NUOVE REGOLE PER UN FUTURO MIGLIORE. DI ANTIMO PUCA

0
60
“Non esiste libertà senza regole. È lecito cambiarle, non ignorarle”. Claudio Magris (1939), letterato, già senatore della Repubblica è l’autore autore della dichiarazione che corrisponde pienamente all’ideale democratico.
La coscienza è sospesa. Un continuo dentro e fuori. Nostalgie e futuro. Aria di Novecento. Maschere di Flumiani che ci guardano. Tragedie umane ed epiche letterarie ancora ben sedimentate. Fuori c’è Ischia. Altra musica. Niente vento. Luci crude. Voci. Colori smorzati. E’ il rimbalzo del Porto. Forse si cambia. Ma forse no. Ischia si sta svegliando. La depressione della pandemia può essere messa alle spalle. Il furto denunciato è quello del nostro orizzonte, un atto compiuto con destrezza, perché in tutti i dibattiti politici nessuno guarda oltre il breve periodo, nessuno si prende la briga di immaginare come potrebbe essere un territorio, come Ischia, oppure il nostro Comune in un futuro lontano.
Le elezioni comunali che si sono appena tenute aprono nuovi scenari, ancora in larga parte però ignoti. In politica i simboli e i gesti non si possono trascurare, e guidare dalle retrovie può esporre a insidie. Acquistare quel minimo di distanza critica che è indispensabile per rafforzare la democrazia in una fase in cui essa appare sfibrata (i dati sull’astensione che vanno letti anche nel contesto delle situazioni locali sono preoccupanti). Ciò non vuol dire mettere in difficoltà il sindaco ma aiutarlo invece ad articolare quei profili di equità della sua azione che egli stesso ha più volte richiamato, ma che avrebbero bisogno anche di una sana dialettica tra sinistra e destra per essere messi a fuoco e trasformarsi in politiche. Si deve approfondire l’analisi del voto per capire se c’è una tendenza che potrebbe avere una spiegazione unitaria, ma tenendo conto del fatto che si tratta di consultazioni diverse da un voto politico, che non hanno quindi un impatto immediato sulla consistenza dei vari gruppi. Il sindaco deve puntare a mettere insieme un’alleanza sociale ampia, che sappia trovare una mediazione virtuosa tra le necessità della crescita e quelle della giustizia sociale e della sostenibilità.
La battaglia per Ischia deve essere fatta sui problemi del Comune e dei suoi abitanti, sul programma della coalizione, senza cedere alla tentazione di sovrapporre a questa dimensione altri obiettivi che sono importantissimi, ma che devono trovare la propria collocazione nei tempi e nei luoghi appropriati.
Ma le parole in politica prima o poi devono fare i conti con la realtà, con gli interessi, le ambizioni, e i rapporti di forza. Mettere insieme un partito che abbia un buon radicamento su scala nazionale è un compito che richiede un tempo e un lavoro che appaiono incompatibili con una presenza costante in una realtà difficile come sarà comunque quella ischitana. Sarebbe tuttavia avventato affermare, come ha fatto qualcuno, che si apre una fase completamente nuova. Che i “populisti” o le destre sono sconfitte, e che si torna a una presunta normalità. La democrazia in questo momento è fragile quasi ovunque. Se non ci lasciamo alle spalle la pandemia, consolidiamo gli indicatori di crescita economica, e facciamo i conti con le cause profonde di un malessere che ci portiamo dietro da più di un decennio, non potremo sentirci davvero al sicuro.
Realizzare questi obiettivi non sarà facile, anche perché è inimmaginabile che si ottenga senza andare incontro a tensioni e conflitti. C’è bisogno di più politica, non meno. Di un nuovo modo di intendere il ruolo del pubblico potere (per riprendere l’espressione di Massimo Severo Giannini) nell’economia e nella società. Promuovere la partecipazione, non scoraggiarla. Dare respiro alle giovani generazioni, offrendo loro qualcosa di diverso da un futuro fatto di incertezza economica ed esistenziale. Sarebbe bello pensare che il tempo dei guitti e dei demagoghi è finito. Ma sarebbe incosciente affermarlo prima che l’ambiente sociale in cui hanno prosperato in questi anni sia stato bonificato, e reso nuovamente salubre per una democrazia all’altezza delle proprie promesse. Claudio Magris dice: “Ci sono due tipi di futuro: il piccolo futuro immediato, quello che non c’è mai perché è sempre in arrivo; e il grande futuro, il futuro dei profeti biblici sempre in cammino verso una terra promessa”. E’ inevitabile pensare che Ischia oggi sia tutta scacciata sulla prima accezione di futuro, quello che brucia veloce, ancora prima che uno abbia finito di pronunciare la parola. Ma è altrettanto inevitabile che dovremmo puntare a altro e provare a raddrizzare la rotta sulla seconda accezione di questa parola, atteggiamento che dovrebbe essere comune a tutte le forze progressiste presenti sullo scenario politico. Altrimenti stiamo compiendo un furto, tutti, e ciascuno con una sua precisa responsabilità. A volte per scatenare delle piccole rivoluzioni serve solo trovare i punti di innesco.