ESSERE TIFOSO AD ISCHIA. IL RACCONTO E L’OPINIONE DI UN VECCHIO LIONS

È domenica. Dopo aver mangiato in fretta e furia, non senza le imprecazioni di mia moglie mi reco allo stadio Mazzella (l’unico che si può definire tale sull’isola). La squadra che seguo da svariati decenni è l’ Ischia Isolaverde, nobile decaduta in Eccellenza che può vantare 18 anni di professionismo. In campionato è prima e lotta per allungare sulle dirette concorrenti, ma oggi non voglio parlarvi di questo.
La partita si gioca alle 14:30, è una giornata fredda e ventosa di gennaio, dopo aver parcheggiato la macchina mi incammino verso i cancelli. Lungo la strada incontro due tifosi storici che discutono riguardo l’orario e il tempo che non favorirà una buona affluenza di pubblico.
Beh come dargli torto mi viene da dire….ma ragionando un po’ tra me e me  mi tornano in mente le partite giocate di sabato alle 14:00 ai tempi della C , penso alle squadre di Serie A / B che giocano ad orari molto più proibitivi dal venerdì al lunedi e concludo che così tanto male non stiamo messi.
Il tifoso ormai non è più il padrone dello stadio al contrario delle pay TV e delle dirette intorno a cui ruota tutto il sistema. Al supporter non rimane che adeguarsi agli orari o protestare rimanendo inascoltato ed isolato da tutti.
Ritornando a noi ora sono in fila per comprare il biglietto, c’è poca gente ma è tutto bloccato. Di fianco l’ingresso ci sono tre macchine della polizia, una camionetta, carabinieri, ispettori in borghese, e digos. Tutto questo dispiegamento di forze dell’ ordine per una partita senza tifoseria ospite. Alzò gli occhi e capisco il perché di tutta questa attesa. Ci sono una ventina di giovani ragazzi vestiti con jeans e giubbini scuri facenti parte dei gruppi organizzati che vengono identificati uno ad uno, con ritiro dei loro documenti per essere schedati sui tablet. Vengono controllati, tastati dalla testa ai piedi con tutte le bandiere e striscioni che hanno con sé. La loro unica colpa è quella di incitare attivamente la squadra, ma vengono trattati neanche  fossero dei criminali davanti a tutte le altre persone. Un trattamento che fa allontanare i più timorosi dal loro gruppo.
Penso tra me e me “IRRIDUCIBILI”, ultimi eroi che non si sono ancora piegati alla massa di questa società priva di valori e sostanza.
Finalmente tocca a me, pago il biglietto ed entro senza essere controllato da nessuno, forse perché ho superato da un pezzo le cinquanta primavere e non vesto particolari marchi di abbigliamento.
Lo stadio ad Ischia è molto dispersivo ed è sprovvisto di curva, ciò ha impedito la crescita esponenziale dei gruppi organizzati. È costituito da una gradinata in basso che percorre la rimessa laterale da una porta all’altra e sopra di questa una tribuna coperta con sediolini a cui possono accedere tutti senza distinzioni. Lo sparuto gruppo di ragazzi si posiziona al centro della gradinata guidato da 2-3 persone  più adulte. Pochi ma buoni fanno il loro lavoro sostenendo i ragazzi per tutti e 90 i minuti.
Riguardo alle presenze meglio stendere un velo pietoso, non più di 500, ben poco per una piazza come Ischia. Le cause sono molteplici. Le dirette televisive locali invogliano le persone a rimanere a casa evitando di pagare il biglietto di 10€ specie quando il tempo non è dei migliori. Ma la causa principale è il disinteresse collettivo e il cambiamento in questi ultimi venti anni si è fatto sempre più evidente. Stagione 2005/2006, media di millecinquecento persone con punte di tremila nei big-match per un campionato di Eccellenza concluso al primo posto. La vicinanza territoriale con il Napoli non si faceva sentire visti i trascorsi in C dei partenopei in quegli anni. Di certo non possiamo equipararci a piazze come Cavese, Pagani, Torre Annunziata superiori per mentalità, cultura del tifo e senso di appartenenza al territorio. Noi siamo sempre stati succubi di Napoli, specie se poi all’interno di un’ isola sorgono campanilismi e divisioni per qualsiasi cosa. Eppure c’è stato un tempo che gli isolani erano uniti almeno dal punto di vista sportivo. Dall’87 al 98 gente proveniente da tutta l’isola si recava allo stadio per vedere l’Ischia confrontarsi con le realtà più blasonate del centro sud Italia. Dal punto di vista del bacino di utenza sorge un ulteriore handicap: mentre le realtà in terraferma possono contare sui paesi limitrofi se non su intere province, la nostra insularità rappresenta un limite invalicabile.
Personalmente divido in tre categorie diverse i supporters ischitani.
1) GLI  ULTRAS: fanno parte dei gruppi organizzati, e sono coloro che si sgolano 90 minuti, sostengono la squadra, la seguono in trasferta e organizzano coreografie. Sono rimasti in pochi dopo diffide, repressione e due fallimenti…ma ci sono. Il ricambio generazionale è molto giovane, la fascia di età 24-40 è quasi inesistente.
2) I TIFOSI: coloro che non fanno parte dei gruppi organizzati ma partecipano attivamente presenziando in gradinata, rimangono in piedi, urlano e si fanno sentire con arbitro e giocatori.
3) GLI SPETTATORI: categoria ahimè in aumento. A loro è dedicato il calcio moderno. Persone che entrano dopo mezz’ora dall’inizio della gara, si siedono in tribuna sui sediolini , si vestono come se fossero alla Milano fashion week, telefono in mano, della partita a loro non frega niente, non conoscono nemmeno i cognomi dei giocatori. Non sostengono, non applaudono, non fischiano e non esultano dopo un gol. Sono parassiti che stanno lì perché a casa non hanno niente da fare. Magari a fine partita vengono pure in gradinata a fare gli ultras per 5 minuti e salire sul carro dei vincitori.
Questa è la situazione ad Ischia, situazione che non può migliorare dopo le recenti decisioni dell’ autorità locale che non consente l’intromissione di torce e fumogeni a differenza di un qualsiasi altro stadio di eccellenza campana e che “udite udite” non permette nemmeno l’entrata di striscioni se non previa autorizzazione. Li vedi ad ogni partita posizionati a bordo campo, con telecamera scientifica puntata fissa sul tifo organizzato. Al primo errore te la faranno pagare molto cara. A Ischia qualsiasi cosa è fonte di divertimento deve essere soffocata.
Questa è la mia analisi su cosa significa essere tifosi dell’Ischia ma più in generale essere tifosi di qualsiasi altra realtà. Gli stadi, luoghi che sono destinati a diventare teatri. Godiamoci questi ultimi anni finché dureranno.
Firmato
Un vecchio Lions.

Ndr: davvero oggettiva la fotografia del nostro vecchio lions sul tifoso di oggi. Tuttavia riteniamo che sia doveroso per tutti apprezzare il lavoro delle sentinelle della giustizia dell’isola d’Ischia, che con con il massimo impegno cercano di far rispettare le leggi. E va certamente stigmatizzato l’operato di coloro che, altrove, non svolgono con la stessa abnegazione il ruolo istituzionale cui sono preposti. Ed ancor di più, vanno condannati tutti coloro che con il loro comportamenti non rispettano la normativa.

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