Roma, 1 giu. -(Adnkronos) – La fase di “miglioramento sostenuto della qualità dei prestiti del settore bancario italiano è destinata a concludersi”: è la stima di Moody’s che “prevede che i crediti deteriorati aumenteranno nei prossimi 12-18 mesi dal momento che la fine della moratoria sui prestiti legata al coronavirus” dovrebbe “innescare un aumento delle insolvenze”. In un rapporto di Moody’s Investors Service si ricorda come i dati dell’Autorità bancaria europea mostrano a dicembre 2020 un calo dei crediti deteriorati degli istituti di credito italiani al 4,1% dei prestiti lordi, un livello pari a un quarto rispetto al picco del 17% nel 2015, risultato di un costante processo di ‘alleggerimento dei crediti problematici principalmente attraverso cessioni e cartolarizzazioni.
Moody’s spiega di “aspettarsi un aumento consistente degli Npl” anche se “non prevediamo che il livello dei crediti problematici torni al picco storico”. Il deterioramento della qualità degli attivi – si sottolinea – “inizierà probabilmente nel 2022” vista l’estensione delle garanzie pubbliche fino a dicembre 2021 che “terrà sotto controllo la formazione di crediti deteriorati”. Nel 2020, ricorda l’agenzia, le banche italiane hanno ceduto o cartolarizzato crediti problematici per circa 40 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 34 miliardi di euro dell’anno precedente. Moody’s si attende un livello “elevato”di vendite e cartolarizzazioni di Npl anche nel 2021, un processo che andrà a ‘contrastare’ il previsto deterioramento della qualità degli attivi.
“Prevediamo che i prestiti in sofferenza delle banche italiane aumenteranno notevolmente nei prossimi 12-18 mesi, in particolare dopo la scadenza della moratoria sui rimborsi legata al coronavirus e alcuni mutuatari non sono in grado di riprendere i pagamenti completi dei prestiti”, spiega Fabio Iannò, l’analista di Moody’s autore del rapporto.