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Attualità Editoriali

UN PAESE GROTTESCO. DI VINCENZO ACUNTO

È grottesco quel che è paradossale e inspiegabile, tale da suscitare reazioni contrastanti; dal riso
all’indignazione. Gli eventi ultimi nei quali, noi popolo, siamo stati emotivamente coinvolti,
consentono di usare il termine. La vicenda di Crotone è oramai nota. Un barcone di disperati in fuga,
per vicende che avrebbero consentito visti di ingresso (ovunque), nelle mani di criminali si avvicina
alle coste calabresi con condizioni meteo particolarmente avverse.

A qualche miglio dalla costa i
traghettatori, notando delle luci lampeggianti (solo chi non è mai stato in mare di notte, con quelle
condizioni meteo, potrebbe non dire che le luci di terra non sono tutte lampeggianti) le scambiano per
quelle della polizia e, per allontanarsi, fanno una manovra improvvida andando ad infrangersi su di
una secca. Settantaquattro o più essere umani perdono la vita. Oltre al dolore siamo investiti da una
gazzarra impressionante, sviluppatasi sui media e tra i politici, che ha legittimato i parenti (o pseudo
tali) delle vittime, ad inscenare una resistenza verso chi si accingeva a spostare le bare dal palazzetto
dello sport al cimitero.

Con pretesa accessoria del trasporto ai loro paesi di origine. Tra i protagonisti
la signorina Schlein (appena eletta alla guida del PD) che ha invocato le dimissioni del ministro degli
interni reo di aver detto “La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono
in pericolo la vita dei propri figli”. Espressione dalla quale è stato desunto un biasimo sulle condizioni
di necessità dei migranti e sulla quale i “maître à penser” dell’informazione hanno riempito paginate
contro il responsabile della sicurezza nazionale. Personalmente, essendo aduso alla lettura di
espressioni in burocratese (di cui il propalatore ministro è infarcito per preparazione), ho trovato
l’espressione priva delle negatività rilevate, che il politichese avrebbe certamente coperto con la nota
sua roboante vuotezza. Come quella del medico Orlando Omodeo che, intervenendo ad una
trasmissione televisiva, ha avuto l’impudenza di dire “quando una tragedia come quella di oggi si può
evitare la si deve evitare e se non lo si fa forse la si è quasi voluta”. È vero che il mondo è pieno di
protagonisti col “senno del poi” ma consentire che, con i se e con i ma, si faccia spettacolo sulla morte
di altri non è ulteriormente accettabile. Prendere, purtroppo, atto che il governo in carica continui a
consentire tutto ciò, lo ritengo grottesco. Come ritengo grottesco che si vada a fare un consiglio dei
ministri a Crotone per ribadire principi noti a tutti. A quale scopo se non quello di continuare a dare
fiato a trombette sfiatate e deluse per la perdita del potere? Fenomeno (quello delle trombette) che,
invece, andrebbe esaminato, allo scopo di comprendere se esso è reso o meno a tutela di interessi
finanziari di parte vista l’improntitudine con la quale esamina e commenti gli eventi. E mi spiego. Il
28 marzo del 1997 a largo di Otranto, a causa di una improvvida manovra della nave corvetta della
marina militare “Sibilla”, un barcone di migranti albanesi andò a fondo e persero la vita 81 persone.
Il primo ministro era Prodi, quello degli interni Napolitano, degli esteri Dini e della difesa Andreatta.
L’azione della nave italiana era di contrasto all’immigrazione albanese e fu accertato che
l’affondamento del barcone fu determinato da un’onda anomala provocata da una improvvida
manovra della nave militare. Ottobre 2013, a Lampedusa 390 morti a seguito del naufragio di un
barcone di migranti. Primo ministro Letta, interni Alfano, esteri Bonino, difesa Mauro. Non ricordo
che negli episodi citati ed in altri ancora, l’informazione italiana, la stessa di oggi, abbia invocato le
dimissioni del ministro degli interni (che nel primo caso divenne, poi, presidente della Repubblica) o
del governo o che lo stesso fosse qualificato come “governo criminale”.

I conti non erano chiari allora e non tornano oggi. Salvo che nelle tasche degli italiani nelle quali verranno addebitati altri diecimila euro a salma (per ogni rimpatrio), oltre gli ulteriori oneri per chi sarà interrato a Crotone. Basterà, tra qualche anno, andare a chiedere al sindaco del posto o farsi un giro al cimitero. Mi chiedo “da cosa dipende, un’informazione così diversa che, per certi aspetti, diventa anche violenta, se a guidare il paese vi è un governo diverso da quello di centrosinistra? – “dipende da semplice antipatia per
delusione o da qualcos’altro?” E, considerato che l’informazione, in gran parte, sviluppa indirizzi
imprenditoriali privati: “chi non ritiene che non andrebbero approfonditi i meccanismi che sono alla
base dell’acquisizione e della diffusione della notizia?”. Così come fu fatto, in altri momenti, verso
giornalisti che, per il fatto che erano additati come espressione di riferimento del potere
berlusconiano, patirono dispiaceri particolari; sia di carriera che economici.

Additare un presidente del consiglio in carica con espressioni infamanti è un fatto che crea allarme sociale e necessita di essere approfondito perché noi popolo non possiamo essere gravati dal sospetto. Quale esso sia. Come anche per certi comportamenti di taluni parlamentari che, non gradendo che altri, nell’esercizio delle loro funzioni pubbliche, abbiano reso pubblici certe loro attività, ne hanno invocato le dimissioni. E
perché mai? Se il loro comportamento era lecito e cristallino di cosa si dolevano? Perché noi popolo
non dovevamo sapere che la signora Serracchiani, con altri d’area, era andata a far visita ai carcerati
al 41/bis, parlando di evenienze normative? È vero che gli italiani (tranne che per vicenda di corna,
viste certe reattività) sono carne paziente, non reattiva. Bisogna, però, sempre ricordare che tutto ha
un limite e le reazioni potrebbero essere dietro l’angolo e che non è opportuno continuare a
“sfruculiare a mazzarella e S. Giuseppe”! E’ il caso che la signora Meloni si renda conto che, se non
vuole andare a casa prima del tempo, rideterminando quelle condizioni per le quali dovrà essere
ancora “la minoranza” a guidare il paese (come scioccamente consentì Berlusconi), non stia a
tergiversare troppo sull’esplicazione dell’agenda di governo, inserendo in essa, tra le urgenze, anche
quella di “una verifica del sistema informativo italiano”. Il paese ha bisogno di una informazione
libera, preparata e corretta. Che verifica la notizia prima di darla, senza pre-interpretazioni
ideologiche o di parte del pensiero altrui. Fissando, in modo ben chiaro i binari dell’espletamento di
un “servizio pubblico” che resta tale anche se si viene pagati da privati. La notizia non è come la
nutella che si vende in barattoli e con l’etichetta in evidenza. Gli italiani hanno bisogno di normalità
e non di scandali preconfezionati che, nel tempo necessario a sgonfiarsi, producono parecchi danni.
E quelli prodotti nell’ultimo trentennio sono veramente troppi. acuntovi@libero.it

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