(Adnkronos) – Si sviluppano nel segno del dialogo con la musica, della contaminazione culturale e della multidisciplinarietà anche gli appuntamenti con la grande danza internazionale del festival: la coreografa sud-africana Dada Masilo presenta un’inusuale rilettura de La Sagra della Primavera di Stravinsky innervata nel minimalismo e nell’energia rituale della danza Tswana e nel recupero delle proprie origini e della propria identità, Dorotheé Munyaneza raduna sul palco le storie di danzatrici e cantanti di diversa nazionalità per costruire uno spazio di rivendicazione e libertà femminile, la coreografa brasiliana Alice Ripoll presenta con la sua compagnia costruita nella Favela di Rio, un rituale sull’esodo, sulla rinascita e la resistenza mentre il coreografo statunitense Trajal Harrell arriva per la prima volta al festival con una nuova coreografia in dialogo con la celebre composizione The Köln Concert di Keith Jarrett (i due appuntamenti sono presentati in corealizzazione con Teatro di Roma).
Dialogano con la musica anche Emanuel Gat di nuovo al REf con un ‘musical’ contemporaneo costruito sui successi di una band iconica come i Tears for Fears, Olivier Dubois con il suo ritratto dell’Egitto di oggi (realizzato in stretta collaborazione con il centro artistico B’sarya, situato ad Alessandria) dove 8 danzatori si confrontano con 3 musicisti di Mahraganat, stile musicale creato dai giovani egiziani dei quartieri popolari del Cairo, e Claudia Castellucci (Societas) in un dialogo tra la sua compagnia di ballo Mòra e i Cantori del Coro Bizantino di musicAeterna di San Pietroburgo.
Il ritorno della scrittura coreografica minimalista e percettiva del greco Christos Papadopoulos, dell’eleganza ipnotica del duo composto da Maria Campos e Guy Nader, della chimica vegetale nel Manifesto Cannibale del CollettivO CineticoO guidato da Francesca Pennini o dei dialoghi musicali di Jesús Rubio Gamo, quattro tra le più rilevanti scoperte di Dancing Days, apre le porte alla sezione del festival curata da Francesca Manica e dedicata all’identità di una nuova generazione europea di danzatori e coreografi accumunata da una ricerca formale e tematica tesa all’esplorazione del proprio ‘io’, ma anche alla riscoperta di una collettività caratterizzata da nuove co-abitazioni e collaborazioni.