ELEZIONI REGIONALI. LA CAMPANIA? SOLO UN NOME SENZA CONTENUTI! DI ANTIMO PUCA
Le elezioni regionali sono alle porte. Campania sembra sempre più un termine generico, capace solo di evocare restrizioni economiche e burocrazia. Con la Campania succede quello che succedeva a S. Agostino col tempo. Quando non si chiede cosa sia, si sa cos’è. Ma quando lo si domanda, non lo si sa più. Per Campania s’intende non solo un’espressione geografica o un progetto politico, bensì una civiltà, un modo di essere, un’appartenenza culturale, un’affinità tra i suoi abitanti.

(Antimo Puca)
Si può vivere il senso di appartenenza alla Campania così come si vive l’amore per un paesaggio. Oppure lo si può raccontare. Farlo sentire. Si deve parlare della disoccupazione, del turismo, della destagionalizzazione, di regolare i fitti estivi/bed and breakfast ed equilibrarli con i residenti dei luoghi turistici, dell’attuale gravissima crisi e della necessità di leggi Comuni a tutti i territori. Un discorso serio sarebbe un’analisi precisa delle strutture, degli organismi, delle leggi e delle regole che sembrano traballare, cercando di capire cosa va eliminato senza paura, cosa va difeso e così via. L’identità Campana nasce dalla fusione e dal riconoscimento delle innumerevoli identità locali che la compongono. Occorre riconoscere la molteplicità delle identità che compongono la Campania, senza fonderle in un’amalgama che le cancelli, ma vedendole come elementi organici di una stessa realtà superiore che le costituisce e che esse costituiscono. Come diversi rami di uno stesso albero. Giochi di palazzo e palazzetto rischiano di allontanare dalla politica una parte consistente dell’elettorato: imprenditori, professionisti, partite Iva, commercianti, mondo Campano della produzione, del lavoro e delle competenze. Indugiando senza costrutto su nomi e tattiche si rischia di perdere d’occhio il vero e l’unico obiettivo delle elezioni ovvero invidiare un modello di Regione innovativo capace di affrontare le enormi e complesse sfide che ci attendono. Dunque, anziché continuare perseverare in uno sterile e non sempre giustificato autocompiacimento o meno sulle attività passate, è più che mai urgente immaginare e definire delle linee progettuali credibili e, possibilmente, vincenti per uscire dall’impasse attuale. La Campania è una macchina usata e usurata con luci e ombre in particolare sui temi della sanità e del sociale, delle Infrastrutture e del rapporto con i corpi sociali. Certi escamotage permetterebbero di perpetuare un sistema di potere ormai radicato che però non ha prodotto né innovazione né risultati straordinari.
Il tempo delle tattiche e dei veti deve finire il prima possibile per garantire a chiunque esso sia il tempo minimo per raggiungere ogni angolo della Regione e spiegare al mondo che produce cosa la Regione può fare di nuovo per aiutare gli imprenditori, difendere i nostri cluster e continuare a creare posti di lavoro e ricchezza.
Di tattica si muore. Di strategia lungimirante si prospera.
Spero che si possa passare dalle proposte sui nomi alle proposte operative per una Campania rinnovata e protagonista.