Palermo, 25 mag. (Adnkronos) – “Ho sempre pensato che il 15 gennaio del 1993 Totò Riina, quando fu arrestato, sia stato consegnato da Cosa nostra come capro espiatorio in quanto principale responsabile della stagione stragista e per proseguire il dialogo che era iniziato” tra pezzi dello Stato e la mafia. “Ho sempre pensato che Balduccio Di Maggio (il pentito che fece arrestare Riina ndr) lo avesse fatto soprattuto avendo dietro Bernardo Provenzano” perché “essendo Provenzano uomo del dialogo, più di Riina, potesse subentrare a Riina per portare avanti la cosidetta trattativa, perché Riina aveva fissato un prezzo troppo alto”. Ne è convinto Antonio Ingroia, ex Procuratore aggiunto di Palermo sentito in Commissione antimafia all’Ars sulla strage di via D’Amelio. “Anche per le modalità del suo arresto, iniziato ho sempre pensato che Balduccio Di Maggio
Per Ingroia, “la mancata perquisizione del covo di Riina è il segreto di Pulcinella”, “è ovvio che non è stata una scelta intenzionale, non è pensabile, se non si è fatta la perquisizione, è perché non si poteva fare. Ha ragione il capitano Ultimo quando dice che non era facile controllarla perché il residence era aperto da più parti”.