DONNA: PIANETA SCIVOLOSISSIMO. DI VINCENZO ACUNTO

Sembra che in Italia, terra di poeti, cantanti, pittori, del bello e dell’amore, sia stata dichiarata una guerra senza quartiere alle donne. Tante sono le vittime che cadono per mano di uomini (?) violenti. Il bollettino ogni giorno si aggiorna e, purtroppo, come ho scritto più volte, non sarà l’inasprimento delle pene detentive o una maggiore incisività delle forze di polizia a frenare istinti che definire animaleschi è esercizio di stile. Senza un’analisi profonda tesa a comprendere cos’è cambiato nella società italiana negli ultimi vent’anni, per annotare fatti così gravi, non si andrà da nessuna parte. Il comprenderlo sarebbe già un grosso passo in avanti per cui non ho la presunzione di riuscire a stimolarlo con un piccolo commento di stampa. Per quanto mi riguarda, per quei casi non organizzati della vita, ho avuto la fortuna di crescere attorniato da donne. E tutte con carattere. Mio padre navigava e a casa con me c’era la mamma e due sorelle. I vicini di casa erano tutte donne in quanto anche lì l’uomo navigava per cui possibilità di repliche o “ribellioni di genere” non erano possibili. Subito, ero posto a tacere senza possibilità di replica. E, tacendo e riflettendo, mi accorgevo che ero molto più considerato se lasciavo fare piuttosto che tentare ribellioni di sorta. Ho fatto così anche da adulto e non mi sono mai pentito. Manco a saperlo era la filosofia di mio padre che un giorno, ero già “cresciutello”, mi disse “uagliò tu ‘e femmen adda lassà ffà, ca chell’ fann’ pur’ pe te. Controll’ a distanz’ e quann’ vir ca stann pe sbaglià, ce dic’ zittu – zittu.  Nun aizà mai a voce mai e mman”. Mia madre era solita rumoreggiare sulle problematiche di casa ma quando c’era da prendere qualche decisione importante ricorreva a mio padre che, “sottovoce”, le faceva notare cosa fosse più opportuno. Dopodiché lei diventava il megafono di quella che doveva apparire come la “sua” decisione. Il metodo è andato avanti per tutta la vita con beneficio per tutti. Quando mia mamma s’accorse che incominciavo a manifestare sensibilità per il genere femminile, in evidente stato di gelosia possessiva, mi disse “ricordati ca ‘a femmen te fa, te cresc’, t’allicrea e t’ arruina” e constatata l’incapacità del figlio di trattenersi aggiunse “foss’ n abbona cosa, si te faciss prevt”. Disperato ed ultimo tentativo di sottrarlo alle attenzioni di un’altra donna che non fosse lei.  Gli insegnamenti e le avvisaglie mi hanno consentito, nel prosieguo di vita, di rendermi conto che, in genere, è sempre la donna a creare quei meccanismi chimico/fisici che portano alla formazione della coppia ed è sempre lei che ha la forza per scombinarli. Mi disse un giorno un vecchio contadino panzese “ricordati ca a femmen’, a puot’ cummegghià (coprire) l’or ma si nun vole nun ce sta nient’ a fa. È inutile ca sfrennesie”. Da che mondo e mondo è stato così e sarà sempre così. Ricordo che, negli anni 60, la cinematografia era prevalentemente epica o religiosa. La domenica (talvolta) la mamma ci portava a Panza a vedere il cinematografo e una, tra le tante, delle pellicole che si proiettavano era la storia del “peccato originale”. Adamo ed Eva, con coperture abbastanza ridotte (per l’epoca), erano i padroni assoluti di quel luogo incantato ove pure gli animali li rispettavano ed erano felici. Dio aveva imposto, ai due umani, un solo divieto “non cogliere il frutto dalla pianta proibita”. Adamo lavorava i campi, Eva accudiva felice il suo uomo che era sempre prodigo di attenzioni verso di lei. Un giorno, però, la donna si mostrò imbronciata e alla richiesta di Adamo del motivo, replicò che voleva un frutto di quell’albero. Adamo tentò di resistere in tutti i modi ma il broncio di Eva cresceva (ed evidentemente gli negava qualche concessione) fino a quando l’uomo cedette e andò a raccogliere il frutto. L’ira di Dio si manifestò pesantemente; i due si accusarono vicendevolmente, e da allora parte la storia del mondo caratterizzata dalla conflittualità perenne tra i due generi. Quel che rimase impresso, ad un ragazzino impertinente, furono non solo le fattezze di Eva ma anche i commenti tra gli spettatori già nel corso della proiezione. Come era d’uso all’epoca. All’uscita dalla sala una coppia continuava nei commenti. La donna al marito “Giuvannì ricordati: quann’ Dio dic’ na cos’, s’addà sta a sentì? O sennò so mazzat’ e mal mort”. Risposta “Nannì u fatt’ ‘e nat. Chiuggh’ strunz tenev tutt’ cos’. Pe nu poc’ e pil e ghiut’ a coghie a percoc e ha fatt’ venì a fine e munn. E vecca ghioch po che è succies”. Mia mamma notando la curiosità a seguire il ragionamento (che poteva sfociare in altre osservazioni pruriginose) mi prese con un braccio e tornammo verso casa. Le considerazioni dei due, all’uscita del cinema, non le ho mai dimenticate come pure mi resta strana, la gaiezza delle donne che ridono e applaudono all’ascolto della canzone di Armando Gill “Attenti alle donne” che traccia un profilo di esse non molto edificante (‘e femmen si chiagnen ce vonn arravuglià e quann’ ce disprezzan’ ce vonn chiù attaccà. Quant’ so sciem’ l’uommen ca non sann capiì, si dic’ no na femmena allora ha ditt e sì” e poi e poi!). Sarà che, forse, è verità?  E allora, se gli eventi di vita si replicano con ciclicità “perché negli ultimi anni i crimini verso le donne sono così aumentati?” Qualcuno cerca il perché nel fatto che la donna tradisce di più? Non è vero e la storia della canzone napoletana lo testimonia. Le melodie più belle sono intrise di tradimenti e abbandoni. Qualcuno cerca la causa nella diversa e conquistata autonomia della donna rispetto all’uomo. Non credo. Vivendo in un piccolo paese, ove le escrescenze caratteriali si notano di più, posso dire che nella coppia (sana), a prendere le decisioni è sempre stata la donna che con le sue capacità riusciva e riesce, senza prepotenze, a determinare l’uomo verso indirizzi spesso nemmeno pensati. E allora? Dal mio osservatorio penso di poter attenzionare qualche argomento. 1) In Italia si consente a troppi di poter soggiornare e mettere su famiglia senza accettazione formale delle nostre regole e senza alcuna informazione preventiva alle donne che sposano o convivono con uomini di diversa etnia e religione. Sarebbe auspicabile che, ad ogni coppia, l’ufficiale di stato civile illustrasse, con dovizia di particolari, prima di formare lo “stato di famiglia”, non solo gli articoli del nostro codice civile ma anche quelli che interessano la coppia in altre realtà. Ove la donna è maltrattabile senza pena; 2) bloccare senza tentennamenti il facile accesso a circuiti che determinano devianze come la pornografia, le droghe (alcolici compresi) o la perdita di significato delle regole e dell’autorità. Elementi che, agendo sulla psiche della persona, ne deviano il percorso e non verso traguardi di bene. Quando ero ragazzino non c’era alcuna possibilità di libero accesso alla pornografia. Eppure siamo cresciuti come persone normali. Le riviste della materia erano in edicola ma il giornalaio non le poteva esporre e chi le voleva, doveva chiederle. Non si vendevano e non si consegnavano ai minori. Oggi vi possono accedere tutti ed è filmata. E consegna, all’immaginario di piccoli e grandi, un concetto falsato di quello che è il rapporto fisico tra l’uomo e la donna. Che, in condizioni di normalità, condensa la sublimazione massima del piacere e delle tenerezze della vita di coppia. Se alla devianza del porno si aggiungono le droghe (e gli alcolici) possiamo, forse, comprendere il perché di certe reazioni incontrollate a fronte di banali dinieghi, atteggiamenti o prese di posizioni. Detto ciò chi non ritiene che qualche prova la si potrebbe fare subito? Attraverso l’uso di algoritmi si può togliere immediatamente la pornografia da internet. Con lo stesso sistema si può bloccare il trasferimento o la pubblicazione, di foto o filmati scabrosi o a sfondo erotico. Chi desidera farsi vedere può utilizzare l’incontro diretto che gli renderebbe di più! Reinfondere nei giovani il concetto dell’autorità e delle regole. Sarebbe auspicabile ripristinare, sia per i maschi che per le femmine (come in Svizzera), l’obbligo di leva con possibilità di eluderla, se studenti, per coloro che abbiano crediti scolastici particolari e per chi lavora che abbiamo maturato crediti professionali positivi. Stabilire che alle due di notte, nei fine settimana e a mezzanotte negli altri giorni, ogni attività ricreativa si deve fermare in quanto il riposo è una cura necessaria che l’ordinamento già  tutela. Chi oltre tali orari viene sorpreso a bighellonare per strada o è ubriaco sia sanzionato e affidato, per qualche giorno, a lavori socialmente utili.  Ridare agli insegnanti quell’autorità che certi relativismi culturali e giurisprudenziali hanno sbiadito. Sottrarre agli avvocati e ai giudici (che spesso provocano più tensioni che risoluzioni) le controversie matrimoniali per affidarle ad organismi multidisciplinari che, analizzando i motivi di crisi della coppia e le diverse prospettive dei singoli, assumano provvedimenti bilanciati che non vedano sempre soccombente l’uomo. Credo che provare non costi granché e a due anni si potrebbe già fare un primo bilancio.  acuntovi@libero.it

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