L’ISOLA D’ISCHIA E L’ESTATE CHE VERRA’. DI VINCENZO ACUNTO

Un conoscente che opera nel settore turistico mi ha detto che le prenotazioni per la prossima
pasqua, verso l’isola, sono vicine allo zero, mentre Napoli è ricercatissima. A favore della seconda
giocano, sicuramente, le tante fiction cinematografiche che stanno proiettando nel mondo la città,
con il suo fascino coinvolgente e attrattivo, mentre a sfavore della prima operano gli eventi funesti
che hanno colpito Casamicciola e la conseguente “caccia al pericolo” che ha esposto l’isola intera su
di un palcoscenico insidioso che nessuno desidera frequentare. “A Santa Chiara doppo arrubbat
facetter e port’ ‘e fierr” recita l’antico detto! L’onda emozionale che si scatenò il 26 novembre
scorso, determinò che l’isola fosse consegnata a esperti vari che, giunti senza conoscerla né
“fisicamente” né “storicamente”, avviluppati dalla sindrome del palcoscenico, hanno contribuito ad
ingarbugliare una matassa, già di per se ingarbugliata e ci vorrà parecchio tempo per “sbrogliarla”.
Purtroppo, nel tempo dei “cronoprogrammi” delle “delibere di intenti”, delle “sinergie operative” e
di altre espressioni di stile, il calendario gira, l’estate si avvicina e visto che i media nulla possono
dire circa una recuperata sicurezza della montagna (se non che ad ogni pioggerellina centinaia di
persone sono obbligate a lasciare le loro case e andare a dormire altrove), ne è venuto fuori che chi
deve decidere di andare in vacanza si guarda bene dallo scegliere l’isola d’Ischia come luogo di svago
o di riposo. Nella immediatezza degli eventi scrissi, in questa rubrica, un pezzo dal titolo “Mala
tempora currunt…….sed peiora parantur”, non perché fossi un profeta ma perché mi resi conto che
i tanti esperti “addottorati” mandati sul territorio avrebbero sviluppato solo tanta burocrazia. E così
è stato, lasciando “le sciabole appese e i foderi a combattere”! Zappe, picconi e badili sulle pendici
della montagna (che ha scatenato il putiferio) non se ne sono visti e non se ne vedono ancora e
pertanto è conseguenziale chiedersi “chi verrebbe ad Ischia a trascorrere un periodo di ferie se
l’isola è “pericolosa”? La cosa strana è che, pur se assorbiti nella corsa verso il dirupo, nessuno si
azzarda a rilevare che il primo pericolo per l’isola è la burocrazia che, purtroppo, non può essere
disarcionata attraverso un “percorso democratico o semplicemente leguleico”. Se “Gennarino e
pricchiacchiell” che da generazioni abita la montagna e conosce i canali “tombati” dovesse dare
qualche consiglio su come mettere a posto le cose (caso mai con costi ragionevoli) verrebbe
immediatamente zittito “per mancanza di titolo”, senza che qualcuno rilevi che i titolati all’opera,
dai primi di dicembre ad oggi, hanno messo in movimento solo tante carte che, ahinoi, servono a
ben poco. Un po’ come è successo con la pandemia quando i tanti esperti, in possesso di qualifiche
altisonanti, fecero spese gigantesche (banchi con le rotelle, ospedali da campo, mascherine inutili)
che non servirono a nulla; se non contribuire alla diffusione del virus e ad impoverirci maggiormente.
Fu necessario che un generale dell’esercito, esperto di logistica, fosse reso commissario speciale e,
sulla logica operativa sperimentata per il ponte a Genova, isolò la burocrazia e nel giro di pochi mesi
gli effetti furono tangibili. Dal primo momento degli eventi ischitani, mi permisi di suggerire ai
sindaci dell’isola che il modello da seguire era quello del commissario unico.

Per timore reverenziale
o forse per il mancato raggiungimento di una sintonia d’insieme tra i sei, il suggerimento non fu
seguito e all’avv. Legnini (nominato dal precedente governo per le necessità post terremoto del
2017 che il predecessore, un burocrate di prefettura, non era riuscito a sbrogliare in quattro anni di
mandato) che aveva dimostrato una certa “versatilità e capacità operativa” è stato esteso l’incarico
anche per le vicende derivate dalla frana. Ritengo che l’ampliamento del mandato a Legninisia stato
un errore per il fatto che, essendo egli espressione di un diverso esecutivo, non gli sono stati
conferiti quei poter speciali come per Bucci a Genova e a Figliuolo per la pandemia. Poteri speciali
che gli consentivano di attingere a fondi speciali e di svicolare, per necessità, tra montagne di
burocrazia.

E così gli esperti che sono stati inviati ad Ischia hanno percorso l’isola fotografando tutte
le possibili aree di pericolo, hanno imposto ai sindaci di emanare ordinanze interdittive pesanti,
individuando le zone di pericolo (rosso, arancione o di altro colore) in base alle curve altimetriche riportate su mappe catastali redatte oltre sessanta anni fa. Senza considerare che “nel tempo di
quelle mappe” tra quelle linee si sono allargati paesi, costruite strade, inserite attività commerciali,
si è, cioè, sviluppata la vita degli ischitani che, per oltre un secolo è andata avanti in sicurezza. In
quella sicurezza che era stata loro garantita da interventi fatti quando gli unici strumenti di
rilevazione erano gli occhi e gli unici motori degli strumenti di lavoro erano le braccia.

In un secolo
gli ischitani hanno prodotto ricchezza e benessere anche per chi non abitava sull’isola. Vita e
benessere che per l’incuria, l’incapacità, le omissioni e gli abusi degli uomini di governo e dei
preposti ai controlli, nessuno escluso, è stata messa in pericolo e ristretta in divieti sempre più
stringenti. Basti pensare che chi si trova una casa in una zona che (per le linee altimetriche) è
diventata rossa non potrà nemmeno beneficiare del condono del 1985. Ed è in questo senso di cose
che nel mio pezzo, prima richiamato, oltre a dire “mala tempora currunt” aggiungevo “sed peiora
parantur” e cioè che bisognava prepararsi al peggio. Ed il peggio sta arrivando. Napoli abbonda di
prenotazioni turistiche mentre l’isola d’Ischia non è richiesta. E nel peggio che appare, sempre più
chiaro alla finestra (che è il risultato di decenni e decenni di affidamento della cosa pubblica a
improvvisati e incompetenti, ammessi e lasciati nelle funzioni da controllori distratti se non collusi),
va fatta qualche considerazione sui prossimi appuntamenti elettorali che l’isola si appresta a vivere,
che mi riservo di analizzare in altro momento. Allo stato delle cose, si va incontro alla ricostruzione
del consiglio comunale di Casamicciola ed al rinnovo di quello di Forio.

Per Casamicciola dico
“ricostruzione” in quanto l’amministrazione in carica fu mandata a casa da una congiura di potere
tra pezzi della maggioranza e parte dell’opposizione.

Sbagliando finanche sui tempi elettorali, fu
consegnato il paese ad un funzionario di prefettura che è finito impantanato nella burocrazia di cui
è pregno ed il successivo fango della montagna. I cittadini di Casamicciola, quando con afflizione
andranno al seggio, facendo tesoro delle sofferenze patite, dovranno ricordare i nomi e i volti dei
congiuranti che per dieci mesi hanno lasciato il paese nelle mani di estranei. A Forio, il rinnovo del
consiglio comunale registra una sindrome schizzoide, con defezioni e distingui tra gli uscenti con
malumori e salti tra gli aspiranti sempre famelici. Sindrome che un vecchio medico foriano ha
definito “del prurito anale”! Che in gergo del luogo è detto “a malatia ’e chi patisc’ ‘e prurit ‘e cul”.
Non avendo compreso il senso dell’espressione ho chiesto lumi. Mi è stata fatta una lunga
dissertazione scientifica che vi risparmio, riservandomi un approfondimento. In sintesi, pare essere
una condizione che, in genere, colpisce i poco inclini alla operosità e alla riflessione. A fronte della
propria incapacità, si agita e, senza rendersi conto, compie dei gesti autolesionistici, anche su parti
delicate, che oltre a provocare ferite diventano difficile da curare in tempo! acuntovi@libero.it

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