Palermo, 22 mag. (Adnkronos) – “Incontrai per l’ultima volta Giovanni Falcone cinque giorni prima della strage di Capaci. Eravamo all’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, dove stavo deponendo al processo sui delitti politici di Cosa nostra. Se non ricordo male era il 18 maggio del 1992. Ci siamo salutati velocemente. Quella fu l’ultima volta. Pochi giorni dopo seppi che era stato ucciso nella strage. A 29 anni di distanza posso solo dire che resta struggente il rimpianto per la perdita di un uomo, di un magistrato”. A parlare con l’Adnkronos è Bruno Contrada, l’ex dirigente della Squadra mobile di Palermo ed ex funzionario del Sisde. “Lo dico da uomo, da Bruno Contrada – prosegue – e anche da cittadino italiano e da funzionario della Polizia di Stato in pensione, in occasione di questo tristissimo anniversario. A 90 non si ha diritto né di mentire agli altri né a se stesso. Bisogna dire i propri pensieri, e basta”.
Parlando dei suoi rapporti con Giovanni Falcone, Bruno Contrada dice: “Erano rapporti di reciproco rispetto, il mio rispetto verso un magistrato che svolgeva un altissima funzione e di Falcone verso di me, che ero stato Dirigente della Squadra Mobile, della Criminalpol e capo di gabinetto dell’Alto commissario per il Coordinamento della lotta alla mafia”. Contrada spiega anche che il 23 maggio del 1992 “io prestavo già da sette anni servizio a Roma, alla Direzione generale del Servizio informazioni per la sicurezza democratica, del Sisde, quindi mancavo da Palermo da diverso tempo”. Sulle critiche che in quel periodo erano state rivolte anche da uomini delle istituzioni a Falcone, Contrada taglia corto: “Per quanto riguarda queste questioni ho le mie opinioni e i miei sentimenti personali ma li tengo per me, non intendo esternarli…”.