Roma, 21 mag. – (Adnkronos) – Dalla passione per Dante, celebrata anche in questo anno del 700° anniversario, alle tante figure che proprio nel loro essere capaci di vivere a cavallo delle Alpi hanno trovato la propria cifra espressiva: le affinità e i punti di contatto, storici e ideali, tra Italia e Germania costituiscono ancora oggi uno dei punti di partenza più solidi per rilanciare l’unità continentale. È questo il nucleo dell’ampia riflessione sviluppata a quattro mani da Andreas Kablitz, professore all’Università di Colonia e direttore dell’Istituto Petrarca, e da Carlo Ossola, professore emerito al Collège de France di Parigi e presidente del Comitato nazionale per le celebrazioni dantesche, e che sarà pubblicata domani in contemporanea in Italia sulle pagine del quotidiano “Avvenire” (“Germania e Italia: una speranza per l’Europa”) e in Germania su quelle del quotidiano “Die Welt” (“Italien und Deutschland – eine Hoffnung für Europa”).
“In occasione della celebrazione del 600° anniversario della nascita di Dante – scrivono Kablitz e Ossola – nel 1865, fu fondata la Società Dantesca tedesca, tuttora esistente, che si dedica alla continuità scientifica e alla divulgazione della sua opera. Per quanto sorprendente possa apparire, quando la Società Dantesca italiana venne costituita nel 1888 uno dei modelli per la sua fondazione fu la corrispondente Società Dantesca tedesca. La sorpresa ha tuttavia le sue ragioni, poiché il largo anticipo, in Germania, è spiegato da un’intensa accoglienza dell’opera e del mito di Dante e da un profondo entusiasmo dantesco, soprattutto tra i romantici. Per loro, egli era modello di una letteratura che si allontanava dal classicismo, essenzialmente francese, basato sulle regole. Offriva un modello di libertà di immaginazione poetica; e sotto questo aspetto il suo ruolo era abbastanza paragonabile a quello che nello stesso momento iniziava a svolgere Shakespeare. Nel caso di Dante, però, la situazione è diversa: la sua autorità, come modello per la letteratura, non si limita infatti al punto di vista estetico. Con Dante emergono domande che hanno plasmato l’immaginario romantico”.
Proprio a proposito della comune ricezione di Dante, i due autori sottolineano che “nella “Divina Commedia”, sesto canto del “Purgatorio”, il pellegrino Dante e la sua guida Virgilio incontrano il trovatore italiano Sordello da Goito. Quando questi e Virgilio si accorgono di provenire dalla stessa zona, Mantova, i due poeti si salutano in un caldo abbraccio. Ma Dante coglie il loro affetto spontaneo come occasione per un’invettiva violenta e ampia contro lo stato attuale dell’Italia, che offre la contro-immagine di un profondo dissidio. Chiamata un tempo a governare i popoli, l’Italia si sta ora distruggendo in battaglie intestine incessanti. L’accusa di Dante è altresì diretta contro il re tedesco-romano Alberto I d’Asburgo, ch’egli accusa di negligenza nei confronti dell’Italia, il “giardino dell’impero” colpevolmente trascurato. Il suo rimprovero si inserisce ancora nella storia comune di Germania e Italia, il cui quadro istituzionale è fissato a partire dall’incoronazione imperiale di Carlo Magno nell’800. Per secoli, questo tentativo di rinnovare l’Impero romano nell’Europa post-antica ha unito i due Paesi in una comunità di destino e ha condotto a quella alternanza continua di cooperazione e opposizione tra i due poteri che stanno all’origine della rinnovazione dell’Impero nel IX secolo: l’Imperatore e il Papa”.