Davvero ha lasciato basiti, sgomenti, arrabbiati, l’esposizione on-line dei dati anagrafici del giovane baranese, il cui tampone è risultato positivo al coronavirus. L’intera comunità isolana, e non solo, si è indignata per l’episodio che ha visto esposto come “untore” non solo il paziente, in quarantena presso la propria abitazione, ma anche l’intero gruppo familiare.
Le foto con i dati anagrafici, di tutta la famiglia baranese, sono stati trasmessi tramite whats-app ed altri mezzi on-line a tantissimi cittadini. Un gesto davvero ingiustificabile. Un fatto di grandissima inciviltà, ma che se denunciato può far emergere anche un grave reato penale. In tanti si augurano che colui che ha commesso questo reato paghi.
Ecco una breve ricostruzione della normativa sul reato commesso:
La violazione della privacy è un reato che può avere dei risvolti amministrativi e penali pesanti per chi crea un danno ad un’altra persona utilizzando i suoi dati personali, i cosiddetti «dati sensibili». Come spiega, infatti, il Codice per la privacy «chiunque cagiona danno ad altri per effetto del trattamento di dati personali è tenuto al risarcimento ai sensi dell’articolo 2050 del codice civile».
Quando questa riservatezza non si rispetta perché ciò che riguarda le informazioni personali o la vita privata di un individuo viene divulgato o viene a conoscenza di una terza persona senza il suo consenso, si commette violazione della privacy.
Per informazioni personali si intende «qualunque informazione relativa ad una persona fisica, identificata o identificabile, anche indirettamente, mediante riferimento a qualsiasi altra informazione, compreso un numero di identificazione personale». Sono sempre dati personali quelli che riguardano la famiglia, il lavoro, le attività economiche, commerciali o assicurative, i beni o le proprietà.
Per l’illecita diffusione di dati personali, la reclusione fino a 3 anni.