Milano, 6 nov. (Adnkronos) – Saracinesche abbassate, la Galleria Vittorio Emanuele svuotata, le vie dello shopping deserte, i dehors dei bar senza sedie e tavolini. Eccola Milano, nel primo giorno da zona rossa, come tutta la Lombardia, inserita tra le regioni ad alto rischio e per questo ripiombata da oggi in una sorta di secondo lockdown. Certo, non è più la città muta e deserta di marzo ma comunque nelle prime ore del mattino il centro appare più vuoto del solito: in piazza Duomo si vede solo qualche lavoratore mentre le forze dell’ordine presidiano la zona.
Chiusi tutti i negozi: ci sono solo giornalisti, fotografi e qualche runner, mentre camminando su via Montenapoleone e poi in via Manzoni sono poche le persone che si incrociano. La differenza con marzo è che molte attività, come fiorai, librerie e profumerie possono rimanere aperte. Alla Rinascente, ad esempio, restano accessibili il reparto beauty e il food market. I milanesi non rinunciano alla colazione, tassativamente d’asporto. Molti bar di Milano, come prevede il decreto, possono infatti restare aperti, vendendo caffè e cibo take away. In piazza Cavour in tanti formano code ordinate in attesa di portar via la loro bevanda o brioche preferita. Nei giardini Montanelli c’è qualche runner, delle mamme con il passeggino e degli anziani che portano a spasso il cane.
E mentre il sindaco di Milano, Beppe Sala, nel primo giorno di lockdown, invita i suoi concittadini a rimanere in casa, il traffico delle auto sulle strade rimane lo stesso: frenetico, con qualche coda e rallentamento. Sui mezzi del trasporto pubblico, invece, la situazione è la stessa di sempre, nonostante il decreto prevede la riduzione della capienza dall’80 al 50%.