“LA TERRA SU CUI VIVIAMO NON L’ABBIAMO EREDITATA DAI NOSTRI PADRI, L’ABBIAMO PRESA IN PRESTITO DAI NOSTRI FIGLI” Un monito che dovrebbe diventare urgentemente e necessariamente coscienza collettiva. A pronunciarlo fu il Capo Seattle nel lontano 1852 per opporsi al governo degli Stati Uniti che voleva comprarne le terre. Purtroppo cadde nel vuoto. Tra le cause del massacro di Madre Terra, il capitalismo selvaggio che tutto sacrifica al benessere immediato di pochi, incurante del fatto che si stia segando l’albero su cui si è seduti.

(Antimo Puca)
Il Creatore affida la terra all’uomo perché ne sia il custode e invece questi si comporta da dominatore e proprietario. È solo nell’ultimo scorcio del secolo scorso che inizia una seria riflessione ecumenica sulla salvaguardia del creato e si dovrà arrivare a papa Francesco per avere la prima enciclica interamente ecologica: Laudato si’. Ricordiamo anche l’insegnamento di Baden Powell, fondatore dello scautismo: il mondo va lasciato un po’ migliore di quanto non lo troviamo. Se un camorrista rispondeva, a chi lo accusava di inquinare le falde acquifere, che per lui ciò non era un problema perché beveva acqua minerale, i governi che si sono succeduti non hanno esitato a fare ripetuti condoni per legittimare gli abusi edilizi. La politica, ormai sempre a rimorchio della finanza e dell’economia. Il fatto stesso che siamo più interessati a comprare gli inutili e inaffidabili F 35, per giocare alla guerra, che i canadair, per spegnere gli incendi, la dice lunga su quale futuro vogliamo riservare alla Madre Terra. Fintanto che non si provvederà ad una serie legge sulla programmazione territoriale e ad applicare uno standard Europeo sulle competenze pubbliche delle aree edificabili ,continuerà ad esistere la corruzione capillare. Corruzione che inizia nei Comuni e si irradia poi in tutti i gangli dello Stato. Un sindaco che non dispensa favori edilizi illeciti,(si parla solo di abusi fai da te e non si parla mai delle licenze illegittime, ben più subdole e importanti), è destinato a scomparire dalla scena. Il “terremoto” preparato a tavolino che dovrebbe abbattersi prossimamente sul suolo Ischitano con una legge Urbanistica ha questa origine. Un Comune avvia e accetta le pratiche in sanatoria e, pur inviandole in Regione o alla Soprintendenza, nessuno controlla. È giunto il tempo che ognuno si senta custode e responsabile dell’ambiente. Che si preoccupi di vigilare sul territorio dove abita. Che diventi spione per amore della natura, del suo habitat, denunciandone tutte le violenze. Ci vuole davvero tanto per tenere tutto sotto controllo e impedire ogni forma di deturpazione? Le mafie si annidano sotto i nostri silenzi complici e noi, a forza di chiudere un occhio, stiamo diventando completamente ciechi. Purtroppo ci comportiamo spesso come bambini che prima distruggono il giocattolo loro regalato e poi piangono perché non è più utilizzabile. E non sempre c’è chi possa ripararlo! AGLI ISOLANI L’estate, ormai alle porte, è l’ennesima meravigliosa dimostrazione di vitalità e di amore per la terra in cui viviamo. Il pullulare di attività, il bisogno di stare insieme, attratti magari da sagre e manifestazioni, la riscoperta della natura, la valorizzazione dei piccoli centri, il poter fruire di un ambiente in gran parte ancora sano, fa tornare a ripopolare l’isola di turisti e indigeni costretti ad emigrare. Perché non far sì che tutto questo diventi la vera politica che caratterizzi la nostra isola? L’eliminazione degli elementi di degrado, oltre ad essere un obbligo di legge, costituisce un’azione fondamentale per rilanciare il turismo sostenibile e di qualità di tutto il territorio. Demolire un abuso edilizio non significa dunque penalizzare qualcuno o limitare le attività imprenditoriali ma anzi costituisce elemento importantissimo per lo sviluppo delle attività svolte dagli albergatori, dalle guide escursionistiche e di tutti gli imprenditori che hanno scommesso sul turismo sostenibile e di qualità. L’abusivismo per svilupparsi ha bisogno di larghe complicità. Ecco dimostrato che, la dove vi è un Sindaco rispettoso della legge e del suo ruolo, il fenomeno può essere controllato e ridotto ai minimi termini. Prima della formazione delle liste sarebbe importante, negli incontri preparatori, chiarirsi le idee sul tipo di sviluppo che si vuole per la propria isola, per evitare di diventare semplici galoppini di furbastri che si candideranno al consiglio Comunale, regionale o al parlamento. Allo stesso modo, dai partiti, partitini o partitucoli, che tenteranno l’arrampicata Comunale o regionale, dovremmo farci spiegare quale futuro intravedono e tratteggiano per una isola che loro o i loro predecessori hanno vandalizzato senza ritegno. Il clientelismo la fa da padrone e il fatto stesso che è cominciata la caccia al nome che deve condurre la cordata, piuttosto che l’elaborazione del programma che si vuole attuare, vuol dire che si è partiti col piede che porta… nella fossa! AI SINDACI E’ opportuno un esplicito pronunciamento da parte delle Autorità Competenti ed in tale senso i Sindaci dovrebbero creare un coordinamento per esporre, in modo più compiuto, le accennate problematiche. Agli organi politici nazionali e regionali i Sindaci dovrebbero richiedere un incontro urgente e l’inserimento delle problematiche in materia di abusivismo dei comuni ischitani nel decreto legge e/o nella legge di conversione del D.L. n.62/2010, stante il principio di pari dignità ed opportunità dei cittadini anche dell’isola. Al Sig. Presidente e ai signori assessori e Consiglieri regionali i Sindaci dovrebbero richiedere l’emanazione di una legge regionale che restituisca dignità al popolo ischitano e di rappresentare le nostre povere e desolate comunità presso il Governo Centrale, nel continente. Al Sig. Prefetto e al Sig. Questore i Sindaci dovrebbero richiedere la convocazione urgente di un comitato permanente dell’ordine e della sicurezza pubblica per i problemi inerenti, nonché di volere rappresentare lo stato di disagio dei Sindaci presso i Ministeri competenti.
di Antimo Puca