(Adnkronos) – E questa comunità ha avuto effetti tangibili anche sull’evoluzione storica dei due Paesi: “L’idea di restaurare un’antica istituzione in un mondo completamente cambiato, questa miscela ibrida di presente e passato, dovrebbe – politicamente e culturalmente – avere conseguenze significative per l’Italia e per la Germania. L’aspirazione a un impero sovranazionale ha, tra le altre cose, contribuito in modo notevole al fatto che entrambi i Paesi hanno imboccato molto più tardi di altri un percorso orientato al futuro in tutta Europa: la formazione, cioè, di uno Stato nazionale. Questo ritardo ha portato alla percezione di uno “svantaggio” storico, che su entrambi i versanti delle Alpi nel XX secolo è sfociato in un nazionalismo eccessivo e violento, in cui Italia e Germania si sono di nuovo trovate riunite in una comunità politica e fatale di azione, le cui conseguenze catastrofiche si sono ripercosse non solo sul nostro continente. È inevitabile che una storia comune così mutevole sia contrassegnata da uno ciclico scontento tra i due Paesi. Ma anch’esso è conseguenza della loro “unione”; è parte di una storia condivisa che, indipendentemente dall’entità del conflitto, ha consentito uno scambio singolarmente fruttuoso tra i due Paesi e ha prodotto una grande ricchezza culturale. Tutti gli sconvolgimenti temporanei – percepibili anche nel presente nei rapporti tra Italia e Germania – non possono intaccare questa eredità comune e duratura, e quindi non vanno dimenticati”.
Da Joseph von Eichendorff a Novalis, da Johann Wolfgang Goethe a Heinrich Mylius, da Clemens Brentano a Bernhard Theodor Henry Minetti, sono state tante le personalità del mondo artistico e letterario fiorite a cavallo dei due mondi. “Ma se un emblema si deve scegliere di questa unità – concludono Kablitz e Ossola – e di questa missione congiunta della Germania e dell’Italia per l’Europa a venire, e per un’umanità raccolta nella dignità dello spirito, questo può essere riconosciuto, ci sembra – e lo suggerisce proprio questo anno dantesco -, in Romano Guardini (Verona 1885-Monaco di Baviera 1968), teologo, filosofo, interprete tra i più acuti della “Divina Commedia”. Il suo “Landschaft der Ewigkeit” (1950) e i suoi studi su Dante testimoniano dell’elemento essenziale che, ancora una volta, riunisce Germania e Italia, sotto il segno di una universalità dello spirito, la “vastità della speranza”: “Pende su ogni cosa il potere dell’astro d’amore, simbolo di quello spirito la cui mancanza ha fatto dell’Inferno appunto l’Inferno”. È questa restituzione di vastità e di luce ai nostri destini umani, che ci attende come eredità e come compito”.