Affermava Bernardo di Chartres, filosofo e grande grammatico del XII secolo:” siamo come nani sulle spalle dei giganti, si che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non per l’acutezza della nostra vista, ma perché sostenuti e portati in alto dalla statura dei giganti”. Dobbiamo riscoprire l’umiltà di sentirci parte di una realtà che non siamo stati noi a creare dal nulla ma che ci viene consegnata da chi ci ha preceduti, per arricchirla e riconsegnarla a nostra volta. Bisognerebbe chiedersi cosa ci hanno consegnato le generazioni precedenti. Verità, Libertà, Coscienza: categorie che sembrano aver perso significato oggettivo. Spesso si fonda il proprio pensiero su opinioni, ritenute gelosamente personali, e non si avverte il desiderio di confrontarsi con riflessioni sostenute da argomentazioni valide, frutto di un solido cammino di ricerca. L’aggancio con il passato, con la tradizione, è ritenuto superfluo. Libertà è un termine dai molteplici significati,che si presta agli inganni. Non si tratta di libertà per la verità ma di libertà dal limite, dai vincoli della stessa vita politica, una libertà che porta in sé un (sinistro?) “potenziale rivoluzionario di una enorme forza esplosiva” (Enciclica”Spe Salvi”, n. 18,Bebedetto XVI). Quando si tocca il fondo nasce la possibilità di risalire e riemergere. Ma dal fondo di un processo rivoluzionario contemporaneo deve sorgere, per tutti, il dovere di una autocritica fra ideologie delle contemporaneità che hanno demolito le generazioni precedenti, il passato, la tradizione e coloro che tentano ogni giorno di conservarla. Cultura del passato e tradizioni sono ancora possibili purché non ci si limiti a lamentarsi e si ricordi, con Bebedetto XVI, che “accendere un fiammifero vale più che maledire l’oscurità” (don Tonino Bello).
Di Antimo Puca