli, di enormi quantità di bombe e proiettili contenenti iprite, fosgene, arsenico, lewisite, cloruro di cianuro e cianuro idrato: sostanze micidiali, che ancora oggi rilasciano il loro carico di veleno nell’ecosistema marino e nella catena alimentare.

La situazione ad oggi: ce ne parla Giuseppe Mazzara di Legambiente Ischia

“E’ una questione di carattere nazionale, non solo relativa alla nostra isola d’Ischia”.
Questo il primo commento del Dr. Giuseppe Mazzara, cinquantaduenne bancario ischitano, in prima linea da 20 anni con Legambiente in tante battaglie in difesa dell’ambiente, non ultima quella relativa, appunto, allo sversamento in mare di armi chimiche.
“Quello che è successo ad Ischia è successo anche in altre località, come ad esempio nel lago di Vico e nel mare antistante Molfetta, Pesaro e Cattolica : per questo motivo è stato creato un Coordinamento nazionale dei Comuni inquinati da armi chimiche, tra cui Ischia”.
“Le prime informazioni raccolte hanno riguardato l’area prospieciente Capo Miseno, dove esperti subacquei hanno localizzato, a circa un miglio dalla costa, un deposito di armi inabissate. Questa indagine andrebbe estesa al Golfo di Napoli, come ad esempio già è stato fatto per il Mar Adriatico.
“Legambiente, in occasione dell’approdo a Ischia della Goletta Verde, nel luglio del 2011, ha lanciato una campagna che ha preso corpo in numerose iniziative anche Parlamentari, interrotte dalla fine anticipata della scorsa Legislatura e da riprendere”
Mazzara ha idee chiare su cosa sia necessario fare: “Andrebbe inanzitutto effettuata una prospezione subacquea delle zone dove si suppone sia avvenuto lo sversamento in mare. Un rover sottomarino potrebbe effettuare riprese e scandagliare i fondali per fornire tutte le informazioni necessarie”

Rover Subacqueo per riprese in profondità – La Goletta Verde nel Mare di Ischia
“Sulla base delle eventuali evidenze andrebbe poi avviata, come a Molfetta, una campagna di bonifica dei fondali in quanto la pericolosità di rilascio di veleni o sostanze tossiche è ancora molto elevata: ho personalmente raccolto le testimonianze di 2 pescatori ischitani che, avendo issato a bordo delle loro imbarcazioni alcuni residuati bellici, , rimasti impigliati nelle reti, hanno lamentato strane manifestazioni cutanee dovute presumibilmente a sostanze tossiche. “
Mazzara conclude con un appello: “Non facciamo cadere questo allarme nel vuoto: questo problema va risolto, riguarda la salute dei cittadini e non può essere una questione economica – costi di prospezione dei fondali e soprattutto di bonifica – a fermare l’accertamento del rischio e la sua eliminazione”

Di Amedeo Borzillo

 

 

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