Milano, 20 mag. (Adnkronos) – ‘Ai fini dello smaltimento per la produzione di energia, l’unica differenza tra il contenuto di una fognatura e uno yogurt è la classificazione, ma le caratteristiche di questi prodotti sono compatibili con i nostri depuratori, che nascono per i fanghi ma hanno spazio anche per altre materie organiche’.
Così Andrea Lanuzza, direttore generale di gestione del gruppo CAP, ha spiegato i passi avanti della società nella costruzione di un modello economico in grado di produrre biometano con il rifiuto umido, estendendola agli impianti di depurazione già attivi per massimizzare l’efficienza e limitare il consumo di suolo.
Nel 2020 la società ha chiuso due partnership con Danone e con la piattaforma ThinkAbout, realtà attiva nell’ambito della riduzione dello spreco alimentare, che rende disponibili i prodotti alimentari a fine ciclo, destinati a diventare rifiuti: nell’impianto di depurazione Sesto San Giovanni diventano biogas e poi energia termica. Così come a Robecco sul Naviglio, dove si utilizzano gli scarti alimentari delle mense di Milano Ristorazione. Sempre a Robecco, CAP ha dato vita a un’altra applicazione nell’ottica del recupero delle materie di scarto: da luglio 2020 ogni giorno si recuperano circa 10 tonnellate di sabbia, estratte dal processo di depurazione, da reimpiegare come materie prime nei cantieri aziendali, evitando lo smaltimento in discarica e l’utilizzo di nuove sabbie, estratte dalle cave.